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Al via l’86esima edizione del Festival del Maggio Musicale

Il 13 aprile 2024 alle ore 20 si parte. A maggio anche a Borgo San Lorenzo

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Turandot Turandot © foto Gianluca Moggi
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Due mesi di programmazione fino al 13 giugno con tre opere liriche, Turandot, Jeanne Dark, Tosca, cinque concerti sinfonici corali con l’Orchestra e il Coro del Maggio diretti da Daniele Gatti e Zubin Mehta, i concerti sinfonici di Myung-Whun Chung alla guida della compagine del Maggio e Riccardo Muti coi Wiener Philharmoniker, un balletto e le collaborazioni con la Scuola di Musica di Fiesole, il Conservatorio Cherubini, l’Orchestra della Toscana, l’Orchestra Giovanile Italiana.

 Il 13 aprile 2024, prende avvio al Teatro del Maggio di Firenze, il Festival del Maggio Musicale. Il lancio dell’86esima edizione è stato dato dal sovrintendente del Maggio Carlo Fuortes, dal sindaco di Firenze e presidente della Fondazione del Maggio Dario Nardella, dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani assieme al direttore principale Daniele Gatti e al direttore emerito Zubin Mehta.

Il programma di due mesi di programmazione non subisce variazioni rispetto alla presentazione del Festival dello scorso novembre 2023 da parte dell’allora commissario straordinario del Maggio, Onofrio Cutaia.
Tre opere liriche Turandot, Jeanne Dark e Tosca.
Turandot e Tosca sono programmate per celebrare il centenario dalla morte del grande compositore Giacomo Puccini. Turandot va in scena dal 21 aprile nel fastoso e celebre allestimento “storico” di Zhang Yimou (ripresa da Stefania Grazioli) con la direzione di Zubin Mehta e Tosca dal 24 maggio nel nuovo allestimento con la regia di Massimo Popolizio e la direzione di Daniele Gatti; Jeanne Dark è la nuova opera commissionata a Fabio Vacchi; va in scena con la direzione di Alessandro Cadario e la regia di Valentino Villa a partire dal 14 maggio.

Numerosi i concerti sinfonico- corali con l’Orchestra e il Coro del Maggio - preparato come sempre da Lorenzo Fratini - diretti da Daniele Gatti che inaugura il Festival il 13 e Zubin Mehta che lo chiude il 13 giugno, il concerto di Myung-Whun Chung il 25 maggio, e il concerto diretto da Riccardo Muti alla testa dei Wiener Philharmoniker, il 12 maggio.
Daniele Gatti dirige anche i concerti sinfonico corali del 5 maggio e del 7 giugno. In cartellone
anche un balletto “Trilogia dell’estasi” con la Compagnia Zappalà Danza che porta in scena Après-midi d’un faune, Boléro e Le sacre du Printemps il 30 e il 31 maggio. Inoltre in cartellone si apprezzano le fruttuose collaborazioni con l’Accademia del Maggio, l’Accademia Bartolomeo Cristofori per cinque concerti a partire dal 14 aprile, con il Conservatorio di Musica Cherubini di Firenze e con la Scuola di Musica di Fiesole per quattro concerti con i loro complessi da camera per il “Progetto giovani musicisti” il 7, 8, 10 e 11 maggio, con L’homme armé, il 21 maggio, con l’Orchestra della Toscana diretta da Riccardo Bisatti l’1 giugno, con G.A.M.O. il 5 giugno, con Alexander Lonquich e l’Orchestra Giovanile Italiana il 10 giugno, con Tempo Reale l’11 e 12 giugno. Sono in programma anche quattro concerti dell’Orchestra del Maggio diretta da Domenico Pierini per il “Maggio Diffuso” che saranno eseguiti nell’ambito della Città Metropolitana il 10, 15, 16 e 17 maggio.
Il 14 aprile è anche in programma nel grande giardino antistante il Teatro del Maggio, il tradizionale appuntamento con le Bande musicali e dei Musici del Calcio storico Fiorentino, in collaborazione con ANBIMA.

Le tre opere saranno approfondite nel corso del Ciclo “Prima le parole, poi la musica” nel corso di cinque appuntamenti l’11 e il 19 aprile per Turandot, il 10 maggio per Jeanne Dark, il 22 e il 23 maggio per Tosca.
Il 26 e il 27 aprile è in programma un convegno in due giornate per ricordare la figura di Rolando Panerai “Un baritono per il Novecento, fra tradizione e modernità”, a cura di Giancarlo Landini e Giovanni Vitali.
Il 18 aprile, alle ore 17, sarà presentato il libro E la giostra va. Conversazioni con Gianni Tangucci di Francesco Libetta (Edifir, Edizioni Firenze) in cui interverranno l’autore e Gianni Tangucci. Tutti gli appuntamenti si svolgeranno in ridotto del Foyer di Galleria e saranno a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Grazie alla consolidata collaborazione già da cinque edizioni con Museo Novecento, diretto da Sergio Risaliti, il manifesto di questa edizione del Festival è stato realizzato dall’artista Francesca Banchelli, che per il suo lavoro ha creato un’immagine trinitaria di archetipi femminili ispirandosi dalle tre figure di Turandot, Tosca e Giovanna d’Arco.
La figura centrale è ispirata alla principessa Turandot, la cui testa coincide con il sole che tramonta (ultima scena dell’opera); l’ombra di destra è quella di Tosca con il suo pugnale in mano e quella centrale è di Giovanna d’Arco, il cui spirito si staglia arrivando fino al cielo.
In occasione dell’inaugurazione del Festival del 13 aprile e della prima opera, Turandot, il 21 aprile, la grande ruota panoramica al Parco delle Cascine illuminerà i raggi della struttura con giochi di luce che saranno dominati dal colore rosso tipico del Festival e con il logo della manifestazione che rimarrà illuminato al centro della ruota.

La risposta del pubblico verso la programmazione è molto confortante: il concerto inaugurale diretto da Daniele Gatti, il concerto diretto da Riccardo Muti, la prima di Turandot e la terza replica (le altre sono in rapido esaurimento) sono “sold out” in ogni ordine di posto.

La programmazione operistica

TURANDOT
Il Festival del Maggio, dopo l’inaugurazione sinfonica affidata a Daniele Gatti il 13 aprile, alza il sipario operistico il 21 aprile alle ore 20 con uno degli allestimenti entrati a pieno titolo nella storia artistica del Maggio e divenuto un cult:
Turandot. Il titolo pucciniano - dopo anche La bohème dello scorso novembre 2023 - è programmato assieme a Tosca (in scena dal 24 maggio) per le celebrazioni dedicate a Giacomo Puccini in occasione del centenario della morte.
Andato in scena per la prima volta nel 1997 al Teatro Comunale, è stato portato poi a Pechino alla Città Proibita, riproposto inoltre per altre due volte sulle tavole del palcoscenico del vecchio teatro e in una versione semiscenica nel novembre 2012 al Teatro del Maggio. Sul podio sempre, oggi come allora, il maestro Zubin Mehta che nel corso della sua carriera ne ha fatto un’opera di riferimento del suo repertorio. La regia è di Zhang Yimou, ripresa oggi da Stefania Grazioli. I sontuosi costumi sono di Wang Yin e le luci sono curate da Valerio Tiberi. Per compore il cast il Maggio ha desiderato proporre al pubblico nomi di alto profilo ma al loro debutto fiorentino: è il caso di Olga Maslova, il soprano che interpreta l’iconica parte di Turandot, vincitrice quest’anno del Concorso Čajkovskij di Mosca (ma in Italia prima
della Turandot, sarà in scena solo a Trieste in Nabucco). A una ex Accademica del Maggio, il soprano Eunhee Maggio è affidato lo stesso ruolo nella recita del 3 maggio. Altoum sarà Carlo Bosi, Timur sarà il giovane basso coreano Simon Lim. Nell’altrettanto iconica parte di Calaf si segnala il debutto al Maggio del tenore coreano SeokJong Baek sul quale si sta concentrando una grande attenzione internazionale. Nelle recite del 27 e 30 aprile la parte sarà sostenuta da Ivan Magrì. Liù in tutte le recite sarà la grande voce italiana di Valeria Sepe. Ping Pang e Pong, le tre maschere, sono affidati a tre artisti dell’Accademia: Lodovico Ravizza, Lorenzo Martelli e Oronzo D’Urzo. A un ex Accademico il baritono Qianmindg Dou, è affidata la parte de Il Mandarino. Nel ruolo del principino di Persia: Davide Ciarrocchi. Le
due ancelle sono affidate a due soliste del Coro del Maggio: Thalida Marina Fogarasi e Anastassiya Kozhukharova. Le danze sono interpretate dai ballerini del Nuovo BallettO di ToscanA diretto da Cristina Bozzolini. Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino: maestro del Coro, Lorenzo Fratini. Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio,
maestra del coro Sara Matteucci. Le repliche sono in calendario il 24, il 27 (ore 15.30) il 30 aprile e il 3 maggio.

JEANNE DARK
Dopo essere stata cancellata nel 2020 a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, debutta finalmente il 14 maggio alle ore 20, in Sala Mehta - in prima rappresentazione assoluta - Jeanne Dark, opera, su libretto di Stefano Jacini, commissionata dal Teatro a Fabio Vacchi, tratta dall’eroicomica La Pulzella d’Orleans di Voltaire. Fabio Vacchi, la cui collaborazione con il Maggio risale al giugno del 1982, epoca della rappresentazione al Teatro della Pergola del suo lavoro Girotondo, ha definito Jeanne Dark “Un testo ironico, sarcastico, dissacrante, che ironizza così, sui dogmi estetici del teatro musicale cosiddetto contemporaneo, convinto che in ogni ideologico si nasconda quel potere occulto smascherato dall’illuminismo, nella sua accezione non solo settecentesca; un’opera per divertirsi e per pensare”.
La direzione e la concertazione sono affidate ad Alessandro Cadario che guida il ContempoArtEnsamble; la regia dello spettacolo è firmata da Valentino Villa; le scene sono di Serena Rocco, i costumi di Gianluca Sbicca; l’ideazione delle luci è di Pasquale Mari realizzate da Oscar Frosio. In locandina artisti in carriera e accademici del Maggio: Elia Schilton è Voltaire, Alexia Voulgaridou è Jeanne, Olha Smokolina è Agnese, Lorenzo Martelli nella parte dello Stalliere; Michele Galbiati nella parte dell’Asino; Alfonso Zambuto anche lui con tre ruoli: Delfino/Re/Diavolo; Anicio Zorzi Giustiniani è Gilles de rais; Giovani Battista Parodi è San Giorgio; Gianluca Margheri è San Dionigi; Davide Piva è Frate Bordone; Luca Tamani e Dielli Hoxha, artisti del Coro del Maggio, sono i soldati francesi e inglesi; a concludere il cast le voci soliste di altri sei Artiti del nostro Coro: Diego Barretta, Dalai Chen, Hyunmo Cho, Davide Ciarrocchi, Manuel Epis, Sergio Mutalipassi. Le due repliche sono programmate il 16 maggio alle ore 20 e il 18 alle ore
18.

TOSCA
Il 24 maggio alle 20, in Sala Grande si alza il sipario su Tosca, di Giacomo Puccini. Sul podio il maestro Daniele Gatti. La regia è firmata da Massimo Popolizio, importante attore ronconiano e apprezzato regista di prosa, sei volte “Premio Ubu” (quattro volte come attore e due volte per la regia), tre volte “Nastro d’Argento”, due volte “premio Flaiano”, che per il Maggio torna a confrontarsi con regia d’opera dopo aver siglato nel 2018 I masnadieri all’Opera di Roma.
Le scene sono di Margherita Palli, i costumi di Silvia Aymonino, le luci di Pasquale Mari.
Per la parte di Tosca è stato scritturato il soprano Vanessa Goikoetxea, artista con una spiccata personalità che canta per la prima volta a Firenze dopo un suo debutto italiano al Festival di Martina Franca dieci anni fa, nel 2014. Piero Pretti, il cui nome non ha bisogno di presentazioni sarà Cavaradossi (Vincenzo Costanzo canterà nella recita dell’8 giugno). Scarpia sarà il baritono russo Alexey Markov. Per le altre parti il Maggio ha deciso di puntare su Gabriele Sagona per Angelotti, Matteo Torcaso per Il sagrestano, Dario Giorgelé per Sciarrone e Oronzo D’Urzo, dell’Accademia, per Spoletta. Il carceriere è Cesare Filiberto Tenuta. Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Maestro del Coro Lorenzo Fratini. Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio, maestra del coro Sara
Matteucci. Le repliche sono fissate il 26 (ore 15.30) maggio e 3, 6, 8 giugno alle ore 20.

LA PROGRAMMAZIONE SINFONICO-CORALE e SINFONICA
Il 13 aprile 2024, in Sala Mehta il concerto inaugurale del Festival avrà un sapore particolarmente solenne. Dopo il brano a cappella di Anton Bruckner Ecce Sacerdos magnus diretto in apertura dal maestro Lorenzo Fratini, antifona per coro misto a otto voci, tre tromboni e organo composta nel 1885 per celebrare i mille anni della diocesi di Linz, il
maestro Gatti dirigerà il Salmo 13 di Alexander Zemlinsky, autore spesso trascurato ma che è stato tra i maggiori protagonisti del rinnovamento musicale del primo trentennio del secolo scorso. Direttore d’orchestra e compositore di opere teatrali, sinfoniche, cameristiche e corali, Zemlinsky era stimatissimo da Mahler ma anche dagli esponenti della Seconda Scuola di Vienna, nonostante la sua estraneità al linguaggio dodecafonico. Il Salmo 13, canto di protesta e di speranza fu composto durante gli anni del nazismo e rimasto inedito fino al 1971.
A chiudere il concerto inaugurale verrà eseguita la Sinfonia n.4 di Gustav Mahler (voce solista il soprano Sara Blanch) che chiude idealmente il primo periodo sinfonico mahleriano incentrato sulla poetica del Des Knaben Wunderhorn. Come la Seconda e la
Terza, anch’essa infatti accoglie tra i suoi movimenti un canto su un testo poetico tratto dalla raccolta di Achim von Armin e Clemens Brentano, Das himmlische Leben (“La vita celestiale”), una riflessione su temi esistenziali già affrontati in precedenza, ma stavolta riproposti attraverso il filtro di un sogno fanciullesco.

Il secondo concerto del maestro Daniele Gatti (5 maggio, in Sala Grande) si aprirà con il Magnificat di Goffredo Petrassi. Classe 1904, Petrassi muove i primi passi nel mondo musicale tra le fila dei pueri cantores della Schola Cantorum della Chiesa di San Salvatore in Lauro. Al Conservatorio di Santa Cecilia, dove si diploma in organo e composizione, si cimenta con le ardite polifonie di Josquin Desprez e Palestrina ma al contempo viene folgorato dal modernismo di Igor Stravinskij. Così come altri colleghi della sua generazione inizia il suo cammino artistico sotto la spinta della corrente neoclassica, che lo porta a rielaborare forme musicali del passato in modo nuovo ed eclettico. Il Magnificat per soprano leggero, coro e orchestra fu realizzato tra il 1939 e il 1940. Di particolare suggestione è il ruolo vocale della Vergine, che con il suo canto agile si libra tra perorazioni corali imponenti. Voce solista il soprano Eleonora Bellocci. In programma anche la Sinfonia n. 10 di Šostakóvič, opera cupa e di taglio introspettivo realizzata nel 1953 dopo la morte di Stalin, la cui presenza, come precisò l’autore, aleggia minacciosa nel corso della partitura, soprattutto nel secondo movimento pensato come un ritratto sonoro del dittatore.

Il 12 maggio in Sala Grande alle ore 17 torna a Firenze, in una delle sole tre tappe italiane della tournée, il maestro Riccardo Muti alla testa dei Wiener Philharmoniker con un programma di indiscutibile fascino che si apre con la Sinfonia n. 35 Haffner di Mozart, la prima del gruppo delle sei ultime sinfonie realizzate nel decennio viennese, e si
chiude con l’ultima sinfonia di Schubert, la Sinfonia n. 9 in do maggiore detta “La grande”. Realizzata nel 1828 la sinfonia in do maggiore fu offerta alla Società degli amici della musica di Vienna ma rifiutata a causa della complessità e della lunghezza eccessiva. Schubert la ripose in un cassetto dove rimase per anni fino a quando Robert Schumann non la scoprì per caso durante una visita al fratello del musicista scomparso, prodigandosi per farla conoscere al mondo.

Atteso ritorno a Firenze è anche quello del maestro Myung-Whun Chung che raccoglie idealmente il testimone da Riccardo Muti. Nel programma del suo concerto (25 maggio) ascolteremo infatti l’altro capolavoro sinfonico di Schubert, la Sinfonia n. 8 Incompiuta. Composta nel 1822 con i due soli movimenti iniziali, la sinfonia fu eseguita quarant’anni dopo la morte del compositore, grazie al fortuito ritrovamento del direttore d’orchestra Johann Herbeck.
Passando da un capolavoro all’altro, il concerto del maestro Chung si chiude con la Sinfonia n. 4 di Johannes Brahms, sua ultima creatura sinfonica in cui il virtuosismo compositivo si sposa a una cantabilità intrisa di malinconia.

Nel terzo concerto diretto da Daniele Gatti (7 giugno in Sala Mehta) ritroviamo ancora una volta una composizione di Petrassi e una di Šostakóvič. La serata si apre con il Salmo IX di Petrassi, un’opera realizzata tra il 1934 e il 1936 che si distingue per l’organico inconsueto formato da coro, archi, ottoni, percussioni e due pianoforti. Influenzato dal modello stravinskijano della Sinfonia di salmi ma anche dalla tradizione polifonica barocca, il Salmo IX presenta un’architettura polifonica realizzata attraverso un linguaggio moderno in cui dominano sonorità asciutte e ritmi energici. Nella seconda parte del concerto ascolteremo la Sinfonia n. 5 di Šostakóvič. Nata di getto nel 1937 in risposta alle accuse di formalismo che avevano colpito l’autore l’anno precedente, la Quinta doveva apparire agli occhi dei detrattori del compositore come «una sinfonia lirico eroica dove l’idea principale si fonda sulle esperienze emozionali dell'uomo e sull'ottimismo che vince ogni cosa». Un’opera enigmatica, nella quale Šostakóvič celò dietro a un
ottimismo di facciata la sua angoscia di artista privato della libertà di espressione.

Il Festival iniziato il 13 aprile, termina il 13 giugno con il maestro Zubin Mehta impegnato nel "Der Feuerreiter" dal Mörike Lieder di Hugo Wolf, nel Concerto n. 2 in fa minore per pianoforte e orchestra op. 21 di Frédéric Chopin, con il pianista Alexander Gadjiev, dedicato a una grande ammiratrice del compositore (la contessa Delfina Potocka), e nella Sinfonia n. 7 di Dvořák. Opera vicina al modello sinfonico di Brahms per il carattere austero ed equilibrato, soprattutto del primo movimento, la Sinfonia n. 7 mostra anche tratti decisamente slavi, dalle melodie espanse che animano il Poco Adagio, allo scatenato ritmo di danza boema dello Scherzo, fino al tema zingaresco e appassionato che domina e chiude trionfalmente l’ultimo movimento.

Le collaborazioni
Nel Festival, proprio il giorno dopo l’inaugurazione, quindi a partire dal 14 aprile alle ore 20 in Sala Mehta l’Accademia Bartolomeo Cristofori dà avvio al ciclo di cinque concerti che prendono tutti il titolo dal primo: “Sulle ali del canto”. Le date successive alla prima sono il 16, 18, 19, 20 aprile. Tutti i concerti eseguiti su fortepiani originali d’epoca che
saranno posizionati in Sala Mehta come a formare una scenografia attorno allo strumento protagonista della serata. I fortepiani sono un Carl Stein, 1835 (concerto del 14 aprile); un Ignace Pleyel, 1851 (concerti del 16, 18, 20 aprile) e un Koennicke, 1796 (concerto del 19 aprile) che saranno suonati da Francesco Pareti, Maurizio Baglini, Jin Ju, Francesco
Libetta e Yuan Sheng.
Il primo concerto “Sulle ali del canto” del 14 aprile vedrà protagonista il mezzosoprano Teresa Iervolino, accompagnata al fortepiano Carl Stein da Francesco Pareti; i due artisti eseguiranno romanze da camera di Saverio Mercadante, tutte incluse nel cd della collana Maggio Live “La fidanzata del demonio”. In un aria del concerto Teresa Iervolino sarà affiancata dal baritono Yurii Strakhov, artista dell’Accademia del Maggio. Da questo concerto si dipanerà l’itinerario dei successivi quattro recital tutti dedicati a brani che hanno un legame con l’Opera e con il canto con fantasie, variazioni, parafrasi di (tra gli altri) Liszt, Chopin, Paisiello, Mozart, Clementi Scarlatti, Beethoven.

Sempre il 14 aprile, alle ore 16 nell’ampio piazzale antistante il Teatro del Maggio, è programmato l’oramai classico appuntamento con le bande musicali e dei Musici del calcio Storico Fiorentino, dal titolo Ben venga il Maggio, realizzato in collaborazione con Anbima.
Con il Conservatorio Cherubini e la Scuola di Musica di Fiesole è in programma un “Progetto Giovani Musicisti”: quattro concerti eseguiti in Sala Coro (per la prima volta aperta al pubblico) il 7, 8, 10, 11 maggio alle ore 20. I complessi da camera delle due istituzioni saranno in scena alternandosi: 7 e 10 maggio il Conservatorio, con musiche di Franz Schubert, Johannes Brahms e Robert Schumann, e 8 e 11 maggio la Scuola di Musica di Fiesole, con musiche di Maurice Ravel, Johann Sebastian Bach, Frank Martin, Henri Dutilleux, Francis Poulenc, Astor Piazzolla, Loreena McKennit, e John Powell.

Il 21 maggio in Sala Mehta è la volta dell’Associazione musicale L’Homme armé ensemble specializzato nello studio e nell’interpretazione della musica antica. Il programma presentato compone musiche di Heinrich Isaac e Josquin Desprès, sul podio dell’Ensemble L’Homme Armé e dell’Ensemble Utfasol, Fabio Lombardo.
L’Ort – Orchestra della Toscana è ospitata sul palco della Sala Mehta sabato 1 giugno alle ore 20. Sul podio il giovanissimo - è del 2000 - direttore Riccardo Bisatti che il pubblico del Maggio ha conosciuto nel corso del ciclo “C’è musica e musica” nel concerto domenicale del 10 dicembre dove ha diretto i primi temi di tre grandi concerti con le prime parti dell’Orchestra del Maggio. Con lui nel concerto del 1 giugno il recentissimo vincitore del Premio Paganini
di Genova Simon Zhu; in programma composizioni di Ferruccio Busoni, Gustav Mahler e Čajkovskij.

Il 5 giugno alle 20 in Sala Regia, anche questa aperta per la prima volta al pubblico (come la Sala Coro per le due compagini cameristiche del Conservatorio Cherubini e della Scuola di Musica di Fiesole) G.A.M.O., Gruppo Aperto Musica Oggi, che dedica il concerto al Luigi Nono eseguendo delle sue composizioni eseguite dal Gamoensemble diretto da Francesco Gesualdi.

Il 10 giugno, alle ore 20, in Sala Zubin Mehta ci sarà il concerto del maestro Alexander Lonquich, nelle vesti di direttore e pianista, assieme all’Orchestra Giovanile Italiana che eseguiranno musiche di Franz Schubert e Anton Bruckner. Chiude il ventaglio delle collaborazioni, di nuovo in Sala Regia, l’11 e il 12 giugno alle 20, Tempo Reale con
Maggio Elettrico con un programma di musica elettronica di Julien Desprez, Maurizio Azzan, Daniela Terranova e
Stefano Scodanibbio.

IL BALLETTO
Après-midi d'un faune | Boléro | Le Sacre du Printemps (trilogia dell'estasi)
della Compagnia Zappalà Danza Spettacolo in prima mondiale assoluta di Roberto Zappalà con la collaborazione drammaturgica di Nello Calabrò, la Trilogia dell’estasi, in scena per due sere il 30 e 31 maggio in Sala Mehta. La regia e la coreografia sono di Roberto
Zappalà che firma anche set e luci e costumi, questi ultimi realizzati con Veronica Cornacchini. Trilogia dell’estasi, creazione per una dozzina di danzatori, si basa su tre fra le più celebri composizioni dell’ultimo secolo e mezzo: Il Prélude à l’après-midi d’un faune di Claude Debussy, il Boléro di Maurice Ravel e Le Sacre du printemps di Igor’ Stravinskij. Chiave della trilogia è il lavoro sullo spazio, nel quale si va creando un “dispositivo scenico” che, volta per volta, limita, amplifica, e modifica la coreografia, anche questa curata da Roberto Zappalà. Un unico set scenico ospiterà la creazione, che al contempo racchiude rispettivamente l’esclusione, il corteggiamento e l’eros nel Prélude à l’après-midi d’un faune; l’inclusione, il vizio e la lussuria nel Boléro e infine la persecuzione e il sacrificio ne Le Sacre du printemps. Il progetto è una co-produzione fra lo Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza, la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e il Teatro Massimo Bellini di Catania con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.

IL MAGGIO DIFFUSO
Il 10, 15, 16, 17 maggio, alle ore 21, il Maggio porta le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi, in quattro luoghi d’arte della Città Metropolitana di Firenze.
L’Orchestra del Maggio è diretta da Domenico Pierini, violino di spalla della compagine. I concerti si terranno presso il Santuario di Santa Verdiana a Castelfiorentino il 14, la Pieve di San Pietro a Cascia a Reggello il 15, la Pieve di San Pietro in Bossolo a Barberino Tavarnelle il 16 e la Pieve di San Lorenzo, a Borgo San Lorenzo il 17 maggio.

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