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Pananti schiavo ad Algeri. Presentazione di Ronta e il lavoro di Ciampi

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Pananti schiavo ad Algeri. Presentazione di Ronta e il lavoro di Ciampi Pananti schiavo ad Algeri. Presentazione di Ronta e il lavoro di Ciampi © n.c.
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Il 12 ottobre scorso, come ha riportato in questa sede il nostro Aldo Giovannini, a Ronta presso il circolo parrocchiale  “La Terrazza”, il noto giornalista e scrittore Paolo Ciampi ha presentato il suo : “Il poeta e i pirati”, edito dalla fiorentina casa editrice Polistampa nel 2005.  E' emblematico che l'autore abbia voluto, a non breve distanza dalla data della sua pubblicazione, riproporlo proprio in questo paese e vi spiegherò il perché. Il sottotitolo di questo lavoro: “Le straordinarie avventure di Filippo Pananti, schiavo ad Algeri”, ci introduce immediatamente all'argomento del bel libro - poco più 220 pagine scritte con metodo e passione - dove sono ben illustrate le peripezie vissute dal nostro Filippo Pananti (1766-1837), che di vicino Ronta era nativo, in occasione del suo rapimento ad opera dei pirati algerini e conseguente permanenza forzata di qualche mese in Barberia, avvenuto alla fine del  1813. Pur essendo, per i cultori del sarcastico Pananti, una vicenda nota, immortalata dallo stesso Filippo nel suo: “Avventure e osservazioni sopra la costa di Barberia”, uscito dai torchi del Ciardetti a Firenze nel 1817, Ciampi è riuscito nel non facile compito di riproporre in maniera accessibile e chiara stralci di vita di un personaggio, che senza continue “rinfrescature” andrebbe inevitabilmente “perso”. “Il poeta e i pirati” - inserito nella collana “Selezione Narrativa Polistampa” che si propone di raccogliere argomenti riguardanti vicende e personalità ormai ignorate dai più - dopo il prologo, si divide in sei agili capitoli dove l'autore, prendendoci per mano, ci aiuta a riscoprire le vicissitudini accadute ad un poliedrico uomo - Pananti - ricco di contraddizioni affascinanti e non scontate, capace di “sorridere” e trarre beneficio addirittura dalla brutta esperienza di un dirottamento in mare per  opera di feroci pirati. Come in un puzzle, Paolo Ciampi ricostruisce i momenti di quella singolare prigionia trascorsa sulle coste di un'aspra Barberia, rappresentandoci un'immagine nitida e mai retorica di quei momenti. D'altra parte, l'Autore non è nuovo a tali ricerche; egli si è imbattuto per la prima volta nel nome di Pananti in occasione della stesura di un lavoro sull'ormai dimenticato esploratore fiorentino Odoardo Beccari (1843-1920). Ciampi, specializzato nello scovare e riportare alla luce  biografie ed imprese di personaggi ormai “oscuri” - tra i suoi lavori si ricordano numerose pubblicazioni di questo genere - ha la non comune abilità di far proprio il soggetto trattato e presentarlo al lettore in maniera genuina, senza orpelli. Dotato della rarissima dote dell'onestà intellettuale, il solito Ciampi ci propone al termine del suo “scritto” un'ampia bibliografia utilissima a chi voglia saperne di più. Un libro bello e piacevole, utile e da regalare. Perché Filippo Pananti non fu soltanto un poeta... Buona lettura.

 

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