85 anni (di cui 76 passati nell'antico forno). Tanti auguri a Francesco Viliani

Francesco Viliani. Foto 1 © Aldo Giovannini

Il Corso era deserto giovedì mattina (9 aprile 2020), il Giovedì Santo di una Pasqua anomala, ma di profondo significato per i cristiani per la morte e la resurrezione del Cristo, quando abbiamo visto all’interno del suo panificio l’amico Francesco Viliani, con tanto di mascherina, alle prese con le colombe appena sfornate fumanti e fragranti pronte per essere incartate.

“Dallo scorso 28 marzo - ci dice Francesco - mi porto sulle spalle 85 anni finiti, di cui ben 76 lavorativi. Avevo 9 anni, nel 1944, un ragazzino impaurito, quando gli incendi della guerra erano ancora virulenti, entrai nel forno di mio babbo, per continuare quel mestiere che i Viliani si portavano sulle spalle da ben 10 generazioni”. Ed infatti Francesco ha ragione, poiché dopo una nostra ricerca che ci commissionò anni orsono, il primo Viliani di questa lunga catena genealogica, che si chiamava Antonio, lasciò nella seconda metà del ‘600, il paesello natio denominato proprio “Viliani”, un piccolo agglomerato di case fra Bivigliano e Pratolino, per portarsi a Borgo San Lorenzo a macinare la farina sul torrente Bosso in un antico mulino, all’epoca di proprietà delle Monache del Monastero di Santa Caterina di Borgo, che si trovava dietro all’attuale Azienda di acque minerali e bibite “Dallai” alla Soterna.

“Passare 74 anni a sfornare pane e schiacciate, oltre alla pasticceria - prosegue il buon Francesco - non è cosa di poco conto, anche perché è un mestiere questo di grande sacrificio, e se uno non ha la passione nel sangue è difficile andare avanti. Entrare nel forno alle 3 della mattina con tutte le stagioni, affinché il pane sia pronto, non solo per la vendita ma per portarlo in tanti negozi di alimentari e nei locali di ristorazione. Ho visto passare la guerra, poi la liberazione – ci dice Francesco (cassiere per tanti anni dell’A. S. Fortis Juventus 1909) – quindi il ritorno alla democrazia, la rinascita, gli anni del cosiddetto “boom”, gli anni 70, gli anni 80, gli anni ‘900, il Terzo millennio e nel 2020 siamo ancora qià, nonostante il tragico dispetto dell’epidemia che ha stravolto tutto. “Poero i mì Borgo” chiosa Francesco alias “Cecco di Viliani” speriamo che tutto finisca al più presto. Non ho ricordanza di una Pasqua così triste”.

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Francesco Viliani © Foto Aldo Giovannini

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Francesco però non demorde, continua con il figlio Antonio, questa lunga strada, un mestiere duro e di sacrificio, che ha nobilitato i suoi avi, ma che ancora lo vede sulla breccia, e nonostante qualche acciacco, il “formento” deve essere impastato: il pane non attende deve lievitare. Auguri caro Francesco.

Nelle foto: Foto 1 - Francesco soddisfatto presente le sue colombe pasquali all’interno del suo forno nel Corso Matteotti. Foto 2 - Francesco Viliani, esce dal retro della sua bottega. La sua famiglia di padre in figlio sono stati mugnai, panicoli, panettieri e fornai fin dalla seconda metà del 600.