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Calenzano, commemorazione a un anno dal disastro Eni

Il ricordo per le vittime dell’esplosione al deposito Eni, in occasione del primo anniversario della tragedia.

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L'inaugurazione del monumento al ricordo L'inaugurazione del monumento al ricordo © comune di Calenzano
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Alle ore 15 di oggi pomeriggio è stato scoperto in via di Prato il monumento con i nomi delle cinque vittime - Davide Baronti, Franco Cirelli, Carmelo Corso, Vincenzo Martinelli e Gerardo Pepe -, realizzato su proposta di ANMIL. Erano presenti alcuni familiari delle vittime.
Successivamente al Palazzetto dello sport sono intervenuti il sindaco Giuseppe Carovani, la sindaca della Città Metropolitana Sara Funaro e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Sono intervenute anche rappresentanze delle sigle sindacali.

A seguire sono state consegnate delle targhe di riconoscimento ai soccorritori e alle forze impegnate nella gestione dell’emergenza.

Il calendario delle iniziative prosegue questa sera alle ore 21 al Teatro Manzoni dove si terrà lo spettacolo “Una stella mattutina” dedicato al tema della sicurezza sul lavoro.

Qui di seguito degli stralci dell’intervento del sindaco Carovani al Palazzetto dello sport. Cari saluti

"Non dimenticheremo quel maledetto 9 dicembre di un anno fa. Un grigio lunedì mattina qualsiasi. Eravamo in riunione nel palazzo comunale quando un enorme boato ha fatto spalancare le finestre. Ci siamo affacciati e abbiamo visto la colonna di fumo e di fiamme che a sud si elevava nel cielo. Pochi istanti dopo è arrivata la notizia dell'esplosione al deposito ENI.

Il sistema dei soccorsi e della protezione civile si è attivata immediatamente. L’intervento tempestivo ed efficace dei Vigili del Fuoco insieme al funzionamento dell’impianto antincendio interno allo stabilimento hanno scongiurato che le fiamme raggiungessero i depositi, con conseguenze che avrebbero potuto essere ben più catastrofiche.

I soccorsi sono stati tempestivi e anche grazie a questa solerzia è stato possibile contenere il numero delle vittime.

(…)

Ho ancora negli occhi l’immagine dei familiari di coloro che risultavano ancora dispersi, che aspettavano notizie nella sala dei convegni del nuovo palazzo comunale, nella speranza che i loro congiunti non comparissero nel triste elenco delle vittime.

Poi la drammatica conferma e la disperazione che prendeva il sopravvento.

Vivere insieme a quelle famiglie quei momenti di attesa è stata tra le prove più dure di quei giorni.

Madri, mogli, figlie e figli che da un momento all'altro realizzano di non avere più un figlio, un marito, un padre.

No, non è possibile accettare che il lavoro con cui sostieni la tua famiglia poi ti uccida, strappandoti all'affetto dei tuoi cari. Abbiamo toccato il loro dolore, la loro rabbia e abbiamo cercato di stare vicino, di stringerci a loro in un abbraccio fraterno.

Lo hanno fatto anche i tanti cittadini, lavoratori, imprese, associazioni, istituti scolastici che nei giorni e nei mesi successivi hanno dimostrato concretamente la loro solidarietà ed il loro aiuto sostenendo la campagna di raccolta fondi in favore delle famiglie delle vittime e dei feriti gravi.

(...)

Non è compito nostro attribuire responsabilità che sono in fase di accertamento da parte della magistratura, tuttavia non possiamo ignorare che troppo spesso la logica di massimizzazione del profitto tende a comprimere tempi di lavoro, a ricattare i lavoratori perché accettino rischi per mantenere il posto, magari a a sovrapporre lavorazioni che sarebbe prudente evitare di effettuare in contemporanea.

Capita troppo spesso di sentir ricondurre la causa di incidenti alla responsabilità del lavoratore: troppa consuetudine, troppa sicurezza di sé, troppa confidenza con operazioni rischiose.

Le cause prevalenti dell’elevata incidentalità sul lavoro non stanno, non possono stare, nell’ultimo anello della catena, quello più debole. Troppo facile, troppo comodo.

(...)

È proprio dalla consapevolezza che con l’esplosione si era ormai consumata una rottura insanabile tra quel tipo di funzione e la nostra comunità, che è maturata la richiesta a Eni di non riaprire il deposito di carburanti.

E ci è sembrato naturale proporre una svolta anche nel paradigma energetico che lo caratterizza avanzando da subito la proposta di farne un hub delle rinnovabili, per aiutare il nostro territorio a fare un grande balzo avanti nella transizione energetica e nella decarbonizzazione.

Abbiamo condiviso sin da subito questa idea con il Presidente Giani e l’abbiamo sostenuta congiuntamente nel tavolo di confronto attivato dalla Regione. L'idea è stata poi accolta e fatta propria da Eni.

Una svolta verso un futuro più sostenibile che non cancella il tragico evento, tantomeno le precise responsabilità, che saranno ricostruite e accertate in sede giudiziaria.

(...)

Oggi è la giornata in cui vogliamo ricordare la tragedia di un anno fa. Sul monumento sono riportati cinque nomi, i nomi di persone cadute sul lavoro: l’impegno come collettività è di mantenerne la memoria. La comunità di Calenzano oggi si ferma, come ha fatto un anno fa, per abbracciare quelle famiglie e immaginare insieme una storia diversa, in cui queste tragedie non debbano accadere più".

 

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