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“Coverciano una leggenda che continua” in un libro che è calcio

Il Centro Tecnico raccontato dai campioni di oggi e di ieri ricordando Artemio Franchi e Fino Fini

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Presentazione “Coverciano Una leggenda che continua” Presentazione “Coverciano Una leggenda che continua” © Maurizio Fanciullacci
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La nazionale che si allena da una parte,  tv, microfoni e taccuini pronti a scattare da un'altra, la Sala “Mario Valitutti” del Museo del calcio piena zeppa di campioni, dirigenti sportivi, rappresentanti delle autorità politiche, appassionati del pallone e della cultura.  Il Centro Tecnico di Coverciano, quello che viene definito come il tempio del calcio mondiale è un cuore pulsante di attività calcistica e di storia e di cultura e di scienza,  è un punto di riferimento sempre più aperto a tutti, sempre più proteso verso tutti.  E’ un cuore che batte forte con la sua storia, con i suoi corsi di formazione per allenatori, per dirigenti, con le sue aule, il suo immenso auditorium, i suoi campi, le sue palestre e i suoi uffici, il suo brulicare di divise azzurre, di scolaresche in visita al Museo.

E’ un faro, nello sconfinato oceano del pallone, ora  illuminato anche da un libro che non solo lo racconta ma che lo fa vivere ancora di più: “Coverciano Una leggenda che continua” di Maurizio Francini – direttore del Centro Tecnico - e di Massino Generoso depositario di un vasto sapere calcistico e indomabile collezione di maglie. Un bel libro dal prezzo giusto (20 euro) andato a ruba nella Sala Valitutti quando oggi è stato presentato da Matteo Marani – giornalista Sky e direttore dal Museo del calcio – affiancato da simboli viventi e massimi protagonisti del nostro calcio che questo Centro tecnico lo conoscono bene.

A cominciare dai ricordi del ct Mancini per la prima volta su quei campi nel 1978, continuando con quelli di Lele Oriali  su quei campi fin dal 1967 e ancora oggi al servizio della maglia azzurra.

Ma non solo le varie nazionali sono il fiore all’occhiello di questa ennesima gemma fiorentina. Coverciano è da sempre stato un punto di riferimento assoluto per sviluppare il calcio ai massimi livelli. Fu questo il percorso tracciato da Artemio Franchi e da Fino Fini che fondò il Museo del calcio. Da Artemio Franchi che nonostante fosse ai vertici del calcio mondiale, era sempre lì presente per gestire la struttura ma anche per stare vicino ai calciatori come ha ricordato Moreno Roggi che da Artemio veniva considerato un figlioccio, come ben si ricorda e conferma Francesco Franchi presidente della Fondazione Artemio Franchi.

A Coverciano, tra quelle mura, ci si sente in famiglia, si fa gruppo si sta bene insieme. Da giocatore e da dirigente come ha testimoniato Giancarlo Antognoni che varcò il cancello in via D’Annunzio nel 1971, che non ha mai voluto lasciare Firenze, che a Coverciano per 12 anni è tornato per il calcio giovanile azzurro. Da Coverciano non ci si muove e ci si ritorna il prima possibile, proprio come ha fatto la nazionale ai recenti vittoriosi europei quando ha preferito ore di viaggio supplementari pur di rifare gruppo in questo Centro nato nel 1958 per volontà del Marchese Ridolfi. Questa è la magia di Coverciano, questa è la meta preferita dagli arbitri italiani e dalla loro associazione come ha affermato il designatore Gianluca Rocchi. Questo è un punto fermo per il calcio mondiale da adeguare continuamente – ha affermato Cosimo Guccione, assessore allo sport di Palazzo Vecchio - alle contemporanee e future esigenze del calcio e dei ragazzi che ancora lo sognano e continueranno a sognarlo nella loro crescita sportiva, culturale, umana.

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