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In una lettera indirizzata al direttore, il signor Silvio esprime con amarezza un sentimento condiviso da molti cittadini: la sfiducia verso la politica e la percezione di non essere rappresentati da chi governa.
Da anni, scrive, si assiste solo a “parole, promesse e reciproche accuse”, un “continuo bla bla” che precede e segue ogni consultazione elettorale. Nel frattempo, l’attenzione pubblica viene spesso concentrata su tematiche internazionali — pur importanti — che però appaiono “distanti dall’immediato impatto sulla vita quotidiana” delle persone.
La distanza tra politica e realtà quotidiana
Silvio sottolinea come il dibattito politico tenda a privilegiare questioni globali, trascurando i problemi concreti dei cittadini: lavoro, sanità, costo della vita e servizi essenziali.
“Non si tratta di ignorare i temi globali — precisa — ma di esigere che vengano trattati entrambi con pari dignità e attenzione.”
Questa disconnessione tra politica e realtà alimenta un sentimento di estraneità e di delusione verso le istituzioni, generando un effetto diretto: la crescente astensione dal voto.
Astensione come segnale di protesta
Il mittente confessa di valutare l’idea di non recarsi più alle urne, una scelta estrema ma sempre più frequente. L’astensionismo, infatti, viene interpretato come una forma di protesta silenziosa contro un sistema percepito come distante e autoreferenziale.
Secondo l’autore della lettera, l’unico modo per recuperare la fiducia dei cittadini è che la politica torni a occuparsi dei bisogni reali della popolazione, con trasparenza e coerenza, restituendo dignità al rapporto tra eletti ed elettori.
La riflessione di Silvio è una testimonianza del crescente senso di disillusione che attraversa ampie fasce dell’elettorato italiano. Una voce che invita il mondo politico a riconnettersi con la realtà e ad ascoltare, prima di promettere.


