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Firenze, 25 giugno 2025 – Lo sgombero dello stabilimento ex GKN di Campi Bisenzio, ordinato dal Tribunale di Firenze, ha acceso nuovamente i riflettori su una delle vertenze simbolo del lavoro in Italia. Un attacco che i lavoratori, le istituzioni locali e il sindacato non intendono subire in silenzio. La notizia, appresa stamattina dai giornali, arriva a pochi giorni dal 9 luglio, data che segnerà quattro anni di presidio permanente da parte degli ex operai della fabbrica, licenziati in tronco nel 2021 e da allora protagonisti di una mobilitazione che ha travalicato i confini toscani.
A prendere posizione con forza è stato il Coordinamento toscano “Scelta in Comune”, a cui aderiscono anche le liste di Sinistra del Mugello, che parla senza mezzi termini di “ennesimo attacco da respingere”. Gli amministratori e le amministratrici che vi aderiscono si dicono pronti a sostenere i lavoratori “contro una decisione che punta a smantellare non solo un presidio, ma un simbolo nazionale e internazionale di lotta, cooperazione e immaginazione sociale”.
“Non è un caso – si legge nella nota – che lo sgombero arrivi in un contesto politico in cui il governo Meloni, con il nuovo Dl sicurezza, sta portando avanti una pericolosa stretta repressiva e securitaria, criminalizzando le mobilitazioni”. E il riferimento è chiaro: dalle denunce agli operai che hanno bloccato la tangenziale di Bologna durante lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, al tentativo di smantellare lo spazio pubblico creato alla ex GKN.
Sulla stessa linea anche la Fiom Cgil, che oggi ha riunito la sua assemblea nazionale a Roma e ha approvato un ordine del giorno durissimo: “Respingiamo ogni tentativo di repressione del presidio e siamo pronti a difenderlo con tutta la determinazione necessaria. È inaccettabile che si agisca per tutelare l’immobile mentre ai lavoratori non vengono ancora garantiti i salari arretrati”.
Il paradosso è che l’unico piano industriale credibile per la riapertura della fabbrica non arriva da soggetti istituzionali o investitori esterni, ma dagli stessi lavoratori, che in questi anni hanno costruito una proposta concreta dal basso, fondata su un modello di economia sostenibile e cooperativa.
La ex GKN non è solo una fabbrica in lotta, ma anche uno spazio che ha ospitato iniziative culturali, sociali, ambientali, antirazziste e pacifiste. È diventata un punto di convergenza per tutte le lotte contemporanee: dal lavoro alla crisi climatica, fino alla solidarietà internazionale. Tentare di sgomberarla significa voler cancellare tutto questo.
I lavoratori, le amministrazioni locali, i movimenti e i sindacati lanciano un appello unitario: “Difendiamo questa esperienza, rilanciamo il progetto di riutilizzo pubblico della fabbrica. La lotta non si sgombera”.


