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Fascismo: un innocuo orpello del passato o un pericolo reale? Una riflessione di Paolo Maurizio Insolia.

Una riflessione del nostro giovane collaboratore e aspirante giornalista

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Fascismo Fascismo © N.c.
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Il giovane collaboratore Paolo Maurizio Insolia, studente universitario appassionato di giornalismo, ci invia questa sua riflessione:

Il movimento politico di estrema destra che sfociò in dittatura continua a far discutere, anche se defunto. O è ancora in vita?

Ritorna, come sempre. Come un fantasma. Lo spettro del fascismo, si legge spesso. Eppure morì ufficialmente nel 1945, con la fine della Repubblica di Salò e la scomparsa del suo fondatore, Benito Mussolini, che per vent’anni ebbe in mano l’Italia e gli italiani, colpevoli di averlo seguito nelle sue diaboliche imprese conquistatrici all’inizio in solitaria, in seguito a fianco dell’amico Adolf Hitler, capo indiscusso del Terzo Reich. Gli italiani, che i senatori del fascismo dichiararono razza superiore, sopportarono, e spesso supportarono, il razzismo legalizzato contro gli ebrei, che portò infine alla loro deportazione nei campi di sterminio sparsi per il territorio europeo. La storia di quel periodo la conosciamo tutti, quella del dopoguerra un po’ meno. La costituzione, che alcuni dicono sia la più bella del mondo, fu scritta con arguta meticolosità per sventare in futuro il ritorno del fascismo. La XII disposizione transitoria e finale recita: E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. La costituzione, poi, garantisce i diritti inviolabili dell’uomo quali la libertà di pensiero, di stampa e di parola, che il fascismo soppresse fin dall’inizio del suo potere dittatoriale.

Non andò esattamente come i padri costituenti sperarono. La guerra terminò, ma l’ideologia che la scatenò ardeva nella mente e nei cuori di molti cittadini italiani. Nel 1946 nacque il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, partito d’ispirazione neofascista, fondato dai reduci della Repubblica di Salò, tra i quali Giorgio Almirante - che fu, tra le molte cose, segretario di redazione della vergognosa rivista antisemita La difesa della razza - e Pino Rauti, che i suoi camerati chiamavano il Gramsci Nero, a sottolineare la sua intransigente radicalità. Una storia importante, quella del Movimento Sociale Italiano, che ha segnato la politica del dopoguerra, e dalle cui radici nacque Fratelli D’Italia, il partito vincitore delle ultime elezioni politiche, guidato dall’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ma veniamo al dunque. Qualche giorno fa Ignazio La Russa, presidente del Senato e braccio destro della Meloni, e Isabella Rauti, sottosegretaria alla Difesa e figlia di Pino Rauti, hanno celebrato sui social network la fondazione del MSI, avvenuta il 26 Dicembre 1946. I membri dell’opposizione hanno subito espresso la loro indignazione verso queste uscite nostalgiche, chiedendo addirittura le dimissioni di La Russa.

Gli esponenti di Fratelli D’Italia hanno sempre dovuto affrontare dure critiche per via della loro storia. Giorgia Meloni, anche se in maniera piuttosto tiepida, si è decisa negli ultimi tempi a recidere i legami con il fascismo storico; al museo ebraico di Roma, per la festa dell’Hanukkah, ha dichiarato che le leggi razziali fasciste, promulgate nel 1938-1939, furono una ignominia per l’Italia, e per la ricorrenza della caduta del Muro di Berlino, lo scorso 9 Novembre, si è detta contraria a ogni tipo di totalitarismo. L’allusione era al comunismo sovietico, ma così dicendo li ha inclusi tutti, fascismo compreso.

Resta che il fatto che la fiamma tricolore, che la senatrice a vita Liliana Segre e il Partito Democratico hanno chiesto di togliere, è ancora presente sul simbolo di Fratelli D’Italia. Tuttavia, nel partito della Meloni e La Russa, del fascismo storico rimangono nient’altro che semplici orpelli, come appunto la fiamma tricolore sul simbolo.

Il fascismo fu un movimento antidemocratico, violento, razzista, non di certo atlantista, come invece dichiara di essere la Meloni. Gli stessi partiti d’estrema destra come Casapound e Forza Nuova - il primo non è più un partito dal 2019 - partecipano regolarmente alle elezioni e si dichiarano antirazzisti - non antifascisti però, come se le due definizioni non fossero interconnesse -. Certamente non bisogna dimenticare gli episodi di violenza nei confronti di omosessuali e immigrati, dell’assalto alla CGIL nel 2021, della poca umanità manifestata nei confronti di chi arriva a bordo di un barcone di fortuna sulle nostre coste, dei saluti romani durante processioni e funerali, dei raduni a Predappio per la ricorrenza della Marcia su Roma. Insomma, azioni compiute da elettori e politici di una destra figlia di una tradizione di ispirazione fascista.

In definitiva, Fratelli D’Italia e gli altri partiti estremisti non mirano a instaurare un nuovo regime dittatoriale, come fu quello del rimpianto Benito Mussolini. Con la Svolta di Fiuggi del 1995 e la nascita di Alleanza Nazionale, la destra del dopoguerra recise ogni legame con il fascismo, anche se ancora oggi è complicato voltare le spalle ai padri e agli elettori più radicali.

Non siamo in una situazione di pericolo golpe, ma, com’è ovvio, non bisogna abbassare la guardia. Il pericolo può non venire dagli uomini di potere, ma dai comuni cittadini sì. E’ lì, tra la massa anonima, che possono nascondersi i sovversivi, i vari Luca Traini imbevuti di letture naziste e fasciste che si fanno giustizia con le armi.

Per concludere: non ci sarà nessuna Marcia su Roma, e l’Europa non rischia un ritorno ai totalitarismi di destra. Gruppetti di estremisti che organizzano assalti ai luoghi di potere - com’è successo poche settimane fa in Germania, dove sono state arrestate venti persone appartenenti al movimento Cittadini del Reich - per quanto pericolosi siano, non riusciranno a minare la democrazia. Le destre particolarmente conservatrici e reazionarie come quella al potere in questo momento in Italia si combattono sul campo, offrendo soluzioni concrete alle loro proposte, e non mettendo in pericolo i cittadini su un possibile ritorno del fascismo. Le squadracce e le loro ignobili gesta appartengono al passato, per fortuna.

Davanti a uscite nostalgiche e ad atteggiamenti fascisti bisogna indignarsi, ma tenendo presente che ciò non è sufficiente per vincere e governare. L’andazzo delle scorse elezioni invece è stato questo: un continuo gridare al lupo al lupo, senza offrire alcunché di valido.

La sinistra ha perso la rotta, e se la destra di oggi attinge da fonti storiche criticabili, essa sembra essersi dimenticata di averne qualcuna. Fare opposizione significa appunto opporsi, e non puntare il dito in continuazione.

Il fascismo quindi un orpello? Sì; una facciata per non dimenticare da dove si proviene, cancellata e rinnovata più e più volte per adeguarsi alla società in cui vive.

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