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Protesta a Firenze contro le manovre economiche del governo Meloni. Racconto di un paradosso tutto italiano

Il governo schierato per l'aumento della natalità alza l'Iva sui prodotti per l'infanzia. Governare è più difficile di creare slogan.

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Giorgia Meloni Giorgia Meloni © Governo Italiano
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Il governo schierato per l'aumento della natalità alza l'Iva sui prodotti per l'infanzia. Governare è più difficile di creare slogan.

Prodotti igienico-sanitari femminili, per la prima infanzia e pannolini tassati al 10%; lo ha deciso il governo in carica che, a quanto sostiene, ha particolarmente a cuore l'aumento della natalità degli italiani - il complemento di specificazione è d'obbligo, dal momento che gli stranieri non sono inclusi nel piano -.

La proposta iniziale prevedeva una tassazione al 22%, scesa al 10 dopo che in varie città italiane i cittadini hanno protestato. A Firenze, nello specifico in Piazza Signoria, l'1 novembre è stato organizzato un Flash mob di protesta, che ha visto la partecipazione di importanti associazioni e movimenti, tra cui Unicoop Firenze e Arcigay, e influenti personalità, come il deputato del Partito Democratico Federico Gianassi e la consigliera regionale Cristina Giachi. I cartelli dei manifestanti recitavano frasi di rabbia e frustazione: "Iva al 22% come sui gioielli? Il latte in polvere non è un lusso"; "Ci chiedono lacrime e sangue"; "E allora tassateci anche l'aria".

Nel 2021 si tenne il Tampon Tax Tour, un evento di protesta sulle tassazioni in questione in cinquanta tappe, che portò alla decisione del governo di portare al 5% l'Iva sui prodotti igienico-sanitari femminili, da un iniziale 22%. Il rialzo al 10% non tiene conto delle numerose famiglie e donne povere che vivono nel nostro paese - secondo i dati Istat, nel 2022 più di due milioni di nuclei familiari, pari all'8,3% del totale, si trovano in una situazione di povertà assoluta, mentre per quanto riguarda le donne la cifra sfiora quasi i tre milioni, superando in percentuale minori, giovani e anziani -.Da qualche parte i soldi per finanziare le spese statali vanno presi, ma in un momento in cui l'inflazione è alle stelle, e il carrello del supermercato per la maggior parte degli italiani è sempre più vuoto, alzare l'Iva su prodotti utilizzati da donne e famiglie con bambini - le prime, più povere rispetto al resto della popolazione, e i secondi già sobbarcati da numerose spese - non è una scelta saggia. Soprattutto per un governo che ha in cima alla sua agenda l'aumento della natalità, auspicabile per ogni paese che desidera crescere in termini di ricchezza economica. La crescita demografica è indice di salute: un paese può non vedere nascere figli, ma vedrà sempre morire quelli venuti al mondo, e sono guai se non ci saranno nuovi nati a sostituire i deceduti. Le pensioni, ad esempio, lievitano o meno a seconda sia dei salari - più alti sono, più lo stato avrà risorse per pagare le pensioni - sia della quantità di lavoratori presenti sul suolo nazionale - meno è la popolazione lavoratrice, meno saranno i contributi pagati, e quindi le risorse per provvedere alle pensioni -. Inoltre, se un paese ha un basso tasso di natalità, in futuro l'offerta di lavoro supererà le domanda, e di conseguenza la produzione non potrà fare altro che crollare

Per sopperire a tale, deleterio scenario, la soluzione esiste: l'immigrazione. Gli autoctoni lavoratori "mancanti" possono venire sostituiti da stranieri provenienti da paesi meno fortunati del nostro, in primis quelli dell'Africa subsahariana, come sta già accadendo. L'integrazione, come ben sappiamo, non è un percorso facile, e chi arriva deve essere inserito in società, e non marginalizzato e lasciato bivaccare nelle stazioni delle città, dove spesso per vivere si trova costretto a delinquere. La destra in generale, ma specialmente quella estrema - che dà particolare valore al suolo e al sangue - non vede l'immigrazione di buon occhio, tranne quando il paese ha bisogno di forza lavoro stagionale; in quel caso i cittadini stranieri vengono invitati a lavorare in Italia, per poi tornare nei loro paesi a lavoro concluso. La premier in carica è allineata al pensiero di suo cognato e attuale ministro dell'agricoltura, Francesco Lollobrigida, che qualche mese fa definì l'immigrazione sostituzione etnica, dimenticando che i popoli di ogni periodo storico - spesso per condizioni climatiche sfavorevoli - hanno spesso lasciato i loro territori natii per cercarne altri più fertili, mescolandosi così agli autoctoni.

Ma vabbè, ognuno ragiona in base alla propria visione del mondo, e poi non tutti desiderano essere educati dalla storia. Giorgia Meloni è una strenua difensora della famiglia tradizionale, e ha sempre dichiarato che una volta al governo avrebbe fatto di tutto per vedere aumentata la natalità. Per farlo, il governo da lei guidato sta mettendo in atto precise misure, come il taglio delle tasse per le donne con almeno due figli e l'aumento del fondo per gli asili nido, prospettando di renderlo gratuito per i secondi figli. Allora perché aumentare l'Iva su assorbenti e prodotti per la prima infanzia, che sa tanto di paradosso?

La risposta è semplice: i buchi vanno tappati, e spesso bisogna fare delle scelte sofferte. Governare significa agire, passare dalle parole ai fatti, e i numeri, da vaghe entità spirituali disegnate sui monitor, acquistano concretezza, e perciò un peso specifico. La distanza che intercorre tra fare campagna elettorale e esercitare il potere è la stessa che intercorre tra i pugni al sacco e un incontro vero e proprio. In campagna elettorale viene fatta leva sulla fiducia dei cittadini: i candidati si presentano come personaggi affidabili, e spesso fanno promesse che non saranno mantenute, in quanto la realtà dei fatti è più complessa di come la presentano.

Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture del governo coevo, nel 2018 promise ai cittadini che se fosse stato eletto avrebbe effettuato il taglio delle accise sulla benzina. Da allora sono passati cinque anni, Salvini è ancora al governo, eppure il prezzo dei carburanti continua a salire. Significa che Salvini è un bugiardo che si diverte a prendere in giro gli elettori? Non necessariamente. Se ci liberiamo dall'idea della malafede che pervade ogni politico, si arriva alla conclusione che applicare i punti di un programma elettorale è estremamente impegnativo, e a volte, per cause di forza maggiore, i cavalli di battaglia - come le già citate accise di Salvini - non possono essere realizzati. Spesso vengono premiati i demagoghi, che non hanno il dono della lungimiranza, infatti nella maggior parte dei casi vengono presto dimenticati dai cittadini ingannati.

Un cavallo di battaglia di Giorgia Meloni era - ed è tuttora - la lotta all'immigrazione clandestina. L'impressione era che con lei a Palazzo Chigi gli arrivi si sarebbero azzerati. Eppure quest'anno, rispetto al 2022, hanno subìto un aumento del 300%. Tutto questo per ritornare al concetto iniziale: governare è agire, non fare propaganda. Il contestato aumento dell'Iva deriva dal fatto che lo stato ha bisogno di denaro. Possiamo discutere sul fatto che era meglio prenderli dagli evasori, invece che effettuare condoni, e non dal rialzo dell'Iva su prodotti di prima necessità, che andrà a danneggiare donne e famiglie.

Che questo serva da lezione a una destra italiana che spesso decanta soluzioni sempliciotte a problemi complessi, e critica, dagli scranni dell'opposizione, l'operato dei governi di sinistra. Sparare a zero sugli avversari politici circa le loro manovre economiche non è mai giusto, in quanto non è possibile mettere d'accordo tutti, e qualcuno sarà sempre sfavorito; questo un principio dell'economia che non può essere eluso, come molti demagoghi vorrebbero fare credere. Insomma, le manovre perfette non esistono, e le critiche ci saranno comunque, da una parte o dall'altra; esserne consapevoli è la chiave per sviluppare il senso critico e il successo.

 

Articolo di Paolo Maurizio Insolia

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