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Il diario per agevolare il lutto

L'Associazione Lo Schicco di Grano descrive come la scrittura di un diario aiuti a comprendere meglio la perdita di un caro

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diario diario © Yannick Pulver
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Il lutto è un processo doloroso e piuttosto lungo che ha una sua naturale evoluzione, ma il suo percorso può essere facilitato tramite l’utilizzo di uno strumento soltanto apparentemente semplice: il diario. Quando il tempo si ferma, per colpa della perdita subita e non ancora accettata, la narrazione autobiografica in forma di diario personale può essere una strategia efficace per “riavviare” il presente, offrendo alla persona che sta vivendo un lutto di riappropriarsi del proprio mondo interiore, ora confuso e reso caotico dalla morte di una persona cara (Mencacci et al., 2015).

Comincia ad esser ben conosciuto il valore della lettura anche come strumento d'introspezione, ma nella nostra società è andato perduto il gusto della narrazione, anche orale, che nelle società tradizionali forniva di senso e significato i piccoli e i grandi eventi della vita, incluse la nascita e la morte. Con il tramonto delle tradizioni di narrazione orale si sono, perciò, venuti a perdere le naturali elaborazioni di eventi dolorosi come la morte di una persona cara, in grado di suscitare paura e ansia. Il diario personale, offre, invece, l’opportunità di rientrare in ascolto delle proprie emozioni e dei propri vissuti, restituendo, quindi, senso all’esistenza che sembra improvvisamente diventata vuota e inutile. La scrittura autobiografica aiuta a intrecciare di nuovo la trama di che si trova imprigionata in un circolo vizioso di rabbia, dolore e incredulità. La scrittura di un diario personale permette alla persona in lutto di riportare ordine e senso laddove c’è soltanto caos e instabilità emotiva.

Possiamo domandarci perché proprio la “parola scritta” riesca a sortire quest’effetto catartico sull’individuo in lutto.  Una prima risposta può essere che, scrivendo, i ricordi, le emozioni, le sensazioni e i pensieri diventano eterni, incancellabili, qualcosa su cui possiamo tornare a posare lo sguardo tutte le volte che lo desideriamo o che ne sentiamo il bisogno. La pagina del proprio diario rimane sempre lì, a portata di mano, da poter essere riletta o letta a qualcun altro. Inoltre, possiamo dire che la scrittura è un atto mediato, più lento e riflessivo del discorso orale, che, quindi, permette un’elaborazione più approfondita di quanto desideriamo esprimere, anche quando scriviamo di getto tutto quello che ci passa per la mente perché l’emozione è fortissima e lotta per uscire.

Scrivere di sé, degli accadimenti più o meno quotidiani e delle emozioni che risvegliano in noi, è, dunque, un lavoro di conoscenza di sé che non può che essere benefico e che ci aiuta sicuramente a esprimere tutto quello che proviamo.

Bibliografia di riferimento: Mencacci, E., Galiazzo, A. & Lovaglio, R. (2015). Dalla malattia al lutto – buone prassi per l’accompagnamento alla perdita. Milano: Casa Editrice Ambrosiana.

Associazione Lo Schicco di Grano
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