OK!Firenze

Il nuovo Papa è statunitense Cardinale Prevost Leone XIV°

La sua storia personale è un intreccio di culture e di missione. Di origini francesi, Prevost ha scelto giovanissimo il sacerdozio

  • 288
Il nuovo Papa Il nuovo Papa © nn
Font +:
Stampa Commenta

Anche il nuovo Papa arriva dal continente americano. E' il Cardinale Prevost nato a Chicago il 14 settembre 1955. Dal 1982 è sacerdote ed è stato missionario in Perù. Ha preso il nome di Leone XIV ricordiamo che il suo predecessore fu il Papa della Rerum Novarum, un'enciclica che ha lasciato un profondo segno nella Chiesa universale.  

La sua storia personale è un intreccio di culture e di missione. Di origini francesi, italiane e spagnole, Prevost ha scelto giovanissimo di entrare nell’Ordine di Sant’Agostino, emettendo i voti solenni nel 1981. Dopo la laurea in teologia a Chicago, si è trasferito a Roma per specializzarsi in diritto canonico all’Angelicum, dove ha ottenuto anche il dottorato con una tesi sul governo interno dell’Ordine.

Dalla missione peruviana alla guida dell’Ordine agostiniano

Il cuore della sua formazione pastorale, però, non è stato un’aula universitaria ma la missione di Chulucanas, in Perù, dove da giovane sacerdote ha mosso i primi passi. “Quell’esperienza ha lasciato un segno profondo nella mia visione della Chiesa”, ha raccontato in più occasioni.

Dal 2001 al 2013 è stato priore generale degli agostiniani, guidando l’Ordine a livello mondiale per due mandati consecutivi. Un incarico che gli ha dato una visione globale e un’esperienza diretta con le dinamiche di governo nella vita religiosa.

Vescovo in Perù, fiducia di Francesco

Terminato il mandato a Roma, papa Francesco lo ha voluto nel 2014 come amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo, sempre in Perù, promuovendolo presto a vescovo titolare. Lì, ha saputo guadagnarsi il rispetto del clero e dei fedeli, tanto da essere scelto come secondo vicepresidente della Conferenza Episcopale Peruviana.

Nel frattempo, la stima di Francesco per Prevost è cresciuta: nel 2020 lo ha nominato membro della Congregazione per i Vescovi, anticipando di fatto il suo futuro incarico.

Prefetto del Dicastero per i Vescovi e cardinale

Il 30 gennaio 2023, la chiamata definitiva: Prevost diventa prefetto del Dicastero per i Vescovi, succedendo al cardinale Marc Ouellet. Un incarico delicatissimo, in cui deve bilanciare esigenze spirituali, sensibilità locali e l’orientamento riformatore del Papa.

Pochi mesi dopo, nel concistoro del 30 settembre 2023, riceve la porpora cardinalizia con il titolo di cardinale diacono di Santa Monica. Nel febbraio 2025, un ulteriore riconoscimento: diventa cardinale vescovo della sede suburbicaria di Albano, un titolo che indica l’ingresso nel nucleo più autorevole del Collegio Cardinalizio.

Pastore, non manager: la visione di Prevost

In un tempo in cui la Chiesa è chiamata a rinnovarsi, Prevost incarna una leadership mite ma ferma, aperta al dialogo ma salda nella dottrina. La sua idea di vescovo è chiara: «Non un manager distaccato, ma un pastore vicino alla gente». In più occasioni ha ricordato che “insegnare norme non basta: bisogna comunicare la bellezza di incontrare Gesù”.

Trasparenza sugli abusi e sinodalità

Sui casi di abusi nella Chiesa, ha assunto una posizione netta: «Il silenzio non è la soluzione. Dobbiamo essere trasparenti, accompagnare le vittime, non proteggerci». La sua postura è quella di chi vuole rigenerare la fiducia, senza cedere alla retorica o alla diplomazia.

Anche in linea con lo spirito sinodale di papa Francesco, Prevost promuove il coinvolgimento dei laici nella scelta dei vescovi. Per lui, ascoltare la base non è una concessione, ma un atto di responsabilità: «Il discernimento finale è del Papa, ma deve essere arricchito dall’ascolto del Popolo di Dio».

Un punto d’equilibrio nella Curia

La stampa lo ha descritto come un possibile punto di incontro tra anime diverse della Chiesa. Non è schierato con i “progressisti” né con i “conservatori”. È un “centrista autentico”, capace di mediare, ascoltare e prendere decisioni senza irrigidirsi su posizioni ideologiche.

Oggi, mentre il Papa porta avanti il progetto di una Chiesa sinodale, missionaria e vicina alle periferie, Robert Francis Prevost è uno dei protagonisti di questa stagione. Un uomo di sintesi, che crede nel Vangelo vissuto prima che predicato, e che lavora – spesso lontano dalle luci della ribalta – per formare una classe episcopale all’altezza delle sfide del nostro tempo.

 

Lascia un commento
stai rispondendo a