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Piazza della Vittoria. Ecco i favorevoli al taglio degli alberi

Seconda giornata di abbattimento dei pini in piazza della Vittoria e mentre i comitati continuano la protesta via social in piazza spuntano le voci contro

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Una visione di Piazza della Vittoria Una visione di Piazza della Vittoria © Nadia Fondelli
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"Scusi, ma come questi pini qui li lasciate in piedi? Non se ne può più, non comprendiamo perché non siano previsti nel progetto di abbattimento anche questi". E "i questi" sono i 13 pini che dal progetto di qualificazione risultano al momento da restare in piazza anche se non è escluso vengano tagliati più avanti perché durante i lavori di riqualificazione subiranno danni alle radici.

Radici che peraltro stanno creando non pochi problemi alla piazza. "Vede - ci fa osservare un signore anziano appena uscito dall'edicola - questo cartello di pericolo per le radici è qui da anni, alla fine fanno prima a piantarlo nell'asfalto dato che ci deve rimanere insieme a questo pericolosissimo avvallamento sul marciapiede che ha fatto cadere un sacco di persone appena uscite dall'edicola."

In piazza della Vittoria esiste un fronte più nutrito e meno rumoroso (così ci raccontano) rispetto a quello dei comitati, delle urla, degli incatenamenti e del no a prescindere all'abbattimento (avvenuto) di 24 alberi. Un fronte pacato che spesso ha paura a parlare per le accuse non sempre velate ricevute.

Mentre la rabbia dei comitati prosegue e serpeggia soprattutto sulla rete soprattutto dopo che la portavoce dell'associazione ha avuto un malore ed è stata portata via in ambulanza.
"Sarebbe proprio il caso di rinominarla piazza della Vergogna ed assegnare ad un'altra il nome di Vittoria ormai inadatto a questo luogo. Gli abitanti si sono dimostrati totalmente assenti, pavidi e succubi: gli amministratori sono riusciti a inculcare nella popolazione fiorentina l'idea che il pino è un killer in attesa di una vittima da aggredire" scrive sul suo profilo social Beppe Miceli.

La realtà però pare diversa. Basta stare un po' di tempo in piazza e parlare con i passanti, con chi viene a riempire l'acqua alla fontanella e con i commercianti.
"Spiace per l'ombra che non ci sarà quest'estate, ma già così alti e tutti storti questi alberi ne facevano poca" racconta un signore borse della spesa alla mano.

E' Roberto, il titolare del chiosco di fiori della piazza a far sentire la sua voce autorevole di agronomo. "Vede io sono qui ma anche ieri ero a fare i controlli ad alberi fuori città e so bene di cosa si parla. Le radici di questi pini mi hanno già spaccato tre volte il chiosco sfondando il cemento e tre volte ho dovuto far chiedere danni al comune e che succeda questo è normale quando si pianta gli alberi sbagliati nel posto sbagliato. Queste persone che protestano lo fanno senza avere nessuna cognizione di causa. Nessuno di loro è del mestiere e non sa, ad esempio, che un albero anziano come questi pini produce un terzo dell'ossigeno che può produrre un albero sano. Ignorano ad esempio che in tutte le città dell'Europa le alberature vengono sostituite ogni venti anni circa proprio perché sennò diventano pericolose.
Poi il colmo è che solo due o tre attivisti su trenta circa sono della zona. Mi domando come mai il comune ha accettato questo compromesso di lasciare in piedi questi 13 pini pericolosi? Perché nel progetto di riqualificazione si ripianteranno pini e non altre essenze?
Temo che la pressione di questi signori sia stata più forte della logica. Quanto ci costerà il controllo di ognuno di questi alberi? Tanto, tantissimo, ogni controllo di un albero con gli appoositi macchinari costa circa 500/600 e moltiplicate questa cifra per i 13 pini per comprendere quanto costerà a tutta la comunità il piegarsi alle intimidazioni di 30 persone.
Poi rimarrà per sempre in piazza il cartello di pericolo a metà marciapiedi, un pericolo nel pericolo che si aggiunge al marciapiede sconnesso e anch'esso con costi per la comunità dato che un cartello mobile ogni giorno ha un costo d'affitto"


Una riqualificazione contesta da tutti, una soluzione di compromesso che ha già fallito























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