Andrea Ulmi, noi moderati © Galli Torrini
“È vero che servono più risorse dal sistema sanitario nazionale ordinario, ma questo non può diventare un alibi perché non saranno mai abbastanza: la Regione deve comunque riorganizzarsi. È sempre più necessario fare una distinzione tra gli ospedali che devono servire a curare i casi acuti e quindi essere in grado di affrontare le patologie tempo-dipendenti e quelli che dovranno assorbire le patologie che si cronicizzano e che le case di comunità, con il supporto delle cure a domicilio, devono riuscire ad intercettare”.
A dirlo è Andrea Ulmi, candidato di Noi Moderati – Civici per Tomasi nel collegio di Firenze 1 alle elezioni regionali del 12 e 13 ottobre, tracciando un bilancio sul futuro degli ospedali toscani.
“Il concetto è semplice: con l’invecchiamento della popolazione sempre più malattie stanno diventando croniche – continua Ulmi –. Questo trend continuerà ad aumentare, visto che si va sempre più verso l’allungamento della vita. Per questo è necessario ripensare al nostro modello sanitario facendo una divisione tra malattie acute e malattie croniche: gli ospedali devono servire a prendere in cura i casi acuti gravi. Se chi ha bisogno solo di un controllo o ha una malattia cronica non viene intercettato dalla medicina del territorio, intaserà – come succede adesso – i pronto soccorso e magari occuperà i letti degli ospedali hub, mentre il percorso dovrebbe essere verso gli ospedali di comunità o cure intermedie”.
“Tutto ciò – conclude Ulmi – porta a dire che, consapevoli di quelle che sono le risorse destinate non da ora alla sanità, non occorre costruire nuovi ospedali, vista anche la carenza di personale, ma rimodulare quelli che ci sono. Se riusciamo a prendere in cura i pazienti a casa e tramite le case di comunità e avremo ripensato a un utilizzo ottimale, sinergico e complementare tra gli ospedali, avremo messo in pratica la battuta del Nobel Rutherford: ‘Signori i soldi sono finiti, incominciamo ad usare il cervello’”.


