Sisters. Recensione dello spettacolo di Isabella Ferrari e Iaia Forte © n.c.
Straordinario successo per il primo appuntamento del 2018 del Teatro Giotto di Borgo san Lorenzo, che lunedì sera (15 gennaio) ha proposto uno degli spettacoli di maggior richiamo di questa stagione. Sul palco del Giotto di Borgo San Lorenzo due delle interpreti del miglior cinema degli ultimi venti anni, Isabella Ferrari e Iaia Forte in una commedia velata di malinconia dai risvolti ironici e grotteschi. La storia per dire la verità si ispira molto a quel “Che fine ha fatto baby jane” che in pellicola con Bette Davis e Joan Crawford del 1962 ebbe nomination per tutti i premi più importanti. La pièce racconta la storia di due sorelle che convivono con i ricordi del loro passato fatto di successi ormai tramontati. Una, bambina prodigio, ballerina e cantante da televendita che non è riuscita a mantenere le aspettative e l’altra, quella che ha abbandonato il trio formato con il padre, grande attrice di cinema purtroppo costretta su una sedia a rotelle da un brutto incidente stradale. Vivono in una villa troppo grande per due persone sole e non ricevono nessuno; e Regina, che continua a provare sempre il solito balletto, pur occupandosi dell’altra, non si accorge che con il suo alcolismo, lo squilibrio mentale e con la sua gelosia sfrenata, invece di proteggerla, la fa diventare sua prigioniera. Il testo in se stesso non è certo eccezionale, valutando anche il fatto che, appunto, si ispira a qualcosa di già visto ripetutamente, ma le due attrici in scena riescono ugualmente a renderlo straordinario, la Forte nei panni dell’ex bambina prodigio che spera in un ritorno a “Teleonda” e la Ferrari in quelli dell’ex attrice disabile hanno offerto al pubblico, che aveva totalmente esaurito il teatro di Borgo, due prove di recitazione eccellenti. Le luci della ribalta ormai spente per sempre lasciano solo i volti di due stelle nel buio della vanità; dove, in un tenebroso chiaroscuro, con tinte da noir, si confondono vittima e carnefice, mentre la loro vita scorre nel rancore e nell’incomprensione. Un gioco al massacro in memoria di un padre proiettato sul fondale che sembra tirare, nonostante sia morto da sei anni, i fili di due marionette disposte a tutto per riguadagnarsi un posto in ribalta nel teatrino delle loro vite distrutte dall’alcol, dalle pillole, dalla malattia e dalla follia, il tutto su di un palco dove ormai i riflettori sono stati spenti. Nelle foto: in alto le protagoniste con il nostro giornalista Massimiliano Miniati al Giotto di Borgo. Qui sotto due foto di scena (Foto Pino Le Pera).



A chille
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