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Carcere di sollicciano. Violenti scontri e feriti tra detenuti stranieri e agenti

Situazione esplosiva. I detenuti tentano di dare fuoco alle celle, agenti penitenziari feriti.

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Il carcere di Sollicciano Il carcere di Sollicciano © OkNews24
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Situazione sempre più esplosiva nel carcere fiorentino di Sollicciano dive ieri sono scoppiati violenti scontri e due agenti penitenziari, nel tentativo di sedarli, sono rimasti feriti.

Tutto è iniziato intorno alle 18 quando è scoppiata una rissa fra una trentina di detenuti albanesi e nigeriani a cui è seguito un incendio nella settima sezione.

Come apprendiamo da La Nazione, alcuni di loro hanno infatti appiccato il fuoco alle coperte e ai materassi; altri reclusi, approfittando dei disordini hanno anche cercato di forzare il cancello dell’atrio e rotto il plexiglass di protezione, secondo quanto riferisce Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp-Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria.

I poliziotti presenti sono poi riusciti faticosamente a ripristinare l’ordine e la sicurezza e a chiudere le celle della settima sezione, aiutati anche da colleghi arrivati da altri istituti di pena. "La situazione del carcere fiorentino, non nuova a simili episodi nell’ultimo periodo, permane esplosiva" denuncia il sindacalista, "soprattutto nella perdurante assenza di interventi risolutivi da parte delle autorità penitenziarie regionali e centrali".
E’ stato anche dato l’allarme al 118, con tre agenti penitenziari rimasti feriti: sono in buone condizioni e non corrono pericolo di vita.

Nel carcere di Sollicciano i detenuti, o almeno una parte di essi, vivono ancora in condizioni "disumane e degradanti". Così aveva stabilito nei giorni scorsi il magistrato di sorveglianza, che doveva esprimersi su un ricorso di un 58enne, in carcere per omicidio: l’uomo aveva ottenuto uno sconto di pena di 312 giorni (per legge se ne può avere uno ogni dieci passati in condizioni "disumane") e una somma in euro come ristoro economico.

Nel provvedimento del magistrato di sorveglianza si parlava, tra le altre cose, di "importanti problematiche igienico-manutentive", oltre ad "evidenti tracce di infiltrazioni" e presenza di insetti e cimici.
I trattamenti inumani e degradanti sono vietati dall’articolo 3 della Cedu, la Convenzione europea per i diritti dell’uomo, la cui corte ha condannato la prima volta l’Italia per questo motivo nel 2013, nella famosa "sentenza Torrigiani".

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