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Acque, completata la depurazione nell’area fiorentina

Presentata a Palazzo Vecchio la conclusione dei lavori inerenti la fognatura e la depurazione della Città metropolitana. Sono intervenuti Dario Nardella, Alessandro Mazzei, Lorenzo Perra e Paolo Saccani.

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acqua depurata nella città metropolitana acqua depurata nella città metropolitana © Rajesh Balouria da Pixabay
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Firenze raggiunge il traguardo della piena depurazione delle sue acque ed esce dalla procedura di infrazione dell'Unione europea. L’area fiorentina è depurata.
Nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio è stata presentata la conclusione dei lavori inerenti la fognatura e appunto la depurazione della Città metropolitana.
Si è concluso un percorso costruito sulla lungimiranza e con il lavoro di tante donne e uomini che fino dalla metà degli anni ’80 hanno creduto in un orizzonte “green” per questo territorio. Investimenti, lavoro ed impegno che consente oggi agli 8 Comuni interessati di uscire dalla procedura d’infrazione europea (2014/2059) e di puntare ad un futuro dove urbanizzazione e tutela ambientale possano convivere. Due numeri rappresentano meglio di tutti l’importanza del risultato oggi raggiunto: nel 2002, anno in cui Publiacqua prendeva in carico la gestione del Servizio Idrico Integrato, la popolazione dell’area fiorentina servita da depurazione ammontava a circa il 10%; oggi la popolazione della medesima area servita da depurazione ammonta ad oltre il 99%.

A Palazzo Vecchio erano presenti l’assessora all’ambiente Monia Monni, il sindaco del Comune di Firenze e della Città Metropolitana Dario Nardella, Alessandro Mazzei, direttore generale dell’Autorità Idrica Toscana e per Publiacqua il presidente Lorenzo Perra e l’amministratore delegato Paolo Saccani

“Oggi è una giornata storica- ha detto l’assessora Monia Monni- , con quest’opera andiamo a depurare le acque di 600mila abitanti equivalenti, e San Colombano diventa l’opera di economia circolare più importante per dimensioni, per virtuosità dei processi e per gli effetti ecologici fondamentali che ha in un’area densamente abitata come quella fiorentina. E’ un grande intervento - ha proseguito Monia Monni- , e come per tutte le grandi strutture ci sono voluti molti anni e qualche battaglia per realizzarla; per questo è importante rendere onore e ringraziare i sindaci che nel corso del tempo hanno difeso la realizzazione di questa opera, Ait che ha coordinato i lavori ed il gestore, Publiacqua, che ha completato l'infrastruttura”. Monni ha poi sottolineato che “se oggi quegli scarichi non fossero convogliati presso il depuratore, l’Arno avrebbe decine di chilometri del proprio tratto in completa anossia, sarebbe un fiume sostanzialmente morto, con effetti devastanti sotto l’aspetto ambientale. Pertanto possiamo affermare che è un’opera che ci permette di dare una risposta anche al tema della depurazione dei fanghi che ci permetterà di stabilizzare la situazione degli spurghisti, che ciclicamente rappresenta un problema per quest’area. Ora è importante porci un nuovo obbiettivo. Ovvero che i nostri impianti di depurazione nel futuro possano occuparsi non soltanto di alimentare i fiumi con acqua pulita, ma possano riutilizzare quelle acque, dando anche una risposta alla future crisi idriche”

“Presentiamo il frutto di un lavoro di decenni - ha dichiarando il sindaco Dario Nardella aprendo i lavori -, che ci ha portato fin qui con un investimento di quasi 300 milioni di euro. Questi investimenti sono la dimostrazione di come il mix di contributi pubblici, italiani ed europei, e le tariffe pagate dai cittadini, se ben usati, possono portare dei benefici di lungo periodo. Gli investimenti fatti sono un lavoro straordinario che fa bene all’ambiente e fanno di Publiacqua una delle migliori società a livello nazionale”.

Per quanto riguarda le procedure d’infrazione Publiacqua dal 2019 al 2021 ha investito 52 milioni di euro e l’obiettivo è uscire da tutte le procedure nel 2022. . Questi investimenti hanno consentito l’eliminazione di 152 scarichi in ambiente e l’uscita dalla procedura d’infrazione di 11 agglomerati urbani. Al I° semestre 2022 risultano sanati 16 agglomerati urbani. Nel 2022 sono stati investiti a questo fine 18 milioni di euro.

Publiacqua ha ancora aperte 9 situazioni relative ad altrettanto agglomerati urbani. Nello specifico parliamo per la procedura 2014/2059 di Pistoia, Impruneta, Rufina, Strada in Chianti (Greve in Chianti). Per la procedura 2017/2181 gli agglomerati sono invece quelli di Castelfranco di Sopra, Dicomano, Mercatale (San Casciano Val di Pesa), Reggello, San Casciano Val di Pesa.
L’obiettivo è l’uscita da tutte queste procedure nel 2022.

Dal 2018 al 2021 Publiacqua ha investito 52 milioni di euro per opere finalizzate all’uscita dalle procedure d’infrazione europee. Un impegno che ci ha portato a sanare 16 agglomerati urbani e che, entro il 2022 grazie ad un investimento ulteriore di 18 milioni di euro, vedrà uscire dalle procedure d’infrazione gli ultimi 9 agglomerati presenti sul nostro territorio. Questo a conferma della solidità e dell’efficienza di un’azienda che è sempre vicina al suo territorio” ha concluso Paolo Saccani

Il cuore del sistema di depurazione dell’Area Fiorentina è l’impianto di San Colombano. Un impianto la cui progettazione iniziò a metà anni ’80 ed il cui primo lotto fu attivato nel 2000 ricevendo gli scarichi di Lastra a Signa e Scandicci. Progressivamente, mentre venivano realizzati gli altri due lotti, uno completato nel 2004 ed il terzo nel 2006, vengono collegati all’impianto tutti gli altri territori in riva destra e riva sinistra fino al 2014, quando viene attivato l’Emissario in Riva Sinistra d’Arno e l’aprile 2022 quando si concludono gli ultimi otto interventi che completano il sistema fognario e depurativo che consente di portare a San Colombano i reflui dell’area fiorentina.

San Colombano è un impianto di trattamento di tipo biologico a fanghi attivi organizzato su tre linee parallele di trattamento per una capacità di complessiva di 600.000 abitanti equivalenti.

I numeri del sistema
Il sistema depurativo dell’Area Fiorentina serve 8 Comuni: Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Firenze, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino, Signa. Sul territorio di questi comuni corrono 1.355 chilometri di fognatura (140 chilometri di grandi collettori e 1.215 chilometri di raccolta) e sono installati 77 sollevamenti (utili a superare gli ostacoli fisici sul terreno), 312 scolmatori. Due i grandi sotto attraversamenti sotto i corsi d’acqua principali. Uno sotto l’Arno che, attraverso tre grandi condotte del diametro di 1,4, 1,2 e 0,7 metri per un totale in lunghezza di 400 metri, trasporta i reflui dalla riva destra fino all’ingresso di San Colombano posto in riva sinistra. L’altro consente alla grande condotta dell’Emissario in Riva Sinistra d’Arno di sotto-attraversare la Greve e collettare quindi i reflui a San Colombano.

L’insieme delle opere utili a depurare l’Area Fiorentina, attualizzando ad oggi i costi sostenuti nei decenni, a partire dal 1985 ad oggi, ha necessitato di un investimento di quasi 300 milioni di euro.


Destra d’Arno
Il sotto-attraversamento dell’Arno a San Colombano è funzionale a far arrivare all’impianto di depurazione i reflui provenienti dalla riva destra del fiume. Questo avviene attraverso due collettori principali: quello fiorentino e la cosiddetta Opera 10. Il primo è lungo 9,2 chilometri e raccoglie i reflui provenienti dai collettori: Chiesi, Poggi, Macelli, Goricina, Le Piagge, Opera 5 Osmannoro. A questo collettori afferiscono gli scarichi di un’area di 2.700 ettari per circa 100 mila abitanti equivalenti. Il secondo raccoglie i reflui dei Comuni di Calenzano, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino e Signa. All’Opera 10 si collegano i seguenti collettori: Opera 7 (Campi Bisenzio e Signa), Opera 8 (Campi Bisenzio e Calenzano), Opera 6 (Sesto Fiorentino e Calenzano), Collettore Cinta orientale di Castello e Collettore Cinta occidentale di Calenzano. All’Opera 10 afferiscono i reflui provenienti da un’area di 1.300 ettari e 120 mila abitanti equivalenti.

Sinistra d’Arno
In riva sinistra d’Arno sono invece tre i collettori principali. Il più grande è l’Emissario in riva Sinistra d’Arno (ERSA) completato nel maggio 2014. Lungo 7.4 chilometri e costituito in grandissima parte da condotte di 2 metri di diametro, ERSA ha richiesto un investimento di 71,5 milioni di euro e la bonifica di un’area grande come 15 campi di calcio.

Con l’operatività dell’impianto di San Colombano è stato possibile risanare il sistema fognario di Scandicci liberando dagli scarichi i fossi Stagno, Dogaione, Dogaia e Stagnolo. I reflui vengono raccolti da una condotta di 3 metri di diametro che porta a San Colombano i reflui di un’area di 850 ettari e dove vivono circa 30 mila abitanti equivalenti.

La riorganizzazione del sistema fognario di Lastra a Signa, invece, è passata attraverso la realizzazione di alcune grandi condotte finalizzate a eliminare gli scarichi diretti in Arno e nel Vingone. La cosiddetta Opera 3 è quindi costituita da una serie di collettori (per 5 chilometri di rete) e 5 sollevamenti. Con l’ultimo intervento realizzato sul sistema fognario di Lastra a Signa, conclusosi da poche settimane, sono stati realizzati 2,5 chilometri di condotte fognarie e 4 sollevamenti. Tutto questo insieme di opere consente di convogliare i reflui di un’area di 192 ettari abitata da circa 10 mila abitanti equivalenti.

Le prestazioni
Il sistema depurativo/fognario dell’Area Fiorentina ha trattato nel 2021 circa 66 milioni di metri cubi di acque reflue. Tutto questo garantendo la depurazione del 90% degli inquinanti in essi contenuti e quindi la restituzione all’ambiente di acqua pulita. Per capire l’importanza di questa restituzione, che di fatto chiude il ciclo idrico, basti pensare che in questi inizi di luglio l'Arno all’altezza degli Uffizi ha una portata di circa 4.3 mc/s (metri cubi al secondo) con un’ossigenazione di circa 7 mg/l (milligrammi per litro). Se oggi tutto il carico inquinante depurato dal sistema di trattamento costruito in questi anni finisse Arno avremmo "uno scarico diretto" nel fiume da circa 2 mc/s (tra sponda destra e sinistra). Nel punto di immissione la richiesta di ossigeno sarebbe di circa 27 mg/l. Ciò determinerebbe ossigeno a 0 per decine di chilometri e quindi un fiume Arno de facto morto per l’impossibilità di vita al suo interno della fauna ittica.

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