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La fabbrica Silo una settimana dopo. I cittadini scrivono al Magistrato esasperati

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L'incendio all'alba di una settimana fa L'incendio all'alba di una settimana fa © Facebook
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Sette giorni dopo l'incendio della fabbrica Silo a San Bartolo a Cintoia i cittadini della zona stanno scrivendo in massa al Dottor Creazzo perché siamo nella situazione "incartata" che, se da una parte il Sindaco Dario Nardella ha richiesto alla proprietà della fabbrica di adoperarsi per quanto nelle sue possibilità per togliere i residui e sigillare le scorie non lo può fare perché ciò che resta della ditta è sotto sequestro della Magistratura.

Da qua l'idea da parte dei cittadini dell'Isolotto e San Bartolo a Cintoia, ma anche di Rifredi e Novoli di scrivere affinché si sblocchi la situazione.

Era la caldissima alba di martedì 11 agosto quando dopo una giornata caldissima in cui si erano sfiorati i 40° i fiorentini della zona che dormivano a finestre spalancate per trovare un po' di refrigerio sono stati svegliati dalla gola che bruciava dopo aver respirato le tossine sviluppate dall'incendio divampato nella notte e che hanno infestato tutto il quartiere 4, per poi andare oltre l'Arno ed invadere anche le strade del quartiere 5.

L'Arpat, anche su sollecitudine dell'amministrazione comunale che in via precauzionale invitava i cittadini a tenere le finestre chiuse e non consumare frutta e verdura degli orti della zona ha prontamente fatto i rilievi del caso per valutare il grado di tossicità delle tossine rilasciate nell'aria e cadute nei terreni limitrofi e per indagare la moria di pesci riscontrata alla foce in Arno della Greve.

L'odore nauseabondo al limite del pestilenziale fra alti e bassi non ha ancora dopo una settimana abbandonato la zona. Più intenso in certi orari e in certe zone rende davvero difficile respirare con le alte temperature e con l'obbligo di indossare le mascherine al chiuso. Ciò che più preoccupa è il bruciore ai polmoni, gola ed occhi ma Arpat ha rassicurato.

Oggi, esattamente una settimana dopo sembra che l'incendio non sia ancora del tutto spento, con dei piccoli focolai tra le macerie nell'area posta sotto sequestro da parte della magistratura inquirente.

I cittadini della zona esasperati chiedono due cose: Nell'immediato ripristinare le condizioni igienico-sanitarie e in prospettiva risolvere definitivamente l'incompatibilità di un impianto industriale in un'area residenziale.

Per risolvere i problemi nell'immediato i residenti del quartiere hanno deciso di scrivere in massa al dottor Giuseppe Creazzo, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze per sollecitare un rapido sblocco dell'area posta sotto sequestro, in modo da consentire di risolvere definitivamente la questione degli odori dovuti all'incendio.

Per risolvere il problema in prospettiva dato che è impensabile nel 2020 che una fabbrica insista in un'area residenziale senza voler entrare nel merito delle cause dell'incendio e con il massimo rispetto per i lavoratori dell'impianto si domandano per quanto tempo ancora il quartiere dovrà convivere con un impianto industriale?

Non si tratta "solo" di questo episodio che è ovviamente il più grave - chissà cosa sarebbe successo se le fiamme avessero distrutto i vari silos dell'azienda - ma di una convivenza ormai insostenibile dato che l'appuntamento quotidiano con l'aria che diventa puzzolente è una costante per chi è nato o vive nella zona.

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