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Vetulio Bondi: ecco i miei dieci giorni da Firenze a Roma

Dolori, fatica e tante emozioni con la certezza che questo gruppo costruirà un futuro insieme

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Vetulio Bondi Vetulio Bondi © Facebook
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E' appena trascorso un week end passato a fare i conti col podologo. Del resto dieci giorni di cammino per fare 330 chilometri a piedi non sono una passeggiata per nessuno.

Anche i camminatori svezzati a Santiago di Compostela e dintorni spesso accusano il colpo cimentandosi sulla via Francigena. Ma non lui.
Eppure puntualizza, allegro e pimpante come sempre nonostante due unghie lasciate in sacrificio per la strada, “è stata un esperienza che mi ha segnato.”
Potrebbe essere un affermazione banale per chi passa molto tempo a mettere credenziali sui libretti ma non per un uomo di 57 anni che ha sempre passato la sua vita fra laboratori, mercati e gelatiere.
Vetulio Bondi, per gli amici semplicemente Tullio è uno dei nomi grossi del gruppo che ha camminato fa Firenze a Roma per portare le istanze della categoria turistica al cospetto del Primo Ministro Giuseppe Conte.
“Non era affatto scontato che ci ricevesse” sottolinea Vetulio “ma abbiamo portato nelle stanze romane le nostre istanze in maniera pacata allontanando dal cammino ogni possibile contaminazione esterna e questo ha pagato”.

Vetulio prima di partire ha voluto capire bene. Ha voluto accertarsi che la politica rimaneva fuori dalla Via Francigena così ogni possibile altra strumentalizzazione.
“Ho chiesto un incontro col presidente dei ristoratori che non conoscevo e solo dopo aver avuto queste rassicurazioni ho preparato lo zaino.
Il nostro cammino non è stato un grido becero ma la rappresentazione delle difficoltà che stanno vivendo con la pandemia tutte le realtà che operano col turismo: bar, gelaterie, ristoranti, trattorie, pizzerie, noleggi, guide turistiche, bed and breakfast. Mi preme sottolineare che nessun di noi nega il virus. Da cittadini obbediamo ma vogliamo vederci chiaro in questi ristori.”


Del resto, e non è certo lui a sottolinearlo per la modestia che lo contraddistingue ma Vetulio, animo da guascone ed eterno Peter Pan sotto gli occhialoni che non riescono a trattenere occhi brillantissimi, è il nome grosso che ha partecipato all'evento.
Senza nulla togliere ai suoi quarantuno compagni di cammino e agli altri che parzialmente nelle varie tappe si sono uniti.

“Credi nelle cose che fai, le rivoluzioni partono sempre da una goccia come una grande onda“ ha postato sui suoi (seguitissimi profili social) il giorno della partenza.
Così il gelataio fiorentino più famoso al mondo si è messo in gioco ben conscio di rappresentare il mondo del gelato artigianale a livello mondiale.

Per quei pochi che non lo sapessero infatti Vetulio Bondi formatosi nelle botteghe di famiglia in zona San Lorenzo e presto volato in America a far gavetta per affinare tecniche e inventiva è tornato nella sua Firenze “la città più bella del mondo” come ama sempre sottolineare una trentina di anni fa, pronto a condire le conoscenze yankiee con le sue provocazione che lo hanno reso di fatto l'inventore del gelato gastronomico. “perché ricordiamoci che il gelato è nato a Firenze!” sottolinea.

Di ritorno dal cammino nonostante “un pollice e un mignolo lasciati sul campo per una cattiva gestione di scarpe da trekking e da cammino” è felice come un bambino.
“Sono stati 10 giorni di fatica, riflessione e lotta per i diritti di tutti, lo ripeto tutti, anche quelli che non erano con noi. Mi ricordo la scorsa primavera quando un Savonarola mi accusò di non fare niente per aiutare la categoria, ebbene io a Roma non l’ho visto a gridare insieme a noi e anche tanti altri".
Non ha certo paura di togliersi i sassolini dalle scarpe e tira schiaffi col sorriso con quela stessa maestria che lo ha portato ad essere ambasciatore della tradizione gastronomica fiorentina nel mondo sotto forma di gelato.

Del resto anche quando parla del suo mondo non ha mai mezzi discorsi o frase interrotte nella convinzione che, come ha scritto nel suo libro "Il gelato (non) è uguale per tutti" non c'è un segreto per realizzare un gelato ben fatto ma solo lavoro fatto con sacrificio e rispetto delle materie prime, dei disciplinari e della storia.
Gli stessi concetti che divulga agli allievi che frequentano i suoi corsi in ogni parte del mondo (dalle Americhe, alla Corea al Giappone e nel resto dell’Asia e a quelle aziende che lo scelgono come testimonial.

“Siamo felici e stanchi ripete ormai affratellati come spesso succede nei cammini. Non ho un momento particolare che voglio ricordare di questi oltre trecento chilometri. Sono stati tutti indimenticabili, specialmente il secondo e il terzo giorno quando camminando sopra i dolori del primo vedevo le stelle” afferma sorridendo.
“Voglio ricordare però oltre a tutti i compagni Paolo Ceccarelli, la nostra guida esperta della Francigena. Un uomo di oltre sessant'anni autentico maestro di vita che ci ha fatto scoprire che il bello di questi percorsi è riuscire a recuperare il tempo e la dimensione umana parlando molto fra di noi come nella frenesia del quotidiano non riusciamo a fare.
Cosa succederà adesso? Che il Primo Ministro ci abbia ascoltato è stato già un grande risultato ma torniamo a casa con l'idea di non perdersi di vista e con la possibilità di creare qualcosa di nuovo insieme”

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