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Voce ai disabili 'invisibili': "Da mesi senza servizi, e intanto regrediscono"

La nostra intervista al presidente Martini

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Alessandro Martini Alessandro Martini © In Nome dei Diritti
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Bonus, sostegni, finanziamenti. Piani, bilanci. leggi, decisioni. Salute, servizi, tutela. Parole all'ordine del giorno in questi mesi di emergenza sanitaria e crisi economica. E poi ancora: commercianti, artisti, medici, politici, parrucchieri, imprenditori, avvocati, sportivi. Un caos di idee, opinioni, voci contrastanti, professioni con però un concetto base a mettere d'accordo coloro dotati di buon senso: "Bisogna proteggere i più fragili". Eppure, non è proprio così. I buoni propositi sembrano essersi smarriti infatti per chi soffre di disabilità intellettiva.
Tra le innumerevoli priorità e preoccupazioni, gli appelli in difesa di questa categoria sono rimasti colpevolmente fuori dall'agenda politica. "Noi li definiamo 'gli invisibili'" racconta ai nostri microfoni Alessandro Martini, presidente dell'Associazione In Nome dei Diritti - nata 10 anni fa da 5 famiglie di Scandicci (oggi tra gli associati ne conta 50 in tutta la provincia di Firenze) in sostegno delle famiglie toccate da queste problematiche - "Non da adesso ma da sempre. A dimostrazione di questo ci sono i bilanci comunali degli ultimi anni, di Scandicci ma anche di tutto il resto della piana fiorentina. La voce a loro dedicata è sempre pari a zero o quasi. Si preferisce fare abbellimenti piuttosto che dare i giusti finanziamenti per i servizi a loro dedicati". Petizioni. segnalazioni e appelli alle amministrazioni locali e regionali per dare voce alla categoria sembrano perdersi tra l'indifferenza generale. "Io sono stato consigliere comunale a Scandicci dal 2009 al 2014, in quegli anni ho portato molte mozioni in comune tra l'indifferenza generale" ci racconta.

Il Covid - 19 è la pioggia sul bagnato di una situazione già in partenza difficile. "In questo periodo sono subentrate altre problematiche legate ai trasporti e ai Centri Diurni Sanitari . Di questi ultimi, alcuni sono aperti con orario ridotto, altri sono ancora chiusi. E per quanto riguarda il trasporto, questo è attivo solo per poche famiglie. I pulmini sono a numero limitato perché non si è voluto provvedere, nonostante avessimo proposto anche noi alcune convenzioni con note compagnie di trasporto, ad incrementare il servizio. Una larga fetta rimane esclusa e non puà adempiere al PARG. I genitori in molti casi sono anziani, e non hanno quindi possibilità di ovviare al problema. Chi riesce a portarli privatamente nei centri riesce ad usufruire dell'assistenza, gli altri, e non sono pochi, sono da Marzo chiusi in casa" . Con tutte le problematiche che ne conseguono. "E' stata riscontrata una regressione da parte delle famiglie dei loro figli, parenti durante il periodo di chiusura totale da Marzo a Giugno, e ancora oggi prosegue. Non si possono sospendere dall'oggi al domani questi servizi. Sono persone che hanno bisogno di questa routine, di queste attenzioni. Purtroppo sarà difficile recuperare...si tratta di aver perso miglioramenti ottenuti nel corso di anni"

Problematica più volte denunciata dalle stesse famiglie, non solo con comunicati e petizioni. "Molti sono stati costretti a rivolgersi ad avvocati e passare per strade che non si dovrebbero neanche considerare. Si tratta di servizi di assistenza e quindi di diritti che andrebbero garantiti dall'amministrazione. Non bisognerebbe lottare per avere riconosciuti servizi che dovrebbero essere garantiti per legge".

Anche l'ultima richiesta alla Regione Toscana non ha avuto il risultato sperato: "L'iniziativa più recente è stata qualche settimana fa, una volta insediatasi la nuova giunta. Anche a quell'appello non abbiamo avuto risposta".

La richiesta? Rimettere in moto i centri e fare si che tutti possano usufruirne grazie a trasporti più efficienti, o quanto meno un supporto economico all'indirizzo delle famiglie. "Da Marzo hanno avuto a carico i figli senza avere un sopporto rivolto al loro, anche per pagarsi un operatore che costa 100 euro per 4 ore. In pochissimi hanno la possibilità di proseguire la riabilitazione a casa".
Nella speranza che questa volta la loro voce risuoni più forte e venga ascoltata

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