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"Primo giorno di scuola", buona la seconda. Ma durerà?

Stamani a Firenze, in mezzo agli studenti delle superiori per il rientro fra emozioni e malcontenti l'unica certezza è il pollice verso alla didattica a distanza.

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il rientro a scuola al liceo Castelnuovo il rientro a scuola al liceo Castelnuovo © Ok!News24
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A Firenze era ancora buio stamani quando, zaino in spalla e cappelli e sciarpe calati sul viso i ragazzi delle scuole superiori escono di casa e si avviano alle fermate del bus.

La giornata è freddissima e il sale in terra per prevenire il ghiaccio lo conferma. Davanti al Liceo Castelnuovo in via della Colonna a Firenze iniziano ad arrivare per primi i ragazzi che entreranno nel primo turno. 
Sono i "grandi" delle quarte e quinte che scendono dai motorini, si fermano al bar, fumano una sigaretta come ottimo pretesto anche per abbassarsi la mascherina e soprattutto sono felici di rientrare a scuola.

"La didattica a distanza non è scuola - è Niccolò a dirlo, uno dei maggiorenni del gruppo - noi poi che siamo in quinta e dobbiamo preparare la maturità vogliamo rientrare in classe perchè la scuola è solo a scuola".
I suoi compagni che gli fanno cerchio, non sempre a perfetta distanza interpersonale, sono della stessa idea. "Speriamo solo - sottolinea Sergio - che duri, la sensazione è che presto vogliano rimandarci a casa. Noi vogliamo venire a scuola perchè al computer è più facile stancarsi, i tempi sono diversi e poi è solo nozionismo".

Ci salutano felici mentre entrano in aula pochi minuti prima che arrivino, chi a piedi, chi accompagnato in auto dai genitori e chi in bus i ragazzi del triennio.
Brufoli sulle guance, arrossamenti davanti agli uomini e le donne della Protezione Civile che sono lì per aiutarli ad entrare a scuola in sicurezza, e tanta voglia di abbracciarsi dopo mesi in cui si sono visti solo nelle aule virtuali.
Qualcuno lo fa infrangendo le regole, ma la gioia è incontenibile.

"Sul bus non è andata benissimo" racconta Claudia."Io sono fortunata perchè prendo una linea non troppo affollata, anche se dei compagni mi hanno raccontato che su tutte le linee non c'era affollamento, ma ciò che ho notato è che pochi rispettano le giuste distanze e nessuno si igienizza le mani".
Piglio sicuro e deciso da capoclasse e di chi a scuola non solo è felice di tornare, ma ci vuole rimanere. I suoi compagni più timidi, alcuni che abbassano la testa, chi nasconde il viso dietro un ciuffo improbabile confermano il pollice verso alla Dad. "No, noi vogliamo stare a scuola. Insieme fra di noi è tutto meglio, se qualcosa non comprendi lo chiedi al Prof a distanza no".

Sulla porta con la sua valigetta in mano incorciamo anche Paolo, professore d'informatica che conferma che "i ragazzi sono stanchi della didattica a distanza e poi per alcune materie è quasi impossibile realizzarla, e glielo dice un insegnante di informatica!"

Basteranno 300 autobus in più, una squadra di circa 80 volontari della Portezione Civile al giorno e 45 uomini della sicurezza privata per garantire ai ragazzi una scuola sicura?
 

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