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Hugo Boss di Scandicci: chiusa la procedura di licenziamento collettivo.

Tre dei ventidue dipendenti interessati saranno ricollocati in un'azienda svizzera. Per i restanti diciannove si prevedono uscite incentivate e una dote di ottomila euro a chi li assumerà.

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Hugo Boss Hugo Boss © Toscanatv
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Visti i precedenti storici, poteva andare molto peggio. I ventidue dipendenti dello stabilimento della casa di moda tedesca Hugo Boss, nella zona industriale di Scandicci - licenziati per dismissione - possono tirare un sospiro di sollievo: la cessazione dell'attività si è chiusa con un accordo firmato presso Arti - Agenzia regionale per il lavoro - che prevede la ricollocazione di tre di loro presso la Hugo Boss Ticino, con incentivi all'esodo - cifra che l'azienda versa al dipendente quando cessa il rapporto lavorativo -, consulenza fiscale per comprendere il sistema fiscale svizzero, bonus per il trasloco e alloggio pagato dall'azienda per sei mesi. L'accordo prevede uscite incentivate per i restanti dipendenti e una dote di ottomila euro al loro nuovo datore di lavoro se deciderà di assumerli entro sei mesi con contratto indeterminato.

Valerio Fabiani, consigliere per lavoro e crisi aziendali del presidente della Toscana Eugenio Giani, ha ringraziato il sindacato per il risultato della vertenza ottenuto e per la difesa del distretto di Scandicci, uno dei maggiori in Toscana nel settore della moda. 

A febbraio del 2022, in concomitanza con le prime avvisaglie della chiusura del sito - che delocalizzerà le produzioni della pelletteria in Cina e delle calzature donna Portogallo - cominciarono le prime proteste con presidi e scioperi. I dipendenti chiedevano chiarimenti circa una decisione considerata illogica, visti i fatturati in crescita. L'accordo sul loro destino è stato finalmente raggiunto.

 

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