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Covid e stampa. Diffidate dei numeri assoluti, ecco perché

Il giornale parla dell' 'infodemia' e della trappola della cattiva informazione. Per riflettere e per capire

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Numeri Numeri © Gerd Altmann
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Che senso ha confrontare i dati di oggi con quelli di aprile? Che senso ha elencare e snocciolare l'aumento dei positivi senza metterli in relazione al numero dei tamponi effettuati? E tantomeno alla popolazione?

Come si deve comportare la stampa in questi casi? Citiamo uno spezzone dell'articolo del 'Sole':

Titolare che sabato 3 ottobre si sono registrati 2.844 positivi, oltretutto aggiungendo che non se ne vedevano così tanti da aprile, rappresenta la via per il lato oscuro dell’informazione. E non soltanto perché, prima relativizzazione possibile, significa che si è positivizzato un italiano ogni 21.183. Che, per inciso, significa che è risultato positivo al test un abitante di Sondrio, non ce ne vogliano i valtellinesi. Ma anche perché il numero di persone positive al Sars-CoV-2 dipende dal numero di quelle che vengono sottoposte ad esame diagnostico. Via, ad un tampone.

Stessa trappola per il numero dei decessi. Citiamo ancora il Sole 24 ore:

Così come ha poco senso, al netto del cattivo gusto, pubblicare la classifica dei Paesi con più decessi espressi in numeri assoluti. Specie se si afferma che al terzo posto c’è l’India con 94.503 morti e al sesto l’Italia con 35.835. Peccato che, al 2018, i cittadini indiani fossero 1,353 miliardi, contro i 60,2 milioni di italiani al 1 gennaio di quest’anno. Il che significa che Nuova Delhi ha registrato 1 morto per Covid-19 ogni 14.603 abitanti, mentre Roma uno ogni 1.681.

E così via ancora anche con la moda di paragonare l'andamento della pandemia a quello del giorno precedente (anche nei casi, come il lunedì, in cui non ha assolutamente senso per i pochi tamponi effettuati nel fine settimana.Clicca qui per l'articolo del Sole 24 Ore

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