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Decadenza esecutiva, assessora Albanese: “Non è provvedimento di rilascio”

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L'assessore Benedetta Albanese L'assessore Benedetta Albanese © comune di Firenze
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Una situazione difficile, una donna allontanata dalla casa popolare in cui risiedeva per esecuzione della decadenza dall’assegnazione, nonostante ci sia un Dpcm che blocca “l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche a uso non abitativo”.

La questione era venuta a galla la settimana scorsa, ed era stata anche oggetto di un presidio dei movimenti, in primis Rete Antisfratto Fiorentina e Movimento di lotta per la Casa, insieme ad altri movimenti, per chiedere alla giunta e al neo assessore alla casa, Benedetta Albanese, come mai era stato eseguito un allontanamento forzoso dall’alloggio in costanza del blocco dei provvedimenti di rilascio degli immobili. La questione è stata risollevata lunedì, in consiglio comunale, dai consiglieri di Spc Bundu-Palagi.

La risposta arriva nella seduta. “In questo caso si tratta di decadenza e non di sfratto – dice la neo assessora alla casa – eseguito non con l’autorità giudiziaria, in quanto si tratta di un procedimento amministrativo che non lede la regola fissata dalla legge del blocco degli sfratti.
In questo caso la decadenza era stata emessa per attività illecite condotte nell’appartamento e violazioni ripetute del regolamento di utenza da parte dell’assegnatario, con anche numerosissime segnalazioni nel corso del tempo da parte di altri assegnatari e di altri utenti. Di conseguenza la decadenza era stata messa in relazione a queste causali.
Va tenuto distinto il punto dello sfratto e quindi il rispetto del Dpcm da parte dell’amministrazione comunale”. L’assessora nella risposta cita anche la situazione di paura e di disagio degli altri condomini e la reazione dell’assegnataria all’esecuzione della decadenza, che vede anche l’accusa di aggressione ad un vigile con un coltello. “Non si tratta di sfratto
– ripete l’assessora – bensì di una decadenza in una situazione alquanto particolare. L’amministrazione ha operato nel pieno rispetto delle regole. Continueremo a rispettare il Dpcm e quindi a non eseguire alcuno sfratto anche per il futuro”.

“I DPCM parlano di bloccare l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche a uso non abitativo – dice il consigliere Palagi – la logica è chiara: in certi periodi è necessario non muoversi ed è bene che ogni persona abbia un luogo in cui poter stare in caso di positività a SARS-CoV-2. L’Amministrazione distingue tra sfratti e decadenze, eppure sempre di allontanamento da un immobile si tratta. La nuova Assessora alla casa ha voluto insistere sulle difficoltà della situazione in questione, ma senza nemmeno una volta evidenziare che il Comune dovrebbe cercare di risolvere i problemi, non spostarli. Chiediamo l’immediato blocco di ogni allontanamento dagli immobili”.

In sintesi, spiega la Rete Antisfratto, la questione presenta due aspetti critici.
Da un lato, mette in esecuzione un provvedimento di decadenza che ha come conseguenza l’allontanamento dall’immobile, vale a dire configura un provvedimento di rilascio dell’immobile. Sul punto, l’art.103 del Dpcm di marzo recita: “L’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, è sospesa fino al 1° settembre 2020”, termine prorogato nel decreto Rilancio fino a dicembre 2020. Peraltro, sottolineano dalla Rete, non ci sono neppure specificazioni sulle causalità. Inoltre, continuano dalla Rete, se il procedimento è amministrativo, si conclude nel momento in cui c’è l’intimazione di rilascio. La legge regionale, che dà ai Comuni la facoltà di emettere direttamente i provvedimenti di rilascio, non dà indicazioni sull’esecuzione. “Infatti, una volta intimato il rilascio, la procedura “torna” nel corso ordinario, ovvero davanti al giudice. Tant’è vero che la notifica, nel caso specifico, non è stata ritirata; se lo fosse stata, l’assegnataria avrebbe potuto impugnarla nei termini stabiliti dalla legge”. Questo rientro nel corso ordinario produce una conseguenza, contesta la Rete, ovvero che anche le modalità con cui è stato eseguito il rilascio forzoso dell’immobile non sono corrette: l’esecuzione non poteva essere eseguita dai vigili, ma dalle forze dell’ordine.

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