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"L'Essenza della Vita" di Simone Melloni, fotografo di Ok!Firenze, in finale a Palazzo Vecchio

Simone Melloni, colloboratore e redattore di Ok!Firenze, domani mattina potrebbe ricevere un importante riconoscimento per la sua attività da fotografo

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Simone con le sua macchine fotografiche Simone con le sua macchine fotografiche © Simone Melloni
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Simone Melloni, classe ‘90, aspirante giornalista pubblicista di OK!Firenze, sabato 11 dicembre riceverà un importante riconoscimento a Palazzo Vecchio su iniziativa del Centro Culturale Firenze - Europa "Mario Conti", la XXXVIII edizione del Premio Firenze di Letteratura e Arti Visive.

Il premio ogni anno riconosce diverse categorie: dalla video/fotografia alla letteratura passando per la pittura.
A premiare i diversi vincitori sarà il sindaco di Firenze Dario Nardella e il Presidente del Centro Culturale Marco Cellai. 
Simone Melloni non è nuovo a ricevere premi per le sue fotografie. Infatti, già nel 2019 ha vinto il Fiorino d’oro e quest’anno la sua fotografia sarà esposta alla Mostra del XXXVIII Premio Firenze nello spazio espositivo “Carlo Azeglio Ciampi”.

OK!Firenze ha deciso di dedicargli un’intervista su questa sua passione che coltiva da quando era ancora più giovane.

Ciao Simone, come e quando è nata questa tua grande passione per il mondo della fotografia?

La passione per la fotografia è nata grazie alla mia famiglia. Mio nonno materno aveva una Leica e mio nonno paterno una Canon. La passione fotografica è stata tramandata a mio padre e infine a me. I miei genitori hanno avuto la fortuna di poter viaggiare in lungo e in largo per l’Europa e durante le nostre vacanze estive  mio babbo portava sempre con se la sua macchina fotografica. Inizialmente non ero interessato alla fotografia ma, con il passare degli anni, mi sono reso conto del vero valore che poteva avere questa passione.

Prendere un album fotografico è come aprire un forziere dei pirati, non sai mai cosa ci può essere all’interno e soprattutto non sai quanto grande sia il valore del suo tesoro. Quando cresci ti rendi conto che i momenti passati in famiglia o con le persone che ti stanno più a cuore non te li può dare indietro più nessuno, se non una semplice fotografia. Quell’immagine impressa sulla carta può essere una “passaporta” per rivivere un dolce ricordo che per anni è rimasto celato nella tua mente e nel tuo cuore.

Ho incominciato nel 2013 all’età di 23 anni e le prime foto che ho scattato sono state nel “pratone” del Mugello, quando andavo a vedere la MotoGp con la mia famiglia. È stata una prima esperienza positiva perché, sotto i consigli di mio babbo, ho potuto prendere confidenza con la mia prima macchina fotografica.
Successivamente negli anni, grazie alle conoscenze dei miei genitori, ho iniziato anche a frequentare i campi di pallavolo e svariati eventi sportivi.
Queste manifestazioni mi hanno dato la possibilità di poter spaziare nel mondo della fotografia e, soprattutto, di poter provare svariate tecniche fotografiche.

Nel 2019 hai vinto il Fiorino d’Oro, è stato il tuo primo premio importante o ne avevi già ricevuti altri?

Il primo concorso che ho vinto fu nel 2019 con il Museo dei Ferri Taglienti nel Mugello in cui vinsi il Fiorino Mugellano, per aver consegnato la miglior selezione di fotografie. Nello stesso anno ho vinto il Fiorino d’Oro con il Premio Firenze con una fotografia intitolata “Lo spazio del vuoto”. Ho scattato quella foto durante le ferie d’agosto al Jüdisches Museum a Berlino, il più grande museo ebraico di Europa. Questo museo mi fece rivivere quelle che erano le sensazioni di tutte le persone deportate durante la guerra e penso di aver trasmesso quello che ho provato nella mia fotografia.

Sabato 11 dicembre forse un’altra premiazione…

Sì, sabato sarò nel Salone dei 500 in Palazzo Vecchio con tutti i finalisti iscritti al concorso. La fotografia migliore verrà premiata nel pomeriggio. Siccome nel 2019 ho già vinto il Fiorino d’oro, per cinque anni non potrò ricevere altri premi fisici. Durante la premiazione mi verra conferito un’attestazione che avrà come premio la possibilità di esporre la mia fotografia nella Mostra del XXXVIII Premio Firenze nello spazio espositivo “Carlo Azeglio Ciampi” con data da destinarsi.

Quali sono le tue sensazioni dopo tanti riconoscimenti?

Le sensazioni sono bellissime perché ho avuto la conferma che i miei scatti sono molto apprezzati dalle persone. Soprattutto volevo ringraziare la giuria che mi ha voluto comunque premiare in qualche modo anche se non potevo ricevere premi fisici dopo il Fiorino d’Oro del 2019.  Essere ancora nella rosa dei finalisti del concorso è sempre motivo di orgoglio, perché questi risultati arrivano grazie all’impegno, alla dedizione e all’amore della mia ragazza e della mia famiglia. Senza di loro le mie certezze sarebbe crollate come un castello di carte.

Qual è la foto con cui ti sei presentato a quest’ultimo concorso?

Naturalmente è una fotografia delle nostre ferie estive, periodo dell’anno dove ho la possibilità di esprimere interamente me stesso nelle mie rappresentazioni fotografiche. La foto è stata scattata nella cattedrale di San Pietro nel pieno centro storico di Bologna e l’ho voluta intitolare “L’essenza della vita”.

La fotografia ritrae una donna di spalle davanti all’altare del Cristo. Nella vita di tutti i giorni l’essere umano si affida sempre a qualcosa di mistico e cerca di riporre le proprie speranze nella fede religiosa.

Il gioco di luci e ombre, creato dai raggi solari, ha contribuito a creare quell’atmosfera di bene e male nella scena fotografica. Non si può rappresentare solo il lato migliore della vita, perché senza il male non può esistere il bene. Infatti solo dopo i momenti più bui, possiamo veramente assaporare quell’essenza di vita che ci circonda.

La donna rappresenta, il senso della vita, poiché fin dall’antichità è stata vista come simbolo di fertilità e prosperità ed è proprio da essa che nasce la vita.

Ho scelto questa foto perché mi dava la speranza di ritornare a vivere quella normalità, che purtroppo non riusciamo più ad avere dopo quasi due anni di reclusione per via dell’emergenza sanitaria dettata dal Covid19.

Per te la fotografia continuerà ad essere una passione oppure vorrai sviluppare una tua professione?

I miei genitori mi hanno cresciuto dicendomi di non mettermi mai in mostra e, soprattutto, di non ritenermi migliore degli altri. Non mi sono mai definito un professionista, poiché ogni giorno c’è sempre qualcosa da imparare e, come dicevano i miei nonni, qualcosa da poter “rubare con gli occhi”. 
Naturalmente mi piacerebbe che diventasse un lavoro e un mestiere da poter tramandare, ma mi sono accorto a frequentare i vari ambienti fotografici che oggi c’è davvero una forte concorrenza; lo farei se capitasse l’occasione giusta altrimenti va benissimo anche solo come hobby perché è pur sempre una sana e bellissima passione.

A Simone, da parte di tutta la redazione di Ok!Firenze, buona fortuna per la sua carriera da fotografo.

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