OK!Firenze

Petrucci sullo stadio: "Sbagliata la nostra mentalità. Imprenditori siano liberi di investire"

L'ex presidente del CONI in supporto di Commisso: "È un uomo con gli attributi. Non si scoraggi"

Abbonati subito
  • 70
lo stadio Franchi lo stadio Franchi © n.C.
Font +:
Stampa Commenta

Intervistato dal Corriere Fiorentino, il presidente della Federbasket nonché numero uno del CONI fino al 2013, Gianni Petrucci, ha commentato così la questione stadio:

Gianni Petrucci, che idea si è fatto del dibattito attorno allo stadio Franchi?
«Io sono dalla parte della Fiorentina. Quando si parla di impianti storici o monumentali di grandi architetti del passato, si sottovaluta sempre la funzione sociale che ha una società di calcio. Volente o nolente in Italia è il calcio lo sport che riunisce più socialità e che incide nelle nostre vite. Di pallone si parla ogni giornio, nelle strade, nei bar, fa parte del nostro vivere quotidiano. E invece ci si attacca ai cavilli per poi non fare niente e lasciare tutto com’è. Ma è sbagliato: la storia si può e si deve riammodernare».

E quindi dovremmo affidarci ai privati, alle società. Eppure anche quando ci sono imprenditori pronti a investire tutto diventa difficile...
«È la nostra mentalità che è sbagliata. Si parte dal presupposto che la costruzione di nuovi impianti porti con sé solo ruberie e speculazioni. Ma non è così. Il risultato è che siamo fermi agli impianti fatti costruire dal Coni 60 o 70 anni fa e che poi furono affidati ai Comuni e di conseguenza alle società. Lei pensi che a Roma non c’è un palazzetto per il basket degno di questo nome. Quello che abbiamo può contenere 3.500 spettatori e anche quello arriva dagli anni Sessanta e fu costruito, manco a dirlo, proprio dall’architetto Nervi».

Un’altra occasione buttata via. D’altronde l’ultima volta che si è messo mano agli stadi italiani è stato per Italia 90. Sono passati 30 anni...
«Io allora ero segretario della Figc. Rimodernammo tutto gli stadi attraverso una legge apposita che facilitava quel tipo di operazioni a patto di opere compensative in ambito sportivo. Ovviamente mettemmo mano anche al Franchi. Ma in Italia per fare le cose c’è sempre bisogno di una legge speciale, altrimenti si va da poche parti. Per questo l’Olimpiade di Roma è stata una grande occasione mancata, avrebbe aiutato a rimodernare tutto il Paese».

Rocco Commisso sta iniziando a perdere la pazienza. Che cosa gli consiglia?
«Di rimanere e di continuare a investire. È un uomo con gli attributi, un innamorato del calcio, mi piace molto anche perché parla italiano. Mi piacerebbe che anche i tanti giocatori stranieri che sono nel basket dopo un po’ si sforzassero di parlare italiano. Tornando alla Fiorentina posso solo parlarne bene. Ha un imprenditore che vuole mettere soldi nel calcio, un allenatore e un direttore sportivo come Prandelli e Pradè ai quali sono molto legato. E poi c’è la città...».

Le resistenze sono molte. Qual è il rischio?
«Opponendosi alla ristrutturazione del Franchi non ci si rende conto del messaggio che si dà. Si scoraggia un imprenditore a investire. Non so se a Roma Pallotta sia andato via per le difficoltà nel realizzare uno stadio nuovo, ma la realtà è che oggi quelli che vogliono investire nel calcio devono avere la possibilità di costruire impianti anche per andare incontro agli spettatori. Oggi chi va allo stadio non è lo stesso di un tempo: ci sono molti più giovani e molte più donne. Le esigenze e la abitudini sono cambiate. Ma gli stadi no».

Lascia un commento
stai rispondendo a