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Tivoli, il parco dimenticato

Firenze che non c'è più

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Tivoli, il parco dimenticato Tivoli, il parco dimenticato
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di Nadia Fondelli - In un tempo in cui a Firenze pare impossibile anche spostare una pietra fra lungaggini burocratiche, permessi e veti delle Sovrintendenze c'è stato un tempo, nemmeno lontanissimo, in cui a Firenze è nata in soli due anni il parco di divertimenti più grande d'Europa.

Un tempo in cui Firenze era capitale d'Italia e un imprenditore privato, tale Maurizio Meyeri, sognava di portare in riva all'Arno un parco di divertimenti tipo quello che c'era nella nazione di cui era originario, la Danimarca.
Era il 2 luglio del 1869 quando il Consiglio Comunale approvò la delibera in cui si autorizzava il suo progetto firmato dall'ingegnere Giacomo Roster. Il parco poteva essere costruito con una concessione di 70 anni su un terreno privato, fra Porta Romana e Piazzale Galileo, in uno spazio panoramico accanto al nuovo “stradone dei Colli” con la benedizione sotto forma di parere favorevole dell'architetto Giuseppe Poggi, responsabile del progetto di ampliamento della città divenuta capitale.

“Avrà il suo uguale soltanto in quelli di Dresda e Copenaghen” scrisse un cronista dell'epoca. Quelli di Copenaghen erano infatti i primi giardini Tivoli, nati dalla mente di Greg Cartensen che aprì sull'area delle vecchie fortificazioni della città quello che divenne in breve il parco dei divertimenti più celebre e imitato d'Europa.

Anche Firenze poteva così avere, nel fulgore della vita da capitale il suo giardino Tivoli che come si legge nel progetto doveva ospitare “un salone da concerti, un cafè chantat, un Bazar all'Orientale, un teatro diurno, una birreria, una trattoria, un tiro al bersaglio, una giostra e altri divertimenti." I lavori nel parco iniziarono nel marzo del 1870 per trasformare quel luogo panoramico “in una specie di giardino d'Armida il dorso nudo e roccioso di quei colli amenissimi”.

Tutto fu pronto un anno dopo l'apertura prevista nel 1870 e fu così che il 14 maggio del 1871 il Tivoli fiorentino era pronto per l'inaugurazione ma la pioggia rovinò tutto. “A cagione dell'abbondante pioggia l'apertura del Tivoli fuori Porta Romana è stata rimessa a giovedì 18 corrente...” Piovve anche il 18 e anche il 19 maggio. Alla fine il giardino fu inaugurato ma quei segni del destino non furono colti...
E anche quando l'inaugurazione si fece il tempo non volgeva al meglio dato che le cronache raccontano che “la sera decorsa ebbe luogo l'apertura del Tivoli, ma il concorso non fu molto numeroso, atteso il tempo che minacciava...”

Ma malgrado il tempo e la scarsa affluenza conseguente il giudizio dei critici fu positivo: divertenti i giochi e graziosi i locali del caffè; unica critica solo per la cattiva illuminazione di piazzali e viali nonostante il gazometro costruito apposta. Venne esaltata soprattutto “l'aria pura e balsamica di quel delizioso locale”.
Trionfale l'ingresso delimitato da cancellate in legno e ferro con ingresso principale a metà salita venendo da Porta Romana fra due casotti che avevano funzione di biglietteria. Sopra due statue una rappresentante l'inverno e una la primavera e due leoni come a proteggere il cancello principale in ferro battuto sopra cui troneggiava il nome “Tivoli”
Dieci giorni dopo il locale era decollato al punto che il comune mise in piedi un servizio di omnibus per far assistere i fiorentini ad una grande festa campestre con bande musicali, concerti, trattenimenti comici e fuochi d'artificio.
Ingresso a pagamento cinquanta centesimi per gli adulti e trenta per i ragazzi. Il Tivoli era ormai una realtà.

Ma forse fu proprio quell'ingresso a pagamento, forse i dissapori fra i soci forse il rapido e inatteso spostamento della capitale a Roma ma forse fu solo la conseguenza di quella disastrosa inaugurazione rinviata più volte per pioggia ma il Tivoli ebbe vita breve e chiuse, per sempre dopo soli due anni, nel 1873 diventando una stella cadente fiorentina.

Oggi la stragrande maggioranza dei fiorentini quando passano di lì ignorano questo passato. Del resto del Tivoli rimangono solo pochi resti fra cui i due casotti appena restaurati, alcuni camminamenti con due panchine in pietra ed alcuni chalet.
Ma entrare in quel luogo dona emozioni. Fermatevi a sedere sulle vecchie panchine in pietra e immaginate: le dame, i cavalieri, i trapezisti e le altre attrazioni.

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