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Ci siamo dimenticati dei bambini

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Ci siamo dimenticati dei bambini Ci siamo dimenticati dei bambini
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I più piccoli, come sempre anche in questo 2020 di Coronavirus sono senza voce. Come sempre.
Gli hanno stavolto il quotidiano, gli hanno chiusi in casa. Da un mese e mezzo senza se e senza ma. Nemmeno la facoltà di mettere fuori il naso, concessione che invece i cani hanno dato che a loro vicino a casa e per pochi minuti possono uscire.
I bambini no.

Li senti piangere, fare i capricci e soffrire dietro alle porte chiuse delle loro case.

Ci siamo dimenticati dei bambini.
Non è la prima volta e forse non sarà nemmeno l'ultima che succede. Del resto è facile avere la meglio sui più fragili, quelli senza diritti. Quelli che non votano.

Per fortuna nonostante siano i meno colpiti dal coronavirus non sappiamo che conseguenza a lungo termine possa avere nelle loro anime questo trauma.

I bambini nel chiuso delle loro case sono diventati pallidi, insofferenti, annoiati, apatici. Sono agli arresti domiciliari senza aver fatto alcun peccato quando invece dovrebbero correre nei giardini a ridere e giocare in questa primavera anomala.
I bambini che hanno vissuto le guerre potevano correre in strada fra le macerie delle loro città. Potevano giocare fra le macerie delle città.
Potevano fare semplicemente i bambini fra un bombardamento e l'altro uscendo in strada a sentire l'odore dei fiori, a guardare il volo delle prime rondini in cielo a primavera, a rotolarsi col pallone sporcandosi nell'erba.

Ai bambini del Covid 19 tutto questo è vietato.
Devono stare chiusi nella campana di vetro delle loro case coi nasini appiccicati alla finestra guardando fuori curiosi. Magari mmaginando che odore possano avere quei fiori, che suono possono emettere quelle rondini che volano felici e sognando di poter correre col pallone su quei prati.

Loro sono lì. Guardano nel vuoto e sognano. Ingoiano. Soffrono in silenzio.
Sognano i giochi, sognano i parchi,sognano le partite di pallone nell'erba e sognano di tornare a scuola.

Fuori c'è il male. C'è il corona, quel virus piccolo e cattivo, i marciapiedi deserti, la paura della polizia.
Ci siamo dimenticati dei bambini

Nadia Fondelli

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