Il harakiri delle tre T

Dopo
essere stati sorpresi dal coronavirus a marzo ed essere andati sul
balcone a cantare e suonare per sentirci forti e uniti quando
l'abbiamo sfangata eravamo pieni di conoscenze e convinzioni.
Abbiamo
dimenticato di dire agli italiani, nel momento dell'unione
nell'emergenza e del vogliamoci tutti bene che avevamo bellamente
ignorato da oltre un decennio un piano di prevenzione di Protezione
Civile contro le pandemie in un cassetto.
Ma erano i tempi degli
arcobaleni e dell'andrà tutto bene ed era meglio fare come le tre
scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano.
Avevamo
fatto il primo grande errore e abbiamo taciuto per finire nel
baratro.
Le conoscenze e le convinzioni con cui fra maggio e
giugno gradualmente uscivamo dalla clausura portarono alla formula
risolutiva detta delle tre T.
Fu Renzo Berti direttore
della Prevenzione dell'Asl Toscana centro
in un'intervista rilasciata il 5 maggio a La Nazione ad affermare che
“testare,
tracciare e trattare:
è l'unico sistema che ci può consentire di convivere
con il coronavirus senza
tornare a zone rosse e lockdown.”
Le
tre T ci avrebbero permesso di arrivare preparati alla seconda ondata
che già sapevamo che sarebbe arrivata in autunno con i primi sintomi
influenzali che avrebbero confuso capre con cavoli.
La
moltiplicazione primaverile oltreché dei contagi degli esperti
(virologi, epidemiologici, pneumologi, etc...) aveva partorito la
soluzione.
Cosi abbiamo attraversato con serenità un'estate
eccessiva da bomba libera tutti e poi zac. Eccoci al dunque...
In
due giorni la Toscana attraversa tutte le sfumature cromatiche
inventate dal Governo e arriva in zona rossa che altro non è che un
mini lockdown travestito.
Il Governatore Giani si dichiara
amareggiato e sorpreso per la decisione perché i dati che ci hanno
condannato sono lo specchio di una realtà vecchia di 15 giorni.
Così
dichiarando in realtà il neo presidente ammette che 15 giorni fa in
Toscana c'erano dei problemi e lui non ha avuto la forza di reagire
alle sollecitazioni che arrivavano da Fabio Voller coordinatore
dell'Osservatorio di epidemiologia dell'Agenzia regionale di sanità
della Toscana che chiedeva zone rosse locali.
Voller il 18 ottobre e quindi almeno una settimana prima dei dati
esponenziali che hanno condannato la Toscana affermava che:
“probabilmente anche il
sistema di tracciamento è andato molto in difficoltà passati i 150
casi al giorno. Questo
ha portato ovviamente all’impossibilità
di tracciare in modo efficace i contatti dei casi.”
Perché
non è stato ascoltato Voller che sottolineando che era appena
arrivato il nuovo sistema della Regione Toscana di prenotazione del
tampone on line e che si attendeva la
centrale di “contact tracing” ammetteva che gli errori
c'erano?
Ars oggi dichiara che in Toscana siamo un
po’ imbarazzati da un sistema di monitoraggio nazionale che non dà
il tempo di verificare se le misure messe in atto sortiscono degli
effetti.
In
realtà molto imbarazzante è che il sistema delle tre T (testare,
tracciare e trattare) proprio quello che ci avrebbe dovuto salvare
sia andato in grandissima difficoltà con
il tracciamento da inizio ottobre che è corrisposto con l'aumento
dei contagi.
Se
a marzo e aprile eravamo riusciti a nascondere la polvere sotto il
tappeto di qualche falla nel sistema regionale e a mantenere la
diffusione del virus e l'impatto sugli ospedali al di sotto della
media nazionale ad ottobre il tappeto si è alzato e siamo arrivati
al triste primato di avere i livelli di contagio maggiori
d'Italia.
Nel frattempo è cambiata la giunta regionale
toscana.
Qualcosa è cambiato da prima a dopo? I buoni risultati
di marzo erano solo figli del fato o di una buona gestione
Rossi-Saccardi oppure i brutti dati di oggi sono l'eredità da loro
lasciata a Giani-Bezzini?
