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Allarme riso, non mangiare quello che proviene da questi due Paesi: è pieno di veleni

Occhio al riso, attenzione a quello che viene da questi due Paesi: ecco che cosa devi assolutamente sapere, in merito

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Allarme riso, non mangiare quello che proviene da questi due Paesi-okmugello.it Allarme riso, non mangiare quello che proviene da questi due Paesi-okmugello.it © N. c.
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Quando si parla di alimentazione, si entra in un territorio dove semplicità e complessità convivono in maniera sorprendente. Mangiare è un atto quotidiano, quasi banale nella sua ritualità, ma dietro ogni piatto si nasconde un universo di informazioni che spesso ignoriamo.

Ogni alimento porta con sé una storia: quella del suolo in cui è cresciuto, dell’acqua che lo ha nutrito, delle tecniche con cui è stato trasformato prima di arrivare nei nostri piatti.Conoscerne davvero le caratteristiche significherebbe comprendere non solo il valore nutrizionale, ma anche le implicazioni che un determinato alimento può avere sulla nostra salute.

La verità è che, nella maggior parte dei casi, sappiamo fin troppo poco di quello che mettiamo nel piatto. Prendiamo il riso, ad esempio. È uno degli alimenti più diffusi al mondo, simbolo di equilibrio e semplicità, base di diete tradizionali e piatto quotidiano per miliardi di persone. Un cibo che, sotto molti aspetti, rappresenta una scelta salutare e versatile. Ma non sempre è così.

Non tutti sanno che, se proveniente da due Paesi in particolare, il riso può trasformarsi da alleato della salute a vero e proprio pericolo. Un dettaglio che pochi conoscono e che, una volta scoperto, rischia di cambiare il nostro modo di guardare al piatto più innocuo e rassicurante che ci sia.

Allarme riso: ecco perché può trasformarsi in un vero e proprio veleno se importato da questi due Paesi

Il riso, alimento simbolo di equilibrio e semplicità, torna al centro di una vicenda che preoccupa esperti e consumatori. Quello che per milioni di persone è la base di un pasto quotidiano, in Italia e nel mondo, rischia infatti di trasformarsi in un pericolo silenzioso.

Pochi giorni fa, il Ministero della Salute ha disposto il richiamo di un lotto di riso basmati contaminato da pesticidi non autorizzati in Europa. Un episodio che, preso singolarmente, potrebbe sembrare un’anomalia. In realtà è solo l’ultimo di una lunga serie di segnalazioni che negli ultimi mesi hanno acceso l’allarme.

I dati diffusi dal RASFF, il sistema di allerta rapido europeo per alimenti e mangimi, raccontano un quadro inequivocabile: nei primi sei mesi del 2025 le notifiche di contaminazione hanno già superato quelle dell’intero 2024, con la stragrande maggioranza dei casi legata a importazioni provenienti da India e Pakistan. L’82% dei lotti irregolari, infatti, arriva da questi due Paesi, dove la normativa sull’uso di fitofarmaci è ben lontana dalla rigidità europea.

Il problema, però, non riguarda soltanto il riso d’importazione. Anche alcune varietà italiane, come il rinomato Carnaroli, sarebbero finite sotto la lente. Analisi condotte lo scorso anno avrebbero riscontrato la presenza di metalli pesanti, come cadmio e arsenico, sostanze che la comunità scientifica considera potenzialmente nocive se assunte in quantità superiori ai limiti di legge.

Il paradosso è evidente: da un lato il riso viene celebrato come alimento sano, digeribile, perfetto per le diete; dall’altro, le pratiche agricole e le differenze normative internazionali lo trasformano in un prodotto che può nascondere insidie. Una contraddizione che solleva interrogativi sulla sicurezza alimentare e che spinge a chiedersi, ogni volta che mettiamo il riso in tavola, quanto davvero conosciamo ciò che stiamo mangiando.