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Un pezzo di Firenze sulle Alpi. La storia del bivacco fiorentino salvato

Spostato dalla sua sede ad oltre 3000 metri per essere salvato.

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Il rifugio Sberna Il rifugio Sberna © Cai Firenze
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Un pezzo di Firenze in Valle d'Aosta e una storia che vale la pena di essere raccontata, anche per fare qualche riflessione seria sull'ambiente.

Lo scorso sabato al Forte Bard in Valle d'Aosta c'è stata l’inaugurazione del bivacco Sberna, donato dal CAI Firenze e li museato.
Un pezzetto di storia alpinistica fiorentina ora visibile a tanti nel museo del Forte di Bard che vale la pena di essere raccontata.

La storia di questo bivacco inizia tra le due guerre mondiali e vede poi la sua definitiva realizzazione nel 1950.
Si tratta di una piccola costruzione a 3414 metri di altitudine nata come struttura d’emergenza e appoggio per gli alpinisti che volevano fare salite nel gruppo del Gran Paradiso e costruito grazie all'impegno degli alpini del Battaglione Aosta,
il bivacco Renzo e Sebastiano Sberna, di proprietà del Cai di Firenze, ha vegliato per decenni sul passaggio tra la Valsavarenche e la Val di Cogne.
Un rifugio d'alta quota indispensabile per gli scialpinisti e le cordate dirette in vetta all'Herbetet.

Tutto bene fino a qualche anno fa quando il riscaldamento globale ha portato la graduale ma rapida riduzione del ghiacciaio adiacente che ha ridotto la stabilità della struttura erodendo la base su cui era appoggiato decretandone l'inagibilità dal 2017.
Per evitare che crollasse con tutto il suo carico di storia e rovinasse a fondo valle, a causa dello scioglimento del permafrost e l'aumento delle temperature il "guardiano" del ghiacciaio scomparso è stato salvato con un operazione complessa e ha oggi ritrovato vita, con tutto il suo carico di storia al Forte Bard.
Trasportato intero ora racconta, nel complesso del Museo delle Alpi, una storia dell'alpinismo eroico.

Una riflessione climatica seria è doverosa.
Il bivacco Sberna, chiuso definitivamente nel 2019, come spiegava in tale occasione il CAI Firenze, “a causa della riduzione del ghiacciaio la struttura si trova ora con la base sul bordo degli sfasciumi, con rischio per la sicurezza dei frequentatori”. 
Per effetto dell’incremento termico, il ghiacciaio aveva già iniziato a manifestare segni di sofferenza negli anni precedenti.
Da qualche tempo era stata notata la scomparsa del ghiaccio sul fianco nord del colle su cui era posizionato il bivacco, con conseguente trasformazione del pendio già ripido in una frana di sfasciumi di terra e rocce in continua erosione.
Nel corso dell’inverno 2019 la situazione è peggiorata, portando la base della struttura a contatto con la zona di frana.
La struttura è stata così trasportata per essere salvata integra a valle, pronta per poi essere trasferita al Forte di Bard.

Siamo grati al CAI Firenze per questo dono”, ha commentato la presidente del Forte di Bard, Ornella Badery, che annuncia “ne racconteremo la storia, dalle origini sino alla sua attuale mutata funzione, una testimonianza delle conseguenze della riduzione dei nostri ghiacciai, che andrà ad arricchire i percorsi espositivi in corso legati al progetto Save the glacier.”

“Anche se con un po’ di tristezza per quello che il bivacco ha rappresentato per la nostra Sezione e per tutti gli alpinisti che, lì, hanno trovato rifugio da oltre 70 anni – aggiunge il presidente del CAI Firenze, Luigi Bardelli – . Ringraziamo sentitamente il Forte di Bard e la sua presidente, Ornella Badery, per l’opportunità di una nuova vita concessa a questa storica struttura d’alta quota, costruita nel 1950 da alcuni nostri Soci, con il contributo degli Alpini del Battaglione Aosta”. 

Per chi vuole saperne di più su questo pezzo di storia che se ne va a causa del clima vi rimandiamo qqui.
 

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