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Oltre i colori e i ruoli: Una nuova educazione per prevenire la violenza sulle donne

Una lettera aperta di due insegnanti mugellane per un impegno condiviso per educare alla diversità e alla sensibilità emotiva

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con i nostri figli contro la violenza con i nostri figli contro la violenza © AI
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La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne è l'occasione per riflettere sull'importanza dell'educazione nel combattere stereotipi di genere. Genitori e insegnanti sono chiamati a educare bambini e bambine ad affrontare e superare tradizioni culturali antiquate, promuovendo giochi e attività non limitati da ruoli di genere prestabiliti. Questo approccio è essenziale per creare una società più equa e ridurre la violenza basata sul genere. Ringraziamo le due insegnanti che hanno voluto condividere con noi e i nostri lettori questa bella lettera aperta.

In questo giorno particolare, 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, noi come figure di insegnanti e genitori vogliamo condividere una riflessione che possa essere uno spunto per trovare piccole soluzioni ad un grande problema che affligge la nostra società.

Crediamo fortemente nell'importanza di coinvolgere attivamente tutti i partecipanti all'educazione, da genitori a insegnanti, in un approccio educativo che miri a smantellare stereotipi di genere e persegua l’obiettivo di educare all’affettività tutti i nostri bambini e bambine. Questo progetto educativo non è un'impresa ambiziosa: basta iniziare fin dalla più tenera età, evitando di confinare i bambini e le bambine in tradizioni culturali e storiche ormai antiquate.

Si pensi ai colori: il blu per i bambini e il rosa per le bambine. Perché ad esempio non far indossare alle bambine grembiuli gialli anziché rosa? Perché non rossi invece che azzurri? Si pensi, allo stesso modo, alle proposte ludiche, suddivise in "giochi da maschi" e "giochi da femmine”. Perché i maschi non possono giocare a fare i papà con i bambolotti e alle bambine non è permesso possedere macchinine? Si pensi anche alle rappresentazioni obsolete presenti nella letteratura per l’infanzia: spesso i racconti costringono le bambine in ruoli passivi di principesse e i bambini in ruoli attivi di principi. Si pensi alla convinzione che molto spesso ha la maggioranza dei bambini e delle bambine per cui alla mamma è consentito piangere mentre al papà no perché “il babbo non piange mai”. Perché un bambino maschio non può permettersi di mostrarsi debole, ferito, vulnerabile e così rielaborare i propri sentimenti? L’educazione all’affettività parte da tutte queste piccole cose.

Questi stereotipi, se accettati passivamente, possono influenzare in modo significativo il modo in cui i bambini e la bambine vedono se stessi e gli altri. Questo panorama, oltre a essere anacronistico, si rivela pericoloso. Questi modelli di pensiero contribuiscono a modellare immaginari collettivi che polarizzano il concetto di maschile/femminile in un sistema che manca di dialogo.

Chi scrive è fermamente convinto che sia giunto il momento di una riflessione approfondita, tradotta in azioni concrete. Questo impegno dovrebbe intersecare in modo trasversale e sistematico la sfera privata, rappresentata dalla famiglia, e quella pubblica, incarnata dalla scuola. Perché per quanto possiamo crederci assolti, siamo tutti quanti coinvolti.

Due insegnanti
 

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