Covigliaio. Il nuovo museo della Civiltà Contadina di Mantelli... © n.c.
Non era decisamente un bel pomeriggio la scorsa domenica del 3 agosto 2014, in quel del Covigliaio, sopra il Passo della Futa, secolare luogo di una antica e nobile villeggiatura dove si incontravano le “carrozze” e i “landuau” dei bolognesi e dei fiorentini, ma nonostante il tempo incerto non potevamo non esserci all’inaugurazione di un piccolo museo della “Civiltà Contadina” nel piccolo agglomerato di antiche e restaurate case in quel di “Palventa”, amorevolmente allestito con tanta passione ed altrettanta cura dall’amico Mario Mantelli, quassù nato e vissuto anche se abita a Sant’Agata di Mugello, in quello che un lontano tempo era il fienile dei suoi avi.
Chi colleziona ( vedi gli amici del Museo di Casa d’Erci a Grezzano), ritrova, restaura, raccomoda, una infinità di oggettistica della vita rurale di una volta, vuol dire avere nel sangue prima e nella mente poi il sapore di una vita vissuta che non è mai stata dimenticata. Sparita la cosidetta secolare “civiltà contadina” praticamente in pochi anni, segnatamente dal 1955 al 1965, quando si faceva a gara a lasciare la casa colonica e il podere, per un insieme di movimenti sociali nati nel dopoguerra che non staremo qui ad elencare, chiuse le vecchie fattorie e anche quelle piccole aziende agricole che cercavano di continuare la strada della zootecnica, agricola e rurale, avvenne così che una incredibile quantità di oggetti casalinghi ed agricoli furono completamente abbandonati. Ma in tutte le cose, si sa che c’è sempre qualcuno che ha il “pallino” di raccogliere, restaurare, accomodare, catalogare, archiviare. Uno di questi è appunto il Mantelli del popolo di Palventa ivi nato nel lontano 1938. “Iniziai con poche cose, poi l’appetito vien mangiando – ci dice Mario – affettuosamente circondato dai suoi cari e dai tanti amici, mentre un potente scroscio d’acqua inonda il pratone antistante il museo, e quindi nel tempo gli oggetti sono raddoppiati, triplicati, quadruplicati, quintuplicati finendo di riempire fino all’inverosimile il vecchio granaio della mia famiglia.Poi come non potevo, dopo averli trovati,comprati e ricevuti anche in donazione - continua Mario - non ricomporre gli oggetti piccoli e grandi che componevano l’arredo della casa colonica; la vecchia cucina con tutti i trabiccoli, la camera da letto con tanto di orinale e il “prete” (alias scaldaletto), il salotto “bono” con foto e vecchi attestati al muro, insomma come vedi, ho cercato nel mio piccolo di ricostruire e di mettere in sicurezza quella che è stata la vita sociale di una volta –“.
Non facciamo la trafila di tutto quello che abbiamo visto, anche perchè le immagini fotografiche sono il miglior segno visivo di questo piccolo-grande e prezioso museo, fermamente voluto da questa amabile persona: “ – Spero un giorno che gli Enti preposti, come il comune di Firenzuola o l’Unione dei Comuni, possano riconoscere ufficialmente il Museo come valore aggiunto e se anche privato comunque aperto al pubblico. Basta contattare il buon Mario ( 055 - 8406914 – 331 2933 434) e lui sarà felicissimo aprire e ricevere. Ma le sorprese in quel pomeriggio al Covigliaio non sono mancate, poiché era ospite dal Mantelli con un centinaio di “pezzi” incredibilmente eccezionali, uno dei più bravi modellisti dell’Emilia Romagna, il Signor Dino Naldi, di Ozzano dell’Emilia in provincia di Bologna. Non lo nascondiamo che in questo settore siamo davvero “gnoranti”, come si diceva una volta, perché quando eravamo davanti a questi oggetti in movimento e statici (vedi qui da noi il museo del caro Leprino a Sant’Agata di Mugello), siamo rimasti a bocca aperta così le tante persone presenti con i bambini affascinati. Tutto creato dal signor Dino, con le sua mani, tecnicamente perfetti, funzionali; dalla trebbiatrice, al trattore, ai fabbri ferrai che battono in perfetta sintonia, al mungitore del latte sotto le mucche, alla falciatrice, alle mucche che abbeverano, senza poi contare i tanti carriaggi ( per il fieno, la paglia, le botti, il grano, etc, etc), che fanno bella mostra di se. Mi si dice che la mattina era presente anche leprino, entusiasta, avendo un colloquio con il Naldi per invitarlo poi al museo di Sant’Agata. Come sarebbe interessante se questo bravissimo artigiano di Ozzano, che ha creato con le sue mani e la sua intelligenza questi meccanismi perfetti in miniatura (dalla trebbiatrice in movimento fuoriesce i covoni di grano già strettamente legati; mamma mia!!), potesse essere ospite nella prossima Fiera Agricola del Mugello dell’anno prossimo a Borgo San Lorenzo. Noi la buttiamo là. Ci sarebbero ancora tante cose da dire e scrivere, terminiamo solamente per ringraziare Mario Mantelli per il suo piccolo ma efficiente Museo e Dino Naldi per quello che ha creato. Complimenti. Foto cronaca di A.Giovannini



TERESA
VIVA IL MANTELLI VIVA, IL NALDI. CHE BRAVI! E COLUI CHE CI HA PORTATO L'ENNESIMA BELLA PAGINA DEL NOSTRO MUGELLO.
carlo
E CHI SAPEVA CHE C'ERA UN LUOGO SULLA FUTA CHE SI CHIAMAVA PALVENTA. MA VA BENE COS', PERCHE' SAPPIAMO CHE LI C'E' UN MUSEO GRAZIE AL MANTELLI
Marcello
bello venire a conoscenza di queste cose. Quanta gente davvero brava. Grazie signor Giovannini per averceli fatto conoscere.