x
OK!Firenze

"Dare voci agli anziani nelle case di riposo". Un accorato appello da parte di un familiare

  • 1
  • 392
"Dare voci agli anziani nelle case di riposo". Un accorato appello da parte di un familiare "Dare voci agli anziani nelle case di riposo". Un accorato appello da parte di un familiare
Font +:
Stampa Commenta

Una testimonianza toccante, che mira a mettere in luce la mancanza del calore familiare verso i propri congiunti in questo lungo periodo pandemico con la speranza che una soluzione possa essere trovata.

Salve, sono una cittadina vicchiese, residente nella provincia di Firenze. Ho deciso di scrivere questa lettera per esporre e rendere pubblica una situazione a me cara e delicata, che necessita di spiegazioni specifiche. Da ottobre 2021, mia nonna, anziana di 95 anni, si trova presso una  struttura per anziani, in uno dei comuni del Mugello. Con l'occasione, ringrazio moltissimo la struttura che si occupa delle necessità di cui mia nonna ha bisogno, con cura e attenzione. Purtroppo però le RSA ammettono l'accesso al proprio interno, soltanto 30 minuti a settimana, per i familiari possessori di Greenpass, e dotati di tutti i dispositivi di sicurezza, mantenendo durante la visita il distanziamento necessario con il parente.

È doloroso andarla a trovare e sentire che vive il senso di abbandono da parte delle sue nipoti, di sua figlia, motivi per i quali si è dedicata un'intera vita. In quella misera mezz' ora, osservo quegli occhi, così tristi, che a mala pena si fanno spazio sopra la mascherina, (che anch'essa la priva di tutte le più belle espressioni che il suo volto sa donare), e non poter consolare un affetto così grande né con un abbraccio, né con un bacio e addirittura trovare parole di conforto, in una manciata di minuti, credetemi, è davvero frustrante. Purtroppo sarà sempre peggio perché gli anziani ovviamente sempre per proteggere la loro salute, non potranno passare neanche una festività natalizia con i loro familiari e per carenza di personale, nei giorni festivi, la struttura sarà chiusa per le visite dei familiari.

Per me mia nonna, come altri anziani per altre persone, rappresenta davvero un legame profondo, e il fatto che il destino della vita, non le abbia permesso, di vivere i suoi ultimi anni avvolta dal calore della sua famiglia, non mi impedisce in questo momento, di esporre con grande forza, quanto sia necessario per lei, la presenza da parte dei suoi cari, per il suo equilibrio mentale e fisico, e non nascondo certamente, quanto questo renda sereno anche noi. Purtroppo ci siamo resi conto che le misure restrittive adottate, sebbene siano prese per proteggere gli ospite delle RSA, non tengono conto del danno a livello psicologico e successivamente anche fisico, che stanno provocando, alle persone anziane, è davvero questo il modo di proteggerli?

Vorrei che chi è chiamato a occuparsi della situazione riguardante gli anziani, ospiti nelle RSA, lo facesse tenendo conto della reale situazione in cui gli anziani, categoria fragile, sono attualmente costretti a subire. Riconosco quanto sia importante attualmente, da parte delle strutture, la prevenzione e il far rispettare le regole di contenimento del virus Sars, ma mi sono chiesta chi abbia potuto dare ai direttori sanitari ampia facoltà di chiudere le porte delle strutture, mettendo sopra le loro spalle ogni responsabilità, non  pensando a delle misure per controbilanciare non solo l’aumentato carico di lavoro, con personale numericamente ridotto, ma anche l’inevitabile necessità di trasparenza e vigilanza che si è venuta a creare.

La pandemia, nella sua tragicità, deve "accendere i riflettori” su luoghi, come le strutture residenziali per anziani, che meritano attenzione, ma che fino a ora sono rimaste nell’ombra. Per questo, chiedo di sviluppare una riflessione che parta dalle criticità emerse nella mia esperienza, ma anche dalle indicazioni di miglioramento che si possono ricavare da queste stesse criticità, dai modi in cui si stanno affrontando.

Ho la netta sensazione che la pandemia nella sua situazione attuale, stia spazzando via il lato umano e di buon senso con cui dovrebbero essere gestite situazioni come queste. Ci sono, a mio avviso, misure restrittive sempre più incoerenti. 

Ribadisco a gran voce l'importanza delle famiglie nella vita comunitaria delle case di riposo, in cui i nostri cari, non possono e non devono essere costretti a beneficiare del loro affetto per 30 minuti soltanto e in queste modalità. Chiedo gentilmente, che si possa lavorare nell'immediato futuro alla promozione di buone prassi, che puntino a prendersi cura delle singole relazioni di ciascun anziano con i suoi familiari. Spero vivamente, che chi legga questa lettera risponda all'accorato appello che essa rappresenta. Ma se ciò non avvenisse, informo che continuerò a scrivere, finché le mie richieste non saranno prese in considerazione e affrontate con la delicatezza e l' umanità che richiedono.

Valentina Puccio

Lascia un commento
stai rispondendo a

Commenti 1
  • Silente

    Vorrei fare alla lettrice due semplici domande. Pur non volendo certo entrare nelle dinamiche e motivazioni della sua famiglia, è proprio sicura che la congiunta a cui vuole tanto bene non potesse essere accudita in casa sua, tra visi e oggetti che le sono cari, magari con l'aiuto di una badante? So che questa soluzione non è sempre praticabile come so molto bene che può avere risvolti sgradevoli, ma tuttavia trascorrere gli ultimi anni tra le mura di casa sua per un anziano è il regalo più bello. E poi, mi chiedo, vuole che si ripeta nelle case di riposo la strage di anziani causata dal Covid portato da visitatori e parenti quando non dal personale interno stesso?

    rispondi a Silente
    dom 2 gennaio 2022 06:22