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Firenze i timori e l'attesa davanti all'ospedale di Santa Maria Nuova

Una Firenze strana, quasi sospesa, quella che dopo una notte di psicosi-social si riversa davanti al Piazzale dell'Ospedale di Santa Maria Nuova

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la tenda Croce Rossa pre triage davanti a Santa Maria Nuova la tenda Croce Rossa pre triage davanti a Santa Maria Nuova © Nadia Fondelli
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Ormai dopo i video e le foto più o meno virali che hanno fatto il giro del web l'attrazione della mattinata fiorentina era la tenda della Croce Rossa Italiana montata alla buon ora nel piazzale antistante l'accesso al Pronto Soccorso di Santa Maria Nuova.

"Ma voi vivete sempre così!" mi domanda sorridente l'addetta alla logistica della Croce Rossa che, avendo solo la funzione di assicurarsi che la tenda fosse tecnicamente montata viene continuamente subissata da mille domande da colleghi e curiosi. Lei se la cava dichiarandosi: "A me hanno detto solo di verificare che tutto sia a posto, ma voi che sapete tutto è attesa qualche autorità perché i miei superiori mi hanno detto in tal caso di rimanere qui."

E' ormai mezzogiorno passato quando uscita la nota stampa della Regione Toscana che dice tutto e dice niente, la volontaria Cri, capendo che lì non verrà nessuno quando vede i colleghi "scappare" verso la Protezione Civile per la videoconferenza decide di lasciare la piazza dopo aver di nuovo fatto tutto il ceck in di rito con i sorveglianti e i medici del pronto soccorso.

Più loquaci i due vigilanti che gigioneggiano parecchio con tutti i giornalisti mostrando la mascherina d'ordinanza, mostrandosi volentieri a obiettivi e telecamere. "Da stamani quando siamo montati di servizio è così. Tutti si fermano guardano, fotografano, riprendono. Almeno voi siete davvero giornalisti!"

Fa quasi sorridere l'affermazione se non fosse che, smania d'improvvisarsi reporter da social assistiamo a manovre folli e spericolate per un click da condividere fra le auto, i furgoni e i motorini in transito.
Gli utenti degli ambulatori sono curiosi e infastiditi. Non comprendono bene perché le fettucce bianco-rosse tirate in fretta sotto le volte dell'ospedale per "indirizzare" gli accessi li costringa a un giro dell'oca improvviso per entrare nell'ambulatorio.
Qualcuno passa dalla piazza e solleva il bavero della giacca mettendoselo sulla bocca e dicendo "non si sa mai", operai di un vicino cantiere scendono dalle impalcature e sostano a guardare curiosi i giornalisti che guardano la tenda vuota di pazienti e di medici.

Anche i volontari delle ambulanze paiono un po' spaesati. Alcuni equipaggi viaggiano senza mascherina, altri l'hanno legata al collo e altri viaggiano con la mascherina sulla bocca.
"No ma lui ha battuto solo la testa in terra mentre era in banca" dice un volontario rivolgendosi ai giornalisti che corrono a fotografare la lettiga che scende dalla vettura solo perché gli altri due addetti hanno la mascherina calata sulla bocca.

La psicosi c'è e serpeggia silente come questo virus misterioso.
La riunione da cui dovrebbe scaturire la nota stampa è in ritardo di almeno mezz'ora. La preoccupazione di tutti è che la nota stampa si sovrapporrà con la comunicazione ufficiale nazionale di Borrelli. In realtà non un ritardo ma una precisa volontà non da tutti colta.

E mentre si chiacchiera e discute di tamponi, virus, tempi d'attesa etc... a tutti sfugge che, proprio davanti alla stampa passa, anonimo, uno dei massimi rappresentanti di malattie infettive della nostra Ausl che giusto dalla riunione sta uscendo.
Lo riconosco, lui mi conosce, lo prendo sotto braccio lo accompagno un po' per strada. Lui sorride sapendo bene che l'ordine è "bocche cucite" ma la domanda che gli faccio è banale nella sua semplicità. Cosa possiamo dire e scrivere per aiutarvi?

"Limitare la psicosi, contenere i toni e dire forte che si tratta di poco più di un'influenza".

E mentre in piazza i colleghi si allontanano chi verso la redazione, chi verso la Regione "dove comunque non ci faranno entrare", lasciamo la piazza al collega in cerca di scoop. "Vorrei solo intervistare una delle persone in quarantena a casa" afferma fiero nella certezza di non essere il solo giornalista ad avere quel desiderio.

La realtà è che lasciamo la piazza alla psicosi dei social. Dei tanti casi come quello della signora del treno virulenta e fuori di testa che voleva essere ricoverata Milano, che era stata al carnevale di Venezia e che tossiva come una forsennata tanto da essere stata chiusa nel treno in attesa dell'ambulanza.
La fake si è sciolta come neve al sole, anche se le smentite non sono materia social E con essa al sole si sciolgono le tante certezze del "contagio per fare like sui social" di tanti reporter improvvisati di passaggio che ammettono di essere lì solo per "postare" e diventare "virali". Come se la parola virale fosse opportuna....







































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