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L’era del trumpismo (forse) non è ancora tramontata. Una analisi degli scenari in Usa.

Un contributo del nostro giovane giornalista Paolo Maurizio Insolia

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Donald Trump Donald Trump © Pixabay
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Il nuovo editoriale del nostro giovane giornalista Paolo Maurizio Insolia prende in esame la situazione politica degli Stai Uniti d'America: L’ex presidente degli Stati Uniti ha annunciato di volersi candidare alle presidenziali del 2024, ma i sondaggi lo danno per sfavorito. I megalomani come Donald J. Trump detestano la sconfitta, e la rifiutano invocando brogli e piazzando in campo tutti i mezzi a loro disposizione per ribaltarla (si vedano le vicende ancora da chiarire in merito all'assalto a Capitol Hill, sede del governo statunitense a Washington, dopo la vittoria di Joe Biden alle presidenziali del 2020). Ma c’è qualcosa di ancora più amaro che, a causa della loro natura espansiva e dominatrice, non riescono proprio ad accettare: l’uscita di scena, specialmente se conseguente a una partita persa. In altre parole, la sconfitta radicale.

Trump è sempre stato un vincitore. Sì, non tutti gli investimenti che ha compiuto sono andati a buon fine, e nel corso della sua lunga carriera imprenditoriale molte sue attività hanno dichiarato fallimento, tuttavia il suo patrimonio personale, che ammonta a circa sette miliardi di dollari, lo rende uno degli uomini più ricchi del pianeta. La storia economica ci insegna che chi possiede capitali iniziali, e Trump è uno di questi, parte avvantaggiato. Ricchezza crea ricchezza, aveva desunto l’acuto osservatore Marx, e se i tuoi antenati erano colossi dell’imprenditoria - Fred Trump, padre di Donald, fu un ricco e famoso imprenditore del settore immobiliare - qualche investimento sbagliato non ti farà sprofondare nel baratro della povertà. Oltre a riciclarsi, la ricchezza fornisce all’uomo ciò che la sua natura intrinseca gli fa bramare più di ogni altra cosa, e che i saggi di ogni tradizione insegnano a rifuggire in quanto superflua per la maturazione interiore: il potere.

“Brogli, nient’altro che brogli.” Con queste parole Trump commentò la sconfitta subìta alle elezioni presidenziali del 2020 contro il candidato democratico Joe Biden, dando inizio alla più difficile transizione presidenziale della storia del paese. Trump non aveva alcuna prova per proclamare accuse così pesanti, ma secondo la sua visione del mondo, in cui il conto in banca stabilisce il valore di una persona, un semplice politico semisconosciuto lontano dagli ambienti capitalistici d’America come Biden non poteva avere alcuna chance di trionfare su di lui, l’uomo forte portavoce dell’America che conta, simboleggiata dal libero mercato, dalla proprietà privata, dall’uomo bianco repubblicano e dai colossi tecnologici della Silicon Valley.

Trump si ricandiderà nel 2024 per dimostrare che il bene è destinato a trionfare sul male, ma come tutti sanno il confine tra i due emisferi è sottile come un foglio di carta. Teologi e filosofi di tutti i tempi hanno versato fiumi di inchiostro sulla questione, ma gli individui come Trump, profeti manichei al servizio del bene, hanno le idee chiare su chi e cosa rappresenta la malvagità. Per Trump, e per una parte non indifferente di suoi elettori, i malvagi sono gli esponenti del Partito Democratico americano.

I politici democratici vengono accusati di attentare alla cristianità, e generalmente le destre, essendo conservatrici, si pongono come obiettivo il mantenimento delle tradizioni nella loro radicalità, dimenticando le basi fondanti della religione cristiana, ossia l’uguaglianza sociale, l’accoglienza, il rifiuto di ogni forma di violenza e la tutela ambientale. Su quest’ultimo punto Papa Francesco insiste dall’inizio del suo mandato.

La destra repubblicana statunitense ha sempre privilegiato il ceto medio-alto della popolazione, e le misure di welfare state sono sempre state attuate dalla sinistra democratica. Durante i quattro anni alla Casa Bianca, Trump ha cercato di abolire l’Obamacare, la riforma sanitaria voluta dal suo predecessore Barack Obama, che consente a milioni di cittadini a basso reddito di godere di una copertura sanitaria.

In materia di accoglienza, o dovremo dire di non accoglienza, Trump ha promesso la costruzione di un muro lungo tutto il confine con il Messico, con l’intento di abbattere l’immigrazione proveniente dai paesi dell’America Latina. In materia ambientale ha stralciato l’Accordo di Parigi sul clima, trattato internazionale che impegna gli stati firmatari a limitare le emissioni di gas serra nell’atmosfera, i cui maggiori responsabili sono i combustibili fossili. Il motivo è evidente: le imprese energetiche rendono gli Stati Uniti il paese con il più alto PIL al mondo, quanto basta perché godano della strenua difesa di Trump.

Sulla questione armi l’ex presidente repubblicano ha dichiarato che non ne avrebbe limitato la diffusione, e che per sventare le stragi nelle scuole bisognerebbe armare gli insegnanti. L’idea di fondo è che per abbattere la violenza è necessaria altra violenza. Ma non era porgi l’altra guancia?

Oltre ai suddetti motivi ideologici, i politici democratici sono stati accusati di far parte di una setta di satanisti pedofili capeggiati da Hilary Clinton, moglie dell’ex presidente statunitense Bill Clinton, sconfitta alle presidenziali del 2017 proprio da Donald Trump. Chi ha diffuso questa notizia così infamante tanto quanto fantasiosa è QAnon, un gruppo di estrema destra che si diletta nel mettere in guardia i cittadini statunitensi dalle cospirazioni dei governatori democratici, intenzionati a instaurare un regime di terrore antireligioso e anticapitalistico. Secondo QAnon, Trump è l’unico che può evitare una simile catastrofe, e infatti il gruppo è uno dei suoi maggiori sostenitori. Durante un’intervista, alla domanda “Cosa ne pensi del fatto che QAnon ti veda come colui che sta salvando segretamente il mondo da questo culto satanico di pedofili e cannibali?”, Trump ha risposto: “Dovrebbe essere una cosa buona o cattiva?” L’ex presidente non ha avvertito di stare alla larga da realtà così malsane, ma ha fatto intendere che non è necessario preoccuparsi. In fondo la sua filosofia si basa sul punteggio: non importa chi si nasconde dietro l’abito e la maschera, se mi appoggia e mi fa alzare di livello è un ospite gradito alla mia mensa.

Alle elezioni di metà mandato i democratici hanno conservato la maggioranza al Senato, mentre la Camera è stata conquistata dai repubblicani, ma con un risultato peggiore del previsto. La conferma è arrivata con i risultati di Nevada e Georgia. All’interno del Partito Repubblicano i malumori cominciano a farsi pesanti, e in molti si chiedono se non sia meglio che Trump lasci la guida del partito a una figura più morigerata nell’esprimersi e moderata nelle idee. Dalle sue ultime dichiarazioni, Trump non sarebbe disposto a farsi da parte, e più fonti scrivono che presto annuncerà la sua candidatura alle presidenziali del 2024.

L’atteggiamento sfacciato del trumpismo va a braccetto con la sua idea economica di liberismo estremo e con la profonda indifferenza nutrita nei confronti della salute della collettività e del globo: tasse e welfare inesistenti e potere assoluto alle imprese, libere di compiere ogni nefandezza nei confronti dell’ecosistema, in linea con il motto ciò che conta è fatturare. Basti ricordare il via libera che Trump dette alla costruzione dell’oleodotto Dakota Access nel 2017, noncurante dei gravi problemi che avrebbe potuto arrecare ai nativi Sioux: in caso di danneggiamento l’oleodotto avrebbe potuto inquinare la loro unica riserva di acqua, il fiume Missouri.

Lo stato idealizzato da Trump è parimenti individualista e egoista, in cui si è liberi di fare e dire ciò che si vuole senza temere l’intervento di alcuna autorità - ovviamente ciò non vale per i criminali comuni: con Trump alla presidenza le condanne a morte sono lievitate -. Gli auguri al presidente Putin nel bel mezzo della guerra tra Russia e Ucraina per il suo settantesimo compleanno proiettati sulla Trump Tower a Manhattan ne sono una concreta dimostrazione.

Per affermarsi di nuovo, il trumpismo ha bisogno di individui senza una coscienza collettiva, che necessitano di una figura nerboruta che promette libertà in cambio di un voto. I sondaggi ufficiali dicono che il bacino elettorale di Trump si sia ridotto negli ultimi anni, ma per scongiurarne il ritorno alla Casa Bianca c’è bisogno di una coscienza diversa, in cui il trionfo personale venga subordinato al benessere di tutti, ambiente compreso.
Paolo Maurizio Insolia

 

 

 

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