Opere dei Chini anche a Rovigo. Info... © n.c.
Dall’amico Pier Lodovico Chini, figlio del prof. Tito (1898-1947), per oltre 20 anni direttore artistico della rinomate Manifatture Chini “San Lorenzo” di Borgo San Lorenzo (sostituì il cugino Galileo che si ritirò a Firenze), grande, illustre e rinomato artista, riceviamo una lunga e meticolosa nota storica del Palazzo delle Poste di Rovigo, da parte di Giovanna Bordin e Davide Zagato, i quali ripercorrono la storia architettonica, urbanistica ed artistica di questo monumentale palazzo, scoprendo appunto che nel tempo ci avevano lavorato i Chini e in modo particolare il Prof. Tito Chini di Borgo San Lorenzo. Nessuno sapeva l’esistenza di questi lavori “chiniani” e quindi ecco il motivo dell’amico Pier Lodovico Chini di portarci gentilmente a conoscenza di questa ulteriore ed inedita scoperta degli insigni artisti mugellani e di questo lo ringraziamo sentitamente. Ed a questo proposito una emittente televisiva di ordine nazionale giunta nel Mugello a scoprire e riscoprire le bellezze, naturali, paesaggistiche, storiche, culturali, culinarie ed artistiche del territorio, si è soffermata a lungo sulle Ceramiche “Chini San Lorenzo”. Ecco uno stralcio della lunga relazione degli autori sopracitati. “ - ..…..il Palazzo è ricco di opere d’arte di vario genere e qualità. Opere di artisti locali insieme ad opere di artisti rinomati cui venne conferito l’incarico attraverso concorso o direttamente dal progettista che - avendone la direzione artistica – poteva decidere liberamente sulla decorazione: lo scultore Prof. Giuseppe Milani di Monselice per le sculture esterne; la ditta Pio Ansaloni & Figli di Modena per gli stucchi interni; la Società Anonima Ceramica Ligure per le pavimentazioni a mosaico in grès e porcellana; i fabbri rodigini Celio Ricchieri e Businaro per il ferro battuto; la Ditta Feltrinelli e Donzelli di Milano per i serramenti interni e le lanterne in bronzo; spicca su tutti il rinomato marchio internazionale della Manifattura Fornaci di San Lorenzo nel Mugello per le vetrate ed i velari artistici. Tra gli interni più espressivi del palazzo, sicuramente si distingue l’àtrio coperto o vestìbolo del piano terra: a pianta esagonale, è caratterizzato da due portali voltati a tutto sesto su colonne in marmo aurisino di ordine tuscànico ed è articolato da pareti scandite alternativamente da lesene, da paraste, da finestrature, da porte, da nicchie per sculture e da rivestimenti in marmo; nella parte superiore, un fregio con mètope in stucco, raffiguranti alternativamente il volto di Mercurio e i fasci littori (i fasci littori sono stati eliminati nel 1943). Il pavimento in mosaico a piccole tèssere quadrate presenta al centro una decorazione dal tema floreale, ripresa probabilmente dall’Ara Pacis Augustae, mentre lungo il perimetro appare una greca stilizzata nei colori del bianco, nero, giallo ocra e rosso scuro. Il vestìbolo è direttamente collegato ai livelli superiori dallo straordinario scalone in marmo lucidato di Chiampo, che occupa la sala contigua a tripla altezza, un glissando infinito di gradini in marmo autoportanti a sbalzo, dove ogni singolo elemento è costituito da un unico blocco lapideo.Dal vestìbolo si accede direttamente nel salone esagonale per il pubblico: anche qui l’architettura d’interni è ritmata da lesene, da paraste e dai pilastri centrali conclusi da volte ad arco, che dividono lo spazio in due aree distinte: una prima - centrale - separata dagli sportelli in marmo scolpito, dalla seconda detta retrosportelleria destinata agli operatori. L’intero spazio è coperto ed illuminato zenitalmente, da velari in vetro policromi; un velario di forma esagonale insiste sopra lo spazio centrale mentre due rettangolari insistono sulle postazioni degli operatori. I velari sono composti da tèssere o riquadri con raffigurazioni policrome ispirate alle decorazioni antiche a grottesche, i temi tradizionali comprendono puttini e vasi ornamentali circondati da fitti racemi vegetali. Il velario principale a forma esagonale è attualmente mancante del tondo centrale - che in questa sede abbiamo recuperato in una fotografia d’epoca - eliminato nel ’43 poiché raffigurava lo stemma dello Stato16 insieme con lo scudo dei Savoia sostenuto dai fasci littori.Tutte le vetrate artistiche all’interno del Palazzo sono state commissionate alla Manifattura Chini di Borgo San Lorenzo17, firmate "Fornaci S. Lorenzo Mugello Italia Chini e C." e accompagnate dal marchio della manifattura, la graticola inscritta nel cerchio18, simbolo di San Lorenzo martire, patrono del paese di origine della famiglia Chini. La Manifattura mugelliana, oggetto di innumerevoli studi e pubblicazioni scientifiche in tutto il mondo, non ha evidentemente necessitàdi presentazioni, tuttavia, è necessario sottolineare che - sebbene vi sia il marchio della nuova manifattura fondata nel 1906 da Galileo Chini (1873-1956) insieme al cugino Chino (1870-1957) - tali vetrate sono da noi attribuite senza dubbio a Tito Chini (1898-1947), figlio di Chino, che dal 1925 ne assume la Direzione Artistica. Ad avvalorarne l’attribuzione, oltre che l’analisi comparativa con altre vetrate artistiche, è nostra recente scoperta - inedita e pubblicata in anteprima – il disegno preparatorio a china ed acquarello su carta per le tèssere dei velari relativi al salone del piano terra di Tito Chini, conservato dal figlio, Pier Lodovico Chini. Da questo disegno è stato ricavato lo spolvero, successivamente dipinto su vetro ed infine cotto in forno e riprodotto innumerevoli volte. Nel corridoio al primo piano, sono state conservate le due finestre originali: le specchiature sono quelle d’epoca, le raffigurazioni policrome sono ispirate alle decorazioni antiche a grottesche. Nel secondo piano, da segnalare il salone a pianta esagonale, in origine utilizzato per riunioni e per le conferenze del dopolavoro, dove si possono ammirare il pavimento a mosaico ed alcuni arredi in legno….-“. Dato che siamo in tema Chini, a cura del prof. Piero Pacini di Firenze, è stata presentata una bella monografia su Galileo Chini, a cui abbiamo dato anche il nostro modesto contributo iconografico e fotografico, monografia che è stata presentata all’Antella, dove il grande maestro mugellano, riposa nella Monumentale Cappella di Famiglia al cimitero della Misericordia dell’Antella ovviamente tutta decorata, ornata ed ingentilita dalle opere chiniane. Di questo nuovo volume su Galileo Chini avremo modo e tempo per riparlarne, ma in questo contesto il prim’attore è e resta Tito Chini, un grande artista, una emerita personalità, ma non ancora del tutto riabilitata, visto e considerato che la grave colpa per i benpensanti e per i voltagabbana dell’ultima ora, durante il famigerato “ventennio” è quella che Tito Chini restò fedele al suo credo, ma con grande onesta intellettuale, oltre che civile, sociale e cristiana. Quando una persona è “grande” resta grande sempre: in tutti i periodi, in tutte le ideologie, in tutti i tempi. E Tito è stato un “grande”! Foto 1 (in alto un particolare e qui sopra): Il Palazzo Monumentale delle Poste e Telegrafo di Rovigo decorato da Tito Chini. Foto 2 (qui sopra): Alcune vetrage “chiniane” nel salone delle operazioni. Foto 3 (qui sopra): Il logo in fondo a destra di una opera “chiniana”;si legge: Fornaci San Lorenzo Chini & C. Mugello/Italia “ Foto 4 (qui sopra): Una significativa immagine di Tito Chini, il primo a destra, durante l’esposizione internazionale di Anversa nel 1930. (Archivio A.Giovannini)


