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Pignoramento, ora non serve passare dal giudice: ti arriva direttamente questa lettera

Il Senato approva una legge che elimina il controllo del magistrato: ora sarà il legale del creditore a intimare il pagamento

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Il Senato approva una legge che elimina il controllo del magistrato: ora sarà il legale del creditore a intimare il pagamento, con il rischio di mettere in crisi il diritto di difesa dei cittadini.

Il disegno di legge 978, approvato dalla Commissione Giustizia del Senato, introduce una svolta destinata a cambiare in profondità il sistema di recupero crediti in Italia. La riforma elimina il controllo del magistrato e affida al legale del creditore il potere di emettere un’intimazione di pagamento che, trascorsi quaranta giorni senza opposizione, acquisisce valore esecutivo pieno. Un cambiamento che promette efficienza ma solleva allarmi su un possibile squilibrio tra le parti e sul rischio di compromettere il diritto di difesa.

Come funzionava prima: il filtro del magistrato

Nel sistema attuale, chiamato procedimento monitorio, il creditore deve presentare ricorso al giudice civile, allegando prove documentali che dimostrino l’esistenza del credito. È poi il magistrato a valutare la fondatezza della richiesta e, se i requisiti legali sono soddisfatti, emette il decreto ingiuntivo. Questo documento ordina al debitore di pagare entro un termine stabilito e diventa esecutivo solo se non viene presentata opposizione.

Come funzionava prima: il filtro del magistrato - okmugello.it

La presenza del giudice non è solo un passaggio burocratico: rappresenta un filtro di imparzialità che tutela entrambe le parti. Anche se il controllo è prevalentemente formale, garantisce che l’atto parta da un’autorità terza e non da una figura coinvolta direttamente nel rapporto economico. Il magistrato, come previsto dall’articolo 633 del Codice di procedura civile, verifica che ci siano prove reali e documentate, riducendo il rischio di abusi o pretese infondate.

Questa garanzia, consolidata negli anni, ha reso il procedimento monitorio uno strumento riconosciuto di equilibrio tra diritti dei creditori e tutele dei debitori. La nuova legge, però, stravolge questo schema e sposta il baricentro verso la rapidità e la semplificazione, mettendo in secondo piano le verifiche preliminari.

La nuova procedura e le reazioni dei consumatori

Con la riforma approvata, l’avvocato del creditore potrà notificare direttamente un’intimazione di pagamento che, se non contestata entro quaranta giorni, diventa automaticamente titolo esecutivo. Significa che il creditore potrà avviare pignoramenti di beni, conti o stipendi senza alcuna valutazione preventiva da parte del giudice. In pratica, l’avvocato assume un ruolo che fino a oggi spettava esclusivamente alla magistratura.

Il governo giustifica la scelta come misura necessaria per decongestionare i tribunali civili, ridurre i tempi dei procedimenti e semplificare il recupero dei crediti. Ma le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme. Antonio Tanza, presidente di Adusbef, parla di “rischio concreto per il diritto di difesa”, denunciando che un atto redatto da un avvocato e strutturato come un provvedimento giudiziario possa ingannare molti cittadini, inducendoli a pagare anche quando la richiesta non è fondata.

Secondo Tanza, il problema principale è la percezione: un documento che somiglia a una sentenza può far credere a chi lo riceve di non avere margine di difesa, spingendo a cedere per paura di ulteriori conseguenze. Per questo motivo, Adusbef propone correttivi chiari: un frontespizio trasparente, che specifichi che l’atto non proviene da un’autorità giudiziaria, e un linguaggio semplice che indichi chiaramente i diritti del debitore e le modalità di opposizione.

Tra le altre richieste figura anche l’obbligo di indicare il foro competente (cioè il tribunale del luogo di residenza del debitore) e di allegare un piccolo vademecum informativo con i contatti di sportelli di assistenza legale gratuita. In casi eccezionali, come la presenza di clausole abusive o pratiche scorrette, Adusbef chiede che sia possibile presentare opposizione tardiva, sospendendo ogni azione esecutiva fino al giudizio.

L’obiettivo, secondo le associazioni, non è rallentare la procedura ma garantire che l’accelerazione della giustizia civile non avvenga a scapito dei diritti dei più deboli. La preoccupazione è che un sistema pensato per alleggerire i tribunali finisca per spostare il peso sul cittadino, costretto a difendersi da solo in tempi strettissimi e con strumenti limitati.

A oggi il disegno di legge 978 è in attesa del voto definitivo alla Camera, ma già divide esperti e operatori del diritto. C’è chi vede nella riforma una modernizzazione necessaria e chi teme che, nel nome della velocità, si stia cancellando un principio cardine: quello del giusto equilibrio tra potere e garanzia.