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Reggio Children e la Fondazione Malaguzzi

Esiste una città attenta ai Diritti dei Bambini, e perché? 


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1990 Luciano Corradini, David Hawkins, Loris Malaguzzi, Paulo Freire, Andrea Canevaro, Mario Lodi. 1990 Luciano Corradini, David Hawkins, Loris Malaguzzi, Paulo Freire, Andrea Canevaro, Mario Lodi. © NC
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Provo a raccontarvi la storia di una comunità italiana: Reggio Emilia ha sviluppato, dal post II guerra mondiale in poi, un approccio sistemico intorno ai bambini e le bambine. Moltissimi cittadini hanno cercato insieme di costruire un sistema nel fare scuola della prima infanzia stimato e seguito a livello internazionale, vediamo come. 
Chi avrebbe immaginato di sostenere che un sistema educativo italiano potesse superare per innovazione la stessa Maria Montessori? 
Il pedagogista Loris Malaguzzi, e tutto il suo Team educativo, è riuscito a rendere importante in tutto il mondo un nuovo approccio educativo, quello chiamato “Reggio Children Approach”. Pensate, pure Newsweek, settimanale newyorkese fondata nel 1933, ha citato la scuola dell’infanzia Diana, rappresentativa di tutti i nidi e le scuole di Reggio Emilia, come il sistema educativo più avanzato al mondo. 

Erano gli anni ’90 ed era un periodo di pieno sviluppo di una città che sapeva fare ricerca pedagogica e la poteva fare dialogando con i massimi esperti a livello internazionale. Reggio Emilia è diventata il fulcro di conferenze e dibattiti con molti professionisti che studiano buone prassi educative per lo sviluppo evolutivo dell’individuo: Howard Gardner, David Hawkins, Jerome Bruner, Paulo Freire, Andrea Canevaro, Mario Lodi, Gianni Rodari, Bruno Ciari e molti altri.
La crescita, e perfino la consapevolezza del patrimonio che hanno saputo creare, ha portato alla nascita della “Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi” proprio per promuovere i principi e il metodo reggiano nel mondo.

Ma facciamo un passo indietro per comprendere la storia delle scuole dell'infanzia comunali di Reggio Emilia e come sono profondamente intrecciate con la vita e il pensiero di Loris Malaguzzi. Nasce il 23 febbraio 1920. Cresciuto a Reggio Emilia dove ha frequentato il liceo classico dell'Istituto Magistrale, si è laureato in Pedagogia all'Università di Urbino nel 1946 e fin da giovanissimo partecipa a incontri di pedagogia fuori dall’Italia. Il suo interesse e la solidarietà per le persone di ogni genere e la grande attenzione data all'infanzia ha avuto effetti profondi sulle sue scelte e sul suo pensiero. Fa molte esperienze educative e nei primi anni '60 Malaguzzi fu chiamato a collaborare al nuovo progetto educativo delle scuole dell'infanzia comunali e contribuì a rendere le scuole luoghi di sperimentazione e innovazione.
Nel 1976 Malaguzzi diventò Direttore della rivista per la prima infanzia “Zerosei” (dal 1985 il nome cambia in “Bambini”) un luogo aperto sulla politica educativa nazionale.
Nel corso degli anni '80 il pensiero di Loris Malaguzzi si sviluppa, diventa sempre più pensiero collettivo del progetto educativo reggiano – pensiero che evolve con molte sfumature, insieme a pedagogisti, insegnanti, atelieristi, cuochi, personale ausiliario e genitori.

Quale fu la rivoluzione copernicana che misero in atto?
Le donne hanno avuto un ruolo fondamentale in questa storia e in particolare le atelieriste.

Ma chi erano le figure che ricoprivano questo ruolo?
Partiamo da raccontare cosa sono gli atelier. Sono ambienti che promuovono conoscenza e creatività, suggeriscono domande e generano evocazioni. Sono la bellezza che produce conoscenza e viceversa, sono luoghi dove si mettono in scena “i cento linguaggi”. Sono spazi che si sviluppano nel concetto “artistico” di arredo e delle strumentazioni dei nidi e dalle scuole dell'infanzia comunali di Reggio Emilia. Non sono solo luoghi fisici, gli Atelier sono una modalità e una parte integrante dei vari progetti educativi. Pertanto, colei o colui che decide di seguire questa professione deve avere, come filo conduttore, la competenza e la passione artistica, sviluppare uno sguardo divergente che sappia offrire una visione allargata. Dal loro successo e funzione integrante gli Atelier sono stati destinati anche ad attività dedicate agli adulti.

Vea Vecchi, una delle prime atelieriste delle scuole di Reggio, si diplomò all'Accademia di Belle Arti di Modena, introdusse la “teoria dei cento linguaggi”, tema riconosciuto come il manifesto pedagogico del Reggio Emilia Approach. 

Definire “linguaggi” quelle che generalmente vengono chiamate discipline, è una scelta che consente di confermare che ogni essere umano ha una dotazione biologica che si sviluppa e si potenzia nell’incontro con gli altri bambini e adulti e con il mondo. Una naturale capacità di comunicazione che si raffina tramite la relazione con l’altro.

I “cento linguaggi” sono una metafora delle straordinarie potenzialità dei bambini, dei loro processi conoscitivi e creativi con cui manifestano la loro vita e costruiscono la conoscenza. È compito del nido e della scuola dell'infanzia valorizzare con pari dignità tutti i linguaggi verbali e non verbali. 

I bambini possiedono cento linguaggi, ovvero: cento modi di pensare, di esprimersi, di comprendere, di incontrare l'alterità attraverso un modo di pensare che intreccia e non separa le diverse dimensioni dell'esperienza. 

Vea Vecchi, attualmente è consulente scientifico di Reggio Children, nel 2001 ha ricevuto la Laurea honoris-causa in Visual Art presso l'University of Art and Design (UIAH) di Helsinki, Finlandia. 

Vediamo adesso i 3 obiettivi educativi dell'approccio Reggio Children:

  • i bambini sono costruttori attivi delle proprie conoscenze, guidati dai propri interessi, si esprimono con “100 linguaggi”;
  • la conoscenza di sé e del mondo avviene e passa attraverso le relazioni con gli altri;
  • gli adulti sono sostenitori e guide nel processo di apprendimento.

Infatti, la priorità del Centro Internazionale Loris Malaguzzi è di offrire contesti culturali dove dar voce ai diritti e alle potenzialità dell’infanzia. L’esperienza pedagogica reggiana ha permesso di costruire un calendario annuale di opportunità formative, occasioni di approfondimento intorno all’educazione e al “fare scuola”.

Fin dal suo mandato professionale nel Comune di Reggio, Malaguzzi aveva attivato il confronto tra il solidarismo emiliano e le tecniche innovative affinché il bambino non venisse educato solo a ubbidire e frenato nella sua curiosità. Educare è un processo di coscienza della propria personalità e un approccio per sviluppare più linguaggi affinché lai crescita sia più possibile creativa e generativa. 

Molti conoscono il libro “La grammatica della fantasia” di Gianni Rodari e non tutti sanno che nacque proprio dall'incontro con Loris Malaguzzi nel 1972. Ambedue riconoscevano nei bambini la straordinaria potenzialità di apprendimento grazie all’incessante scambio con il contesto culturale e sociale di cui fanno parte. Ogni bambino, individualmente e nelle sue relazioni con il gruppo, è un costruttore di esperienze a cui è capace di attribuire senso e significato. Ogni bambino è soggetto di diritti. 

Una costante del sistema reggiano è la documentazione che costruisce la visibilità degli apprendimenti dei bambini e la riformulazione dei saperi. È una ricerca continua, è un atteggiamento necessario per interpretare la complessità del mondo, è un potente strumento di rinnovamento dell'educazione. Infatti, possiamo affermare che alla base della qualità professionale, l’elemento garante dell'innovazione pedagogica, coesiste la ricerca-azione come parte integrante delle teorie e delle pratiche educative, perché rende visibile la natura degli apprendimenti, sia del soggetto che del gruppo, proprio per la condivisione dell’esperienza educativa.

La progettazione della didattica, degli ambienti, della partecipazione, della crescita professionale del personale, è realizzata attraverso la stretta partecipazione, un’azione costante, senza programmi predefiniti. L’organizzazione complessiva costruisce una rete di responsabilità condivise a livello amministrativo, politico e pedagogico. Particolare rilevanza assumono le condizioni di lavoro e le forme contrattuali che favoriscono la stabilità, la continuità e il senso di appartenenza.

Una caratteristica dei nidi e delle scuole dell’infanzia reggiane è l’organizzazione degli spazi interni ed esterni, progettati e organizzati in forme interconnesse, spesso sono strutturati affinché bambini e adulti convivino nello stupore e nella bellezza. L'ambiente interagisce, si modifica e prende forma in relazione ai progetti e alle esperienze di apprendimento, in un dialogo costante tra architettura e pedagogia. La cura degli arredi, degli oggetti e degli spazi è un atto educativo che genera benessere psicologico, senso di familiarità e appartenenza, senso estetico e piacere dell'abitare.

Nel riassumere il loro sistema educativo possiamo riconoscere che sanno:

  • diffondere un’idea forte dell’infanzia, dei suoi diritti, delle sue potenzialità e risorse ancora non conosciute ed eluse; 
  • valorizzare i temi della ricerca, dell’osservazione, della documentazione del pensiero, delle idee, delle ipotesi, delle teorie dei bambini;
  • promuovere studi, ricerche e sperimentazioni attorno ai temi dell’educazione, privilegiando i temi dell’apprendere attivo, costruttivo e creativo dei bambini e delle bambine;
  • qualificare una più avanzata professionalità e cultura degli insegnanti e in generale degli operatori dei servizi all’infanzia e alla famiglia, attraverso la realizzazione di interventi di formazione.

Ho avuto la fortuna, già dal 1999, di partecipare a seminari e workshop di Reggio Children e con orgoglio ho aiutato e gestito il loro progetto ReMida a Borgo San Lorenzo. Grazie all’ex sindaco, Giovanni Bettarini, e grazie a due educatrici pioniere e impiegate comunali, Grazia Gabellini e Sandra Prunecchi, abbiamo inaugurato il “Centro di riuso creativo ReMida” nel 2010. Per oltre 10 anni, ho supportato il progetto come coordinamento pedagogico. È stato per me un momento entusiasmate che mi ha permesso di progettare moltissimi interventi educativi con altri professionisti come Maurizio Fusina e altre educatrici e artisti, per offrire alla comunità (e non solo) momenti di sperimentazione gioiosa e solare e soprattutto di indagare la materia di scarto, recuperata dalle aziende.
ReMida è un progetto che permette di riflettere su come riciclare materiale in disuso e attraverso la creatività proporre progetti e istallazioni principalmente per bambini ma in definitiva per tutti.

E per concludere, mi auguro di vedere sempre più scuole per l’infanzia in grado di portare avanti i valori che l’approccio di Reggio Children ha costruito e posso suggerire, per chi come me si occupa di pedagogia, di rinnovare nell’azione quotidiana uno sguardo capace di esplorare e facilitare “atti educativi da 0 a 99 anni”.

Poi se, ami ascoltare PODCAST qua un episodio sull’approccio reggiano inserito nella serie “Pedagogia 0-99”

e se, trovi interessanti i TEDx Talk puoi vedere Vea Vecchi presentare il “Reggio Children, o dei 99 linguaggi da restituire ai bambini”:

e ancora, se vuoi entrare in contatto con la Fondazione Reggio Children https://www.frchildren.org/it e scoprire di cosa fa ReMida guarda qua https://www.remida.org/ consiglio la lettura del libro “I cento linguaggi dei bambini. L'approccio di Reggio Emilia all'educazione dell'infanzia” lo puoi trovare qua: https://amzn.to/3JdMhmo

 

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