Boxe. Lenny Bottai dal Mugello al titolo intercontinentale © n.c.
Ecco di seguito un articolo su Bottai pubblicato nel 2008:
In pochi anni dagli altari alle polveri e risalita: la rivincita di un'esistenza quasi romanzesca. Il 7 marzo 2008 Lenny Bottai al “Pala Macchia” di Livorno affronterà lo slovacco Jan Mazur, giovanissimo, passato professionista nell'aprile 2007. Assistito da Gabriele Sarti che ha creduto in lui e lo ha ricostruito come atleta e come boxeur oltre che dal procuratore Sergio Cavallari.
Galleria fotografica
Lenny Bottai è nato a Livorno il 15 luglio del 1977. Dal 1999 è rimasto inattivo fino al 2005.
Dal marzo del 2007 ha aperto una collaborazione col maestro Gabriele Sarti e Lenny Bottai è passato alla Boxe Mugello, la quale gli ha pianificato il passaggio al professionismo dopo uno splendido ultimo anno da dilettante con i colori della società mugellana.La categoria “light middleweight” dove Lenny Bottai è naturalmente inserito è una delle più difficili in assoluto: 1019 pugili professionisti in attività in tutto il mondo, graduatoria assoluta dominata dal ventinovenne Cory Spinks (USA – Professionista dal 1997 - 40 combattimenti: 36 (11) vittorie, 4 (1) sconfitte e nessun pareggio). In Europa 275 pugili in attività e Lenny Bottai è 243°, graduatoria dominata dal trentunenne Sergiy Dzinziruk (Ucraina – Professionista dal 1999 – 34 combattimenti e altrettante vittorie di cui 22 prima del limite.
In Italia 19 pugili professionisti in attività, graduatoria dominata dal trentottenne pugliese Michele Piccirillo (Professionista dal 1992 – 52 combattimenti in carriera: 48 (30) vittorie e 4 (1) sconfitte). Non è facile a trent'anni, quando ormai di vita davanti agli occhi te n'è passata.
Non è facile fare niente, neanche trovare un lavoro precario in un call-center, perché sei già vecchio e i contributi pesano, figuriamoci se è una passeggiata quando parliamo di sport, di una di quelle discipline, la boxe, capace di triturarti in qualsiasi momento. Lenny Bottai ce l'ha fatta.
Con la rabbia tra i denti, ai trentanni, è riuscito a strappare un contratto di quattro anni e a salire sul ring come professionista. Ha smentito - lui, testa ribelle e arguta - anche quelle regole che sembravano in dissolubili. Con una difficoltà in più, quella del suo recente passato a capo di quella che era la temutissima e incontrollabile curva Nord, quella delle “Bal”, un passato che in pochi del mondo benpensante gli hanno perdonato.
Lui però è andato ancora una volta contro la corrente, si è buttato in palestra, ha accantonato le sue vecchie esperienze, quelle di pugile dilettante e quelle di ultrà, è si è ributtato in palestra. Una metamorfosi ? No. Forse solo quello che era naturale fare: due cicli chiusi e la volontà di ricominciare. Dal professionismo.
Si è confessato davanti alle telecamere di “Boxe News” il Format televisivo prodotto dalla “Boxe Mugello” (Organizzatrice della serata livornese) e condotto da Ezio Alessio Gensini e Roberto Prezioso già in palinsesto in molte Tv locali a totale copertura della Toscana, Liguria, Umbria e parte del Lazio e delle Marche continua ad avere un notevole successo di pubblico e di critica, oltre che di consensi da parte del mondo della boxe (addetti ai lavori e giornalisti specializzati).
Lo speciale di “Boxe News” dedicato a Lenny Bottai a Granducato Tv di Livorno lunedi 3 marzo 2008 in seconda serata.
Perché questa lunga parentesi con la boxe? Non sarebbe stato più facile continuare?"Sicuramente sì, ma impulsività e orgoglio mi hanno spesso e volentieri fregato nella vita. Burocrazia, distrazioni e brutte esperienze, verdetti strani e imposizioni assurde, ma soprattutto la mancanza di una società pugilistica che riuscisse a tutelare e tenere a freno un ribelle com'ero io.
La mia esperienza è iniziata con una discussione con l'allora presidente regionale della FPI, che da campione toscano under 15 voleva impormi di tagliare i capelli (al tempo lunghi) per partecipare alle fasi nazionali ed è terminata a 22 con una squalifica per aver contestato un verdetto lanciando ai giudici l'accappatoio in segno di disapprovazione.
Da quel giorno mi sono sentito di lasciare e solo dopo tanto tempo ho capito di non aver fatto il mio gioco,ma quello di altri. Certe delusioni logorano e a 20 anni non si ha la maturità di trasformarle in stimoli.
È vero anche che combinavo danni, una volta vinsi un bel match per ko, qui a Livorno, il mio avversario si presentò 5 kg in più di me, ma fui bravo, il giornale non fece in tempo a mettermi su un articolo di boxe che il giorno dopo presi una diffida e rovinai tutto il parlare di me, anche se poi fui assolto".
La parentesi sulla balaustra dello stadio. Eri arrivato a pesare cento chili, lo sportivo Bottai era un ricordo. E' stato così?
"La balaustra più che una parentesi è stata una formazione che ha avuto inizio più o meno con lo sport, già dai tempi in cui il balconcino non esisteva.Con l'inattività poi ha prevalso il mangiare e il bere, che non mi dispiace, e le calorie non perdonano mai… Lenny sportivo era peggio che un ricordo. La boxe non riuscivo neppure a vederla in tv".
Quanto è stato difficile tornare a fare boxe dal punto di vista fisico?
"Con trenta chili in più addosso ti sembra di dover scalare l'Everest a ogni allenamento. Ma l'avevo presa talmente di punta che dopo sei mesi ero già pronto per il debutto a 73 kg, che feci nel maggio del 2005 vincendo a Modena".
L'ambiente del pugilato come ti ha accolto?
"Come nella vita, ci sono persone e persone. Sono subito rimasto sorpreso dal fatto che molte facce fossero sempre le stesse. C'è chi è rimasto contento, chi ha rosicato, criticato e guardato con diffidenza per il personaggio extraboxe. Diciamo che ho continuato a pagare sul campo il mio "io" nonostante mostrassi solo la voglia di boxare e di far bene. Ma a 30 anni è un'altra storia, sono vaccinato e andando avanti ho vinto il secondo round. Ora c'è il terzo".
Cosa ti aspetti per la serata del 7 marzo?
"Mi aspetto tanta emozione, tensione. A Livorno è sempre così. Io spero di ripagare la mia gente con una bella serata, spero che siano tutti lì con me, è fondamentale".
In curva dicono che ti fai vedere poco. E' stato un percorso naturale quello di scendere dalla balaustra?
"In realtà, spesso e volentieri sono fisicamente presente, anche se più defilato e con un ruolo indubbiamente diverso. Con le Bal per me si è concluso un ciclo, irripetibile per tanti motivi, ma seguire la partita dalla curva è imprescindibile, è li il cuore, anche se non c'è più tanto entusiasmo".


