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Firenze sempre più pericolosa. Un commento sugli ultimi avvenimenti e le possibili soluzioni

Un ciclista preso a calci e pugni, un passante accoltellato al volto e un diciassettenne aggredito. Cosa sta accadendo alla nostra città?


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Bliz Cascine spaccio Bliz Cascine spaccio © Foto cronache Germogli
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I tristi fatti di cronaca riportati dai quotidiani fiorentini non sono dissimili da quelli evidenziati dai giornali di qualunque altra città italiana; il problema della sicurezza pubblica non riguarda soltanto il capoluogo toscano - su cui mi focalizzerò in seguito - ma interessa gran parte, se non tutte, le grandi città italiane. A onor del vero bisogna dire che rispetto al passato siamo tutti più informati circa gli avvenimenti che accadono, sia a livello nazionale che locale - merito soprattutto dei social network -, e questo porta a sentirci sempre meno sicuri e impauriti.

L’impressione generale dei cittadini italiani è di vivere nel far west, ma in realtà furti, pestaggi, stupri e altre azioni deprecabili sono sempre accadute, solo che prima dei social e della conseguente informazione massiva il grosso della popolazione non ne era a conoscenza. Se non si leggeva il giornale o non si guardava il telegiornale si era ignari di tutto, a meno di non avere la fortuna di incrociare qualcuno che ci elencava i fatti del giorno, della settimana, del mese o addirittura dell’anno in corso. La cronaca locale poi era ancora più sconosciuta: un cittadino di Scandicci difficilmente veniva a conoscenza di un borseggio a Campo di Marte ai danni di un’anziana.

Fatta questa premessa, va detto che la sicurezza pubblica è un tema particolarmente dibattuto, diventata col tempo vessillo della destra e stigma della sinistra. Generalmente la destra sostiene che la sua controparte non faccia abbastanza per garantire la sicurezza dei cittadini, e che ci voglia maggiore durezza nei confronti di chi trasgredisce la legge e un aumento delle forze dell’ordine; viceversa la sinistra accusa la destra di non fare altro che montare accuse inesistenti, e afferma che non è con il pugno di ferro che si abbatte la criminalità, bensì con una distribuzione più equa della ricchezza e del benessere generale.

Io sono del parere che la verità stia nel mezzo. Innanzitutto: le città italiane sono davvero più pericolose rispetto a dieci anni fa, o è un’impressione che ci scaturisce dall’accesso a maggiori informazioni? Secondo il rapporto Censis del 2022, nell’ultimo decennio sono diminuiti gli omicidi, i borseggi, i furti d’auto, i furti in casa e le rapine, mentre sono aumentate le violenze sessuali e le estorsioni. In linea generale i reati sono in diminuzione; ad aumentare è invece la percezione degli italiani di non sentirsi al sicuro.

L’accesso a più informazioni gioca un ruolo cruciale. Ciò è un bene, dal momento che può incentivare ognuno di noi a rendere migliore la società. Ma è davvero tutto qui? E’ soltanto un problema di percezione distorta? Ovviamente no.

Negli ultimi anni stiamo assistendo all’aumento del fenomeno delle baby gang, gruppi di ragazzi - spesso minorenni - che compiono atti di microcriminalità. Un altro problema è il controllo di intere porzioni territoriali da parte di criminali stranieri. Un esempio emblematico è il Parco delle Cascine, un’oasi verde a due passi dal centro di Firenze, diventato una piazza di spaccio a cielo aperto. La gran parte degli spacciatori proviene dai paesi dell’Africa subsahariana, e si vende ogni tipo di droga, dalla marijuana all’eroina. I cittadini fiorentini sono esasperati da tale situazione. Oltre allo spaccio, la suddetta zona ha subito un incremento di aggressioni e minacce.

Riguardo alla questione dei territori controllati da extracomunitari e dei problemi che riguardano l’immigrazione italiana, non vorrei soffermarmi troppo sul fatto che si affronterebbe meglio con la revisione, o cancellazione, della legge sull’immigrazione Bossi/Fini - promulgata nel 2002 e tuttora in vigore - nata con l’intento di porre un freno all’immigrazione irregolare ma che in realtà non ha fatto altro che far lievitare il numero di immigrati clandestini, e con una riforma del trattato di Dublino, che impone al paese di primo approdo del migrante di occuparsi della sua accoglienza, inclusa la domanda d’asilo. Il trattato di Dublino sfavorisce i paesi dell’Europa del sud, dove approdano più migranti, e favoriscono quelli frugali del nord.

La legge Bossi/Fini, che porta il nome dei due firmatari di destra Gianfranco Fini e Umberto Bossi, all’epoca rispettivamente vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro per le Riforme istituzionali e la Devoluzione, è il principale motivo dell’aumento del numero di clandestini, e della loro difficoltà a inserirsi in società. Da una parte, la destra impone misure più pesanti nei confronti di chi delinque, ma dall’altra ha favorito l’irregolarità dei migranti, che si sono dovuti accontentare di lavori in nero e malpagati. La storia insegna che quando il lavoro manca, o è irregolare e paga troppo poco, la curva della criminalità si impenna.

La destra è per la soluzione rapida del problema, ma non ne va alla radice. Certamente non farebbe male un’inasprimento delle pene e un aumento  dei controlli - legittimare un reato non è mai una scelta saggia -, ma con l’idea di prevenire, e non solo con quella di punire chi commette i reati. Sono le misure di prevenzione che fanno la differenza, e ciò vale non soltanto in materia di giustizia.
La verità è che non ci sono progetti validi per gli extracomunitari. Non c’è un vero piano di integrazione, e sono in balìa di loro stessi in quanto nessuno se ne occupa. E la soluzione più facile è delinquere. Va bene installare più telecamere al Parco delle Cascine - è la zona più sorvegliata del territorio fiorentino -, va bene aumentare il numero delle pattuglie; va bene, insomma, affrontare di petto la criminalità. Ma mi chiedo: possibile che nessuno abbia chiesto a questi ragazzi quali sono le loro ambizioni? In cosa eccellono

Mettergli le manette ai polsi, sbatterli in cella per due/tre mesi e poi farli uscire non li fermerà. Il governo attuale chiede a gran voce forza lavoro da paesi esteri, eppure basterebbe che guardasse dentro casa. Quanti di quei tanti venditori di cocaina aspettano che qualcuno gli proponga un lavoro? E se all’inizio dicono di no, non demordere, ma insistere. Sono convinto che la maggior parte di loro sono costretti a delinquere per fame e mancanza di prospettive. Se li vediamo unicamente come criminali sprovvisti della cultura del lavoro, saremo sempre noi contro di loro e loro contro di noi. L’integrazione è l’unica soluzione possibile, e dobbiamo impararlo adesso, se vogliamo cogliere le sfide che ci metterà davanti il futuro. In Italia la denatalità sarà un problema serio per i decenni a venire, e senza stranieri lavoratori la nostra economia calerà a picco. In più, integrando gli stranieri, la sinistra potrà risollevarsi dal periodo nero che sta attraversando.

Per quanto riguarda invece le baby gang, la ricetta è la stessa. Chi sono questi ragazzi? Vanno a scuola? Hanno un obiettivo? Quando si svegliano la mattina c’è qualcuno che gli chiede come stanno, o se hanno bisogno di qualcosa?

Bisogna imparare a guardare di più e a giudicare di meno. La scuola a volte viene vissuta poco e male, quando invece deve essere il centro dell’esistenza di un ragazzo. E’ a scuola che si apprende il senso civico, è lì che si forma il destino di ognuno di noi, perciò sono favorevole alla proposta di Enrico Letta di accrescere l’obbligo scolastico fino ai diciotto anni d’età, affinché tutti gli studenti si diplomino. L’alternativa alla strada è la scuola e il lavoro.

Autore: Paolo Maurizio Insolia

 

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