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Gatta ferita da pallini di fucile. Salvata dai volontari nonostante gli ostacoli burocratici

Grazie alla volontà di alcuni cittadini si è salvata la gatta "Orecchina"

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Il gatto "Orecchina" Il gatto "Orecchina" © EV
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È successo a maggio: hanno sparato a un gatto che da anni vive nella colonia felina della stazione di S. Piero a Sieve. Il gatto si stava allontanando leggermente dalla colonia quando è stato colpito da più pallini, uno dei quali ha fratturato l'osso della sua zampa anteriore, creando una frattura interna.

Naturalmente tali azioni sono da condannare ed è scattata una denuncia contro ignoti presso le autorità competenti. Purtroppo il macabro "divertimento" di sparare ad animali indifesi sembra avere diversi adepti, pertanto confidiamo che essi siano individuati e perseguiti a norma di legge.

Di seguito pubblichiamo quanto ricevuto da una nostra lettrice e referente volontaria della colonia felina: 

Le istituzioni competenti sono state immediatamente avvertite tramite posta elettronica e telefonate. La ASL veterinaria di Firenze ha inizialmente negato la possibilità di prendersi cura dell'animale. Tuttavia, qualche giorno dopo, sono stati ricontattati e informati che il gatto doveva essere portato alla clinica veterinaria di S. Piero a Sieve, con cui avevano una convenzione.

Successivamente, la ASL ha contattato l'ambulatorio veterinario in cui il gatto era stato già trasferito, comunicando che non avrebbero coperto le spese per le cure, e che spettavano al Comune. Il Comune, a sua volta, ha risposto che non era di sua competenza intervenire e che non disponeva dei fondi necessari. Nonostante ciò, grazie alla tenacia della referente e delle volontarie, il gatto è stato operato con successo nella clinica veterinaria e, grazie alla collaborazione del titolare dell'ambulatorio, che ha interagito con l'ASL, le spese saranno sostenute dall'azienda stessa.

È una storia con un lieto fine? No, è una storia che ci invita a riflettere. Innanzitutto, sulla mancanza di fiducia che le istituzioni infondono nei cittadini, sia per problemi di piccola che di grande entità, a causa di comportamenti professionalmente inadeguati e decisioni prese arbitrariamente, come se non esistesse una normativa che regolamenta le cure per gli animali d'affezione, come la Legge Regionale 20 ottobre 2009 n. 59.

COSA RIMANE DI TUTTO QUESTO?

RIMANE l'amarezza e la delusione di constatare che l'istituzione è gli Enti statali troppo spesso interagiscono con le problematiche del cittadino come un fattore di complicanza piuttosto che di supporto e di risoluzione, come un antagonista piuttosto che promuovere percorsi e comportamenti collaborativi e facilitatori.

RIMANE l'amarezza e la delusione di constatare che certi comportamenti incivili rimandino ancora a una cultura ANTROPOCENTRICA che vede l'uomo al centro del proprio mondo e la natura vegetale o animale ancora come l'estensione dei propri bisogni, dei propri risvolti mentali oscuri e distorti.

RIMANE il desiderio e la convinzione di promuovere tutti insieme come una vera comunità, una cultura diversa, rigenerata, più  attenta ai diritti di chi non ha voce, dove l'essere umano si senta come parte integrata ed integrante dell'ambiente in cui vive e non come chi ha solo diritti legittimati dalla convinzione della sua superiorità  di specie, sulla Natura e sugli Animali.

Vorremmo concludere con un pensiero di Mark Twain (noto scrittore statunitense di fine 1800, autore tra l'altro di "Le  avventure Tom Sayers"): " L'uomo è l'unico animale che arrossisce,ma è l'unico ad averne bisogno"

E ancora, un pensiero del grande filosofo e politico indiano,promotore della disobbedienza civile praticata attraverso la non violenza per ottenere l'indipendenza nazionale dall'imperialismo britannico, M.K, Gandhi: 
" La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali"
M.K.Mahatma Gandhi (1869-1948)

Lettera Firmata

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