
Il recente blackout che ha interessato il centro storico di Firenze ha riacceso l’attenzione sulla fragilità delle reti elettriche urbane, in particolare nelle aree tutelate per il loro valore storico-artistico. A sollevare l’allarme sono Stefano Corsi e Francesco Grasso, rispettivamente coordinatore e membro della Commissione Ambiente e Energia dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Firenze, che sottolineano la necessità di interventi strutturali per adeguare infrastrutture obsolete a fronte dei crescenti fabbisogni energetici.
Secondo gli ingegneri, fenomeni come le interruzioni di corrente diventeranno sempre più frequenti a causa dell’aumento dei consumi e degli effetti del cambiamento climatico, come le ondate di calore. In tale contesto, le reti elettriche, soprattutto nei centri storici, risultano inadeguate. Laddove la tutela del patrimonio artistico rende complessi e lenti gli interventi di ammodernamento, è necessario adottare soluzioni flessibili e concertate, in grado di contemperare esigenze culturali e necessità funzionali.
Corsi e Grasso ribadiscono che la sicurezza e la qualità della vita urbana non sono elementi negoziabili. Per garantire continuità e affidabilità del servizio elettrico, è urgente un dialogo efficace e continuativo tra enti pubblici, professionisti, imprese e gestori di rete. La crescente elettrificazione, spinta anche dalla transizione energetica, rende ancora più prioritario investire nel potenziamento e nella resilienza delle infrastrutture.
In parallelo, viene auspicata una maggiore consapevolezza collettiva rispetto al consumo di energia. I cittadini, sostengono i due esperti, devono imparare a modulare i propri comportamenti in funzione della disponibilità della risorsa. Le Comunità Energetiche rappresentano, in questo scenario, un modello virtuoso: attraverso un uso più efficiente e responsabile dell’energia, possono migliorare la qualità della vita e ridurre la pressione sulle reti esistenti.
L’Ordine degli Ingegneri di Firenze lancia quindi un appello a superare la visione conservativa che ostacola l’evoluzione tecnologica nei centri storici, in favore di un approccio più integrato e lungimirante, capace di garantire sicurezza, sostenibilità e rispetto del patrimonio.