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Scoppia il caso SafeDrive: l’autovelox con intelligenza artificiale usato dal Comune non risulta omologato

Apparecchiatura anti-cellulare e cinture non risulta omologata né registrata dai Ministeri. Altvelox chiede sequestro e stop alla sperimentazione

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Autovelox non omologato Autovelox non omologato © nc
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Si accende il confronto tra l’Associazione Nazionale Tutela Utenti della Strada (Altvelox) e il Comune di Figline e Incisa Valdarno sull’impiego del sistema elettronico “Autovelox SafeDrive”, un dispositivo basato su intelligenza artificiale utilizzato per individuare conducenti al telefono o privi di cinture di sicurezza. L’associazione ha presentato una denuncia-querela alle Autorità giudiziarie e contabili, chiedendo l’immediata sospensione della sperimentazione in corso sulla SR 69, nei pressi dell’ex stabilimento Bekaert.

Come funziona SafeDrive e cosa rileva davvero

Prodotto dalla Sodi Scientifica Spa, SafeDrive è progettato per evidenziare i veicoli i cui conducenti telefonano mentre guidano o non indossano le cinture. L’apparecchiatura genera alert e immagini che vengono inviate a una pattuglia posizionata nelle vicinanze, incaricata del fermo e della contestazione immediata. Il comandante della Polizia Locale, Alessandro Belardi, aveva dichiarato che, pur in fase di test, il dispositivo veniva utilizzato per sanzionare le violazioni: circa 30 contestazioni al mese per uso del cellulare o mancato utilizzo delle cinture.

Il “vuoto istituzionale”: i Ministeri non hanno documenti sul dispositivo

La controversia è esplosa dopo le richieste di accesso agli atti presentate da Altvelox il 6 novembre 2025 al Comune, al MIT e al MIMIT.

  • Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha dichiarato di non possedere alcuna documentazione relativa a SafeDrive.
  • Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha confermato di non avere atti o provvedimenti riferibili allo strumento, precisando che non rientra nelle competenze dell’Amministrazione.

A fronte di questo vuoto documentale, il Comune – rispondendo il 3 dicembre 2025 – ha qualificato SafeDrive come un semplice “segnalatore”, sostenendo che non rilevi la velocità e non svolga funzioni metrologiche. Per tale motivo, secondo l’ente, non sarebbe necessaria omologazione ministeriale, approvazione ai sensi dell’art. 45 del Codice della strada o autorizzazione prefettizia.

Il Comune ha inoltre chiarito che l’apparecchiatura non è stata acquistata, ma concessa “in visione e prova” dalla Sodi Scientifica fino al 31 ottobre 2025, e ha negato l’accesso ad alcuni documenti tecnici invocando la tutela del know-how aziendale. L’ente ha infine ammesso di non essere dotato del PUT e del PGTU.

L'accusa di Altvelox: “Sperimentazione sui cittadini”

Altvelox contesta fermamente la linea del Comune, ricordando che la stessa Sodi Scientifica presenta SafeDrive come strumento capace di fornire “prove chiare e inconfutabili” alle Forze dell’ordine. Secondo l’associazione, alla luce della giurisprudenza della Corte di Cassazione, ogni apparecchio che contribuisce alla formazione della prova dell’illecito deve essere omologato e sottoposto a verifiche di funzionalità e taratura.

«Contestiamo che tutto ciò avvenga con apparecchi sperimentali, sconosciuti ai Ministeri e privi di omologazione, testati direttamente sui cittadini e presentati come se fossero strumenti pienamente legali», ha dichiarato il presidente pro tempore di Altvelox, Gianantonio Sottile Cervini.

I reati ipotizzati e la richiesta di sequestro

Nella denuncia, Altvelox chiede alla magistratura di verificare l’eventuale sussistenza dei reati di:

  • falso ideologico in atto pubblico,
  • truffa aggravata ai danni dei cittadini,
  • omissione di atti d’ufficio.

L’associazione sollecita inoltre il sequestro probatorio dei dispositivi utilizzati e l’acquisizione di tutta la documentazione tecnica, compresi file di log e parametri di funzionamento, per accertare la base giuridica delle sanzioni emesse e delle decurtazioni di punti. Altvelox segnala anche il silenzio della Prefettura di Firenze e della Sezione Polizia Stradale competente, che – secondo l’associazione – non avrebbero fornito chiarimenti sul quadro autorizzativo della sperimentazione.

 

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