San Piero e lo strano caso dell'inceneritore di Massarondinaia. Foto... © n.c.
Forse molti non sanno neanche cosa sia quella strana struttura, fatta da una casetta e da un alto comignolo (ormai quasi sommersi dalla vegetazione) sulla vecchia strada di Massarondinaia, che collega San Piero a Sieve a Bilancino e poi a Barberino. Una strana costruzione, posta quasi di fronte all'ingresso del camping.
Ebbene, quello, negli anni '60, era l'inceneritore comunale di San Piero a Sieve. Avete capito bene, era proprio un inceneritore per i rifiuti, anche se sembra piccolo e abbastanza artigianale (specie in tempi come questi in cui si discute dei termovalorizzatori).
E proprio quella struttura (e la battaglia che gira intorno alla sua bonifica) è stata al centro del Consiglio Comunale di san Piero a Sieve dei giorni scorsi, grazie ad un'interrogazione della Lista Civica Idea. Vediamo, anche con l'aiuto dei consiglieri della lista, di ricostruire i fatti.
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Durante gli anni '60, come detto, l'immondizia di San Piero a Sieve veniva bruciata qui, portata dagli operai comunali con un motocarro Guzzi a tre ruote. C'era un bruciatore, c'erano della cisterne di gasolio interrate e tutto sembrava essere la cosa più normale del mondo. L'impianto, acquistato come detto negli anni Sessanta, continuò a funzionare fino al 1971.
Poi il terreno fu messo in vendita e acquistato da un privato come 'libero da vincoli'. E così la casetta e lo strano comignolo sono rimasti al loro posto, non più utilizzati, per oltre 40 anni. Fino allo scorso ottobre; quando Arpat in un sopralluogo avrebbe trovato residui di rifiuti e la possibilità che, nelle cisterne, ci sia ancora del gasolio o almeno dei residui.
Che fare allora? Il Comune di San Piero ha emesso un'ordinanza che ne impone la bonifica, accollandola al privato che, a suo tempo, acquistò il terreno. E proprio questo sta alla base dell'interrogazione della Lista Civica. Che non trova giusto che, residui lasciati dal pubblico oltre 40 anni fa, siano ora bonificati a intere spese del privato. Tanto più che, nel 2000, Arpat chiese l'iscrizione del sito tra i luoghi potenzialmente inquinati della provincia. Solo che poi, allora, tutto è finito nel dimenticatoio.
Anche questo, purtroppo, è il Mugello.
Nella foto (qui sopra e il alto): L'inceneritore di Massarondinaia oggi. Foto Nicola Di Renzone per OK!Mugello


