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Venerdi d'eresia - Intervista di Ezio Alessio Gensini a Miria Cappugi

Autrice di "La bambina nata dai sogni"

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Alessio Gensini e Miria Cappugi Alessio Gensini e Miria Cappugi © NB
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Serata pregnante di emozioni e non solo al VENERDI' D'ERESIA dedicato a LA BAMBINA NATA DAI SOGNI di Miria Cappugi lo scorso venerdì.  Dopo i saluti di Niccolò Grifoni per l'amministrazione comunale di Borgo San Lorenzo e di Franco Megli (vice-presidente Soci-Coop di Borgo San Lorenzo). L'autrice ha dialogato con Ezio Alessio Gensini (Direttore Artistico della Rassegna e Vice-Presidente dell'Associazione I colori delle stelle). Letture a cura di Sandra Vigiani.

Miria Cappugi nasce a Firenze nel 1959. Vive a Ronta, un piccolo paese del Mugello, dal 1978, dove ha formato e cresciuto la sua famiglia e il suo stile letterario. Scrittrice sin dalla giovane età, continua a scrivere sostenuta dai riscontri positivi e dai riconoscimenti ottenuti sino a oggi, certa che la scrittura sia lo strumento più adatto con cui comunicare.

La bambina nata dai sogni, secondo romanzo in ordine di tempo di Miria Cappugi, racconta uno spaccato di vita dal sapore autobiografico.  È il 1977 e una ragazza, appena diciottenne, si scontra con il cambiamento più grande della sua vita. Parole che scorrono sulle pagine come piccoli fili d’erba cresciuti spontaneamente. Un tempo passato che riprende vita insieme alle emozioni di una giovane donna che, scoprendosi madre, affronta con coraggio un percorso fatto di amore, sogni e speranze. Un diario riemerso dal cassetto dei ricordi, consegnato a colei che diede inizio a una nuova avventura; perché un giorno, quando la tempesta sarà passata, la sua bambina saprà che era già nata nei suoi sogni prima ancora che nella realtà.

Un’occasione per intervistare Miria Cappugi.

D: Perché questo libro?

R: In generale lo scrivere mi permette di comunicare con gli altri, di parlare con chi mi legge anche quando fisicamente non ci sono, in questo caso poi ancora di più perché la storia non è frutto di fantasia, ma è vita vissuta.

D: E come mai hai scelto di raccontare te stessa e ciò che hai vissuto?

R: Ci sono più ragioni che hanno contribuito a questa scelta. Per condividere questa esperienza comune a tante ragazze che, ieri come oggi si sono trovate nella mia stessa situazione, cioè diventare mamma molto giovane. Ma non è tutto qui, è servito sia a rivelare finalmente quello che non era stato detto e poi a me stessa per cercare di capire, a distanza di tanti anni, ciò che aveva reso così particolare quella gravidanza.

D: Spiegati meglio, racconta anche a noi.

R: Quando mi sono accorta di aspettare un bambino non ne sono rimasta affatto stupita, perché dentro di me già sapevo che sarebbe accaduto. Sapevo che sarei diventata mamma, come per una premonizione o un sogno.

D: Come ti spieghi tutto questo? Sei arrivata a capire dopo aver scritto il libro?

R: Il libro altro non è che il mio diario di quei giorni e che ho semplicemente trascritto. Non ho voluto raccontare le vicende con gli occhi e la maturità di adesso, perché non sarebbero più state le stesse. Quando si cresce la razionalità entra a far parte di noi cambiando le nostre prospettive e i modi di pensare. Io non ho capito alla fine cosa sia realmente accaduto, non sono riuscita a dare una spiegazione logica, ma una cosa si l’ho capita, che la vita non mi ha cambiata nel mio modo di essere e credo ancora nei sogni, proprio come allora. E i sogni non si spiegano, si vivono.

D: Cosa ti hanno detto le persone che hanno letto questo tuo romanzo? La domanda di un lettore che più ti ha colpito? Colpito come intuizione, che ti ha fatto emozionare, che ti ha lasciato il segno. O più domande per ognuna di queste considerazioni

R: Tante persone, soprattutto donne e soprattutto mamme, mi hanno fatto sapere che si sono ritrovate nella storia avendone loro vissute di analoghe, per me dare voce a chi non ha saputo, non ha voluto o potuto farlo da un senso al mio scrivere e questo mi ha reso soddisfatta. Altra cosa che mi hanno riferito è che sembra che tutti i lettori abbiano trovato nel mio modo di scrivere uno stile che prende, che non ti permette di smettere di farlo fino alla fine. Pare che il mio sia un libro da dover leggere tutto di un fiato anche questa è una grada soddisfazione. Come ho già detto le cose che mi hanno fatto più piacere sono state le tante persone che si sono ritrovate nella storia perché ne hanno vissute di simili. E questo ha dato uno scopo al mio scrivere. E l’altra cosa è stato il giudizio sul mio stile, che va al di là invece della storia, proprio come scrittrice e non protagonista, nel dirmi che tutti i miei scritti catturano e non si riesce a mollare fino a quando non arriva in fondo. Questo mi dà la spinta giusta non solo di continuare a scrivere, ma di pubblicare.

D: Pensi che la tua storia sia ancora attuale e che le ragazze giovani possano, leggendoti trarne qualche conclusione o insegnamento?

R: Non credo di essere in grado di insegnare qualcosa, il mio intento non era quello di far riflettere sull’argomento della gravidanza o della maternità, questi sono temi personali e delicati il mio vuole essere un messaggio molto più leggero ma essenziale, di non smettere mai di credere nei sogni, da ragazzi o da adulti. I sogni non hanno età, come i sentimenti.

D: Il tuo romanzo è anche uno spaccato di un’Italia diversa da quella dei nostri giorni. Pensi che da allora le cose riguardo la maternità siano migliorate?

R: Certo sono cambiate, non sta a me dire se in meglio. Allora mi sono dovuta scontrare con un certo bigottismo, quelli erano gli anni delle lotte sociali e delle rivoluzioni. In quegli anni l’aborto era illegale e si viveva un clima di passaggio verso una società più liberista e meno patriarcale, ma questi temi sono lo sfondo, il succo della storia è invece tutto da scoprire leggendo.  

D: Esiste una persona a cui avresti voluto far leggere il libro, che però non lo ha letto o non lo ha potuto leggere?

R: In generale vorrei che mi leggessero quante più persone possibili, d’altra parte uno scrittore, se così mi posso definire, non esiste senza lettori. Se poi si parla di affetti personali sicuramente avrei voluto farlo leggere a tutte quelle persone che non ci sono più e di cui parlo nel libro. In primo luogo Il babbo della bambina e la mia mamma.

D: Come immagini/immagineresti la sua reazione?

R: Non so come avrebbero reagito. Sicuramente, non tanto Andrea, che mi conosceva nell’intimo. quanto la mia mamma che mi avrebbe visto da una prospettiva diversa, raccontando nel libro cose che in realtà non sono mai riuscita a dirle. Ma non riesco ad immaginarmi la sua reazione.  

D: La bambina dei sogni come ha reagito quando ha letto il libro?

R: Questo dovresti chiederlo a lei più che a me. Quello che mi ha semplicemente detto è “bello”, “scorre bene”, ma forse perché troppo coinvolta non ha dato giudizi o fatto altri commenti, credo però, conoscendola che si sia emozionata davvero tanto.

D: Non vorrei essere troppo intimistico, ma nella tua vita non esiste soltanto la bambina dei sogni. Come hai vissuto la nascita dell’altro figlio-uomo? Ti sei mai fatta delle domande, un confronto. Immagino che sicuramente è stato uno spaccato interiore completamente diverso, oppure no.

R: Certo che sì, con lui è come se adesso avessi un debito.  Non che lui mi abbia detto qualcosa, ma è stata molto chiara la sua bambina più grande a chiedermi, nonna come mai non hai scritto anche su babbo, ma solo la zia Lory? Sicuramente scriverò pure su di lui, ma questa volta non un libro, ma magari una lettera personale. Anche se per entrambi ho scritto il famoso diario, quello che si scrive dal momento della nascita. I figli sono sempre figli ma se posso trovare una differenza mentre Lory è stata la parte irrazionale, l’istinto ed il sogno, Francesco è stato la conferma, la conferma della nostra famiglia ed il suo completamento.

D: E il fratello de La bambina dei sogni come ha reagito quando ha letto il libro?

R: Francesco è molto più schivo e pudico. Mi ha rivelato che ha trovato il libro molto molto intimo e che lui non sarebbe mai riuscito a mettere in piazza certe cose. In effetti non è stato semplice neppure per me farlo, espormi agli altri e rivelare tutto il mio intimo, ma la voglia di far capire chi sono, di spiegare e di fare luce è stato più forte di me. Lui non avrebbe scritto, però credo che un po’ orgoglioso ne sia.

D: Il libro La bambina dei sogni ha il suo titolo bello costituito, come definiresti questo libro con un aggettivo?

R: Viscerale. Usando un sostantivo amore.

D: Chi è Miria?

R: Una donna matura e razionale, volitiva e a detta di molti, molto forte, ma che quotidianamente litiga con il suo cuore, perché quello ha ancora 18 anni.

D: Cosa ti fa ridere?

R: Ridere! Se inizio non la smetto più, come racconto nel libro…

D: Cosa ti rattrista?

R: Essere vista e considerata solo per quello che faccio o posso fare e non per quello che invece sono.

D: Cosa farai da grande?

R: Quasi quasi divento una scrittrice.

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