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Fragile Italia e fragilissima Toscana. Consumo del suolo, ancora numeri

Dopo i dati dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, leggiamo quelli Istat continua l'approfondimento del direttore Nadia Fondelli.

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Numeri allarmanti del consumo del suolo Numeri allarmanti del consumo del suolo © Pexels by Pixabay
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Dopo aver fatto un escursus sui dati del consumo di suolo dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale per fornire ai nostri lettori una visione il più possibile completa sulla fragilità del nostro bel Paese (articoli qui: Firenze: Cosa sta succedendo nella piana fiorentina? Alluvioni o speculazioni? (okfirenze.com), e qui Firenze: Consumo del suolo in Toscana. Uno sguardo dettagliato al nostro territorio (okfirenze.com) vi proponiamo oggi la lettura dei dati che sul tema consumo del suolo ci fornisce Istat.

Dati in linea con quelli Ispra ma decisamente sorprendenti per chi ignora le fragilità del nostro bel Paese ed avvezzo a decodificare la lettura dei  mainstream che ci parla solo di cambiamenti climatici.

Ricordiamo che Il consumo di suolo è un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all'occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale.

Nonostante sia noto (con l'obiettivo 2050 del consumo zero di suolo imposto dalle Eu) qual'é ad oggi la situazione italiana? 

Brutta. I numeri parlano chiaro.
Si perdono 2 metri quadrati al secondo!
Torna ad accelerare il consumo di suolo
in Italia. Nel 2021, le superfici rese impermeabili dalle coperture artificiali registrano un incremento medio di +17,4 ettari al giorno, contro i +15,9 dell’anno precedente, raggiungendo il +7,2% del territorio nazionale.

Nell’arco degli ultimi 20 anni (1991-2021) i principali sistemi urbani (ovvero le grandi città con il loro hinterland), oltre a livelli di consumo di suolo più elevati, mostrano anche una maggiore crescita delle superfici urbane dense.

Queste nel loro complesso, includono nel 2011 il 19,3 % del territorio con un ragguardevole  + 4 % rispetto a 20 anni prima.

Il consumo di suolo nel ventennio preso in considerazione è cresciuto ovunque, segnando un incremento particolarmente elevato, almeno +6 % in tutta la Lombardia, cui si aggiungono Venezia e Padova e nel Mezzogiorno Napoli (dove si registrano le differenze più elevate +9 % di aree interessate da nuovo consumo).
Nelle rimanenti aree metropolitane l’incremento, anche se più elevato rispetto alla media nazionale, è contenuto tra +2% e +4 %, ad eccezione di Bari, Firenze e Cagliari dove è ancora meno accentuata.

Emerge quindi come nelle aree urbane già fragili a causa del consumo di suolo consistente a causa dell'edificazione densa degli anni precedenti siano anche quelle dove il fenomeno è cresciuto maggiormente anche negli ultimi 20 anni.

Anche nelle aree a bassa densità insediativa, che all’inizio degli anni ’90 in Toscana rappresentavano ancora in media il 60 % del territorio dei principali sistemi urbani (contro il 77,4 % a livello nazionale) si è verificata progressivamente un'erosione di -3,7 % tra il 1991 e il 2011 e altri -3 % nel decennio successivo).
Le riduzioni più accentuate (oltre -15 % nell’arco di 20 anni) a Roma e Messina e oltre il -10 % a Milano e Palermo.

La contrazione di queste aree non ha risparmiato sistemi dove il territorio era già fortemente esposto alla pressione edificatoria. A Napoli le aree residue a prevalente carattere rurale, circa il 40 % nel 1991, decrescono ancora e, nel 2011, sono meno di un terzo della superficie dell'area metropolitana mentre a Padova non esiste quasi più territorio con queste caratteristiche (appena il 7 %).

Interessante anche il dato delle aree periurbane che maggiormente subiscono la pressione dell’urbanizzazione che avanza.
Nel 2011 rappresentavano quasi un quarto del territorio delle aree metropolitane e sono cresciute in media di + 2,6% dal 1991, con andamenti spesso “a fisarmonica” e molto diversificati a seconda dei modelli di espansione dell’edificato nei diversi contesti analizzati.
Un modello di crescita che nella forma più semplice ipotizza un espansione dell’edificato in forma diretta su aree che, a loro volta, sottraggono, più o meno proporzionalmente parti di territorio alle aree rurali.

Sorprende la lettura dei dati della crescita contemporanea sia delle aree a “edificato denso” sia di “extraurbane densamente popolate” e quindi di massimo impatto per il territorio nel periodo 1991-2001 in oltre la metà delle aree metropolitane italiane e in otto di esse la tendenza prosegue nel decennio successivo (Milano, Firenze, Roma, Bari, Palermo, Messina, Catania e Cagliari).

Addirittura nell'area metropolitana di Firenze, nel 2011, le aree extra-urbane ad alta densità di popolazione arrivano ad includere oltre la metà del territorio!

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