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Per non dimenticare: 31 luglio 1944. Minati i ponti di Firenze

Gli sfollati trovano rifugio in Palazzo Pitti. Ripercorriamo quei tragici giorni che hanno preceduto la liberazione della città.

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Fine luglio 1944 a Firenze, gli alleati premono da sud e le brigate partigiane sono unite in vista dell’insurrezione.
Ormai si avvicina lo scontro definitivo per il controllo della città e il comando tedesco gioca l’ultima carta per rallentare la marcia del nemico e ritardare la disfatta: far saltare i ponti sull’Arno.
Il 29 luglio erano stati affissi manifesti con l’ordine agli abitanti delle strade vicine al fiume (Borgo San Jacopo, via dei Bardi, via Guicciardini, via Por Santa Maria e dintorni) di abbandonare le loro abitazioni.
Il 31 luglio i nazisti minano tutti i ponti della città, compreso il Ponte Vecchio che invece sarà poi l’unico ad essere risparmiato.

Nel frattempo le migliaia di sfollati dalle strade vicine al fiume cercano rifugio e ospitalità presso amici e parenti.
A centinaia si ritrovano nelle stanze di Palazzo Pitti che la Soprintendenza mette a disposizione dei cittadini rimasti senza casa e così, in mezzo ai capolavori della Galleria Palatina, viene allestito un vero e proprio campo profughi, con tanto di fornitura di coperte e pasti caldi.

Il prossimo 11 agosto ricorre il 79° anniversario della Liberazione di Firenze dal nazifascismo; ripercorriamo insieme gli eventi principali di quel periodo.

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