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Quando i figli lasciano la casa parentale

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Family Family © Andrew Mead
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Il passaggio dalla fase adolescenziale all’età adulta ha assunto nel tempo nuove colorazioni rispetto a quanto accadeva anche nel recente passato e la caratteristica saliente di questo periodo è la sua lunghezza, che termina soltanto nel momento in cui il giovane “esce di casa”, sia fisicamente che emotivamente, con un effettivo svincolo emotivo dai propri genitori. Questa lunga fase di transizione che porta al raggiungimento dell’adultità, è però costituita dai cosiddetti “movimenti oscillatori” che in parte avvicinano il giovane alla propria autonomia e in parte lo riportano indietro verso la famiglia d’origine, in un circolo in cui si avvicendano il dolore e la paura della perdita e del distacco e la speranza e l’entusiasmo per ciò che si conquista (l’indipendenza).

È facile evincere da quanto appena detto che il progressivo e naturale distacco dei figli non può che essere influenzato dai genitori sia sul versante positivo che su quello negativo, a seconda dei messaggi più o meno manifesti che gli vengono inviati relativamente al tema del distacco. In tutto questo bisogna considerare che anche i genitori sono stati a loro volta influenzati dalle proprie famiglie d’origine e se hanno avuto un distacco conflittuale dai propri genitori, ecco che lo schema può tornare a ripetersi con i propri figli. Talvolta, la negazione, anche non completamente consapevole, della naturale separazione, serve ai genitori per farli sentire sicuri del proprio legame con i figli che stanno diventando adulti, mantenendo una sorta di legame fusionale-simbiotico che però non è di alcun giovamento al figlio, ma anzi può rendere più lungo, difficile e doloroso il suo processo di autonomizzazione.

Va considerato che il momento in cui i figli si “staccano” dalla famiglia per intraprendere la propria strada è solitamente anche quello in cui i genitori devono iniziare a pensare alla propria transizione verso un’età più matura e prendere coscienza del naturale processo di invecchiamento. Importante è in questo momento che la coppia reinvesta su di sé, preparandosi con serenità al momento in cui i figli, ormai grandi, lasceranno la casa parentale per avventurarsi nel mondo e formare una nuova famiglia. In questo modo i due genitori eviteranno di cadere preda della cosiddetta “sindrome del nido vuoto”. Tale sindrome è formata da un cumulo di pensieri e sentimenti negativi di stampo nostalgico che i genitori provano quando i figli lasciano la casa familiare: incertezza, perdita di senso, tristezza e nostalgia si legano all’improvvisa solitudine, al senso di vuoto che si insinua nel momento in cui i figli non fanno più parte della quotidianità della famiglia.

In questo momento è importante, quindi, che l’attenzione torni a focalizzarsi sui due membri della coppia originale, che deve farsi adeguato contenitore di un disagio e di una sofferenza che è naturale provare nelle fasi iniziali di un tale cambiamento alle routine familiari. L’uscita dei figli adulti da casa può, però, anche essere vissuta positivamente come un’opportunità per riscoprire sentimenti d’amore che sono maturati nel tempo e per ritrovare un tempo e uno spazio da dedicare soltanto a sé stessi o alla coppia, come all’inizio della relazione romantica. Riscoprire vecchi hobby o trovarne di nuovi, fare nuove conoscenze e amicizie, organizzare viaggi, dedicarsi ad attività di volontariato, prendersi cura di un animale domestico e svolgere attività fisica sono soltanto alcune delle cose da poter intraprendere con il proprio partner per elaborare con serenità questa fase importante e delicata del ciclo della vita familiare.

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