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"Grazie a Luca Milani e Alessandro Martini. Dopo 44 anni mi sono sentita accolta e ascoltata"

Antonella Pazzaglia vedova del metronotte Remo Petroni parla per la prima volta e racconta come siamo arrivati al ricordo pubblico per suo marito. "Nessuno metta bandierine politiche, non ci sto!"

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Antonella Pazzaglia Antonella Pazzaglia © Facebook
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Ha la voce rotta dall'emozione e dalle sigarette fumate Antonella Pazzaglia quando la raggiungiamo al telefono all'indomani della decisione della commissione toponomastica del comune di Firenze capitanata da Mirco Ruffilli di intitolare un luogo a Firenze nei pressi di dove fu ucciso per mano neofascista a Coverciano nel 1977 a suo marito Remo Petroni, ventitreenne guardia giurata,

Oggi Antonella nonostante la vita non sia stata generosa con lei lasciandola vedova a soli 20 anni e con un bambino di 20 mesi da crescere è una bella signora che dimostra meno dei suoi anni dalla tempra forte, il carattere deciso e la lingua arguta che oggi si divide fra la gioia per la bella notizia e "lo schifo per tutti coloro che si vogliono attribuire questo risultato".

"Ho deciso di parlare solo con la vostra redazione perchè se oggi siamo arrivati a questo risultato devo dire grazie prima di tutto a due persone e una di queste è la vostra giornalista, Nadia Fondelli. L'altra persona è invece la blogger Chiara Giovannini.
Ho deciso di parlare anche perchè In questi giorni, dopo la notizia dell'intitolazione di un luogo alla memoria di mio marito, leggo che molti, anzi troppi, si vogliono attribuire questo risultato.
Ebbene non voglio che nessuno si prenda meriti che non ha nè che il nome di mio marito serva a mettere bandierine politiche da parte di chicchesia.
In questi lunghi 44 anni non ho mai sentito nessuno da Firenze. Nessuno si è mai interessato a me o a mio figlio. Eppure bastava aver voglia di cercare dato che a Sesto Fiorentino paese natale di Remo dove io vivo esiste un giardino a lui intitolato da oltre 40 anni."


Antonella è un fiume in piena e racconta come si è arrivati al risultato cercando di spiegarsi anche questi incomprensibili 44 anni di oblio da parte dell'amministrazione fiorentina per un giovane che ha sacrificato la sua vita per salvare forse quella di molti fiorentini.
A luglio dello scorso anno sulle nostre pagine Nadia Fondelli ricostruì il fatto di cronaca nera dell'uccisione di Remo Petroni a Coverciano grazie ai due precedenti articoli pubblicati da Chiara Giovannini sul suo blog.
Le due si sono sentite spesso e confrontate e poi un lavoro di ricerca sulla stampa cartacea (nella rete il nome di Remo Pietroni era sconosciuto). ha fatto emergere quello che forse è stato la causa del lungo oblìo; un errore di stampa che sfogliando i giornali dell'epoca ha svelato che nella cronaca il cognome di Remo da Petroni si trasformò in Pietroni.

"All'indomani dell'articolo di Chiara pubblicato su un social mia figlia la contattò; poi arrivò anche Nadia e fornì loro dettagli che solo io potevo sapere e finita l'emergenza covid ci siamo anche incontrate.
Abbiamo parlato molto noi tre e rimesso in fila un po' d'informazioni fra cui il clamoroso refuso dei giornali. Ci lasciammo con la promessa di Nadia di portare a conoscenza del Presidente del Consiglio Comunale e Luca Milani e dell'Assessore alla Toponomastica e alla Memoria Alessandro Martini la vicenda di mio marito."


"Fu fissato un appuntamento in Palazzo Vecchio con il Presidente e l'Assessore e Nadia mi accompagnò. Ricordo tutto di quel giorno, ogni momento e tutta la mia emozione.
Mi accolsero con grande gentilezza e umanità confessandomi di non sapere della mia storia e della vicenda che aveva portato alla morte mio marito. Non avrei mai creduto che due persone così importanti come loro s'interessassero a me. Lo hanno fatto anche con domande personali che mi dimostrarono che non lo facevano per circostanza e nemmeno per apparire. Anzi ricordo che si scusarono anche per la lunga assenza del comune come se loro c'entrassero qualcosa e poi dalle loro domande compresi che erano davvero interessati a capire cosa avevo fatto all'epoca, come avevo vissuto in questi anni, come avessi fatto a tirare su da sola a 20 anni un bambino di poco più di un anno.
Mai avrei pensato di trovarmi davanti due persone così umane che mi ascoltavano e prendevano a cuore la mia vicenda, Non lo scorderò mai quel giorno. Ricordo le loro facce quasi mortificate a conferma del loro spessore e della loro grande umanità.
Ero quasi stordita perchè non sono abituata ad avere a che fare con persone così importanti e perchè nessuno in 44 anni da Palazzo Vecchio mi ha mai cercato. Loro si sono comportati come se fossero fratelli."


Antonella conclude perentoria: "Ribadisco che se dopo 45 anni ci sarà un luogo a Firenze che ricorderà mio marito Remo Petroni il merito è solo di quattro persone: Chiara Giovannini e Nadia Fondelli che si sono impegnate in un anno di ricerca e ricostruzione storica anche per preparare il dossier richiesto dalla commissione toponomastica e Luca Milani e Alessandro Martini che non finirò mai di ringraziare"



 

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